Cosa succede a sinistra, spiegato
Dopo mesi di litigi e trattative la situazione si sta facendo più chiara: chi si allea con chi e chi invece rischia di restare solo alle prossime elezioni
Dopo settimane e mesi di lunghe e difficili trattative, di incontri e di litigi, la situazione della sinistra sta iniziando a delinearsi in vista delle prossime elezioni, che probabilmente si terranno nella prima metà del prossimo marzo. Ci sono molti nomi, sigle, retroscena, che sono circolati in queste ultime settimane sui giornali.
La situazione, in breve
L’attuale legge elettorale, il Rosatellum, crea un forte incentivo a formare coalizioni per tentare di conquistare i collegi uninominali, tramite i quali sarà scelto circa un terzo dei futuri parlamentari. Nel collegio uninominale vince il candidato che ottiene anche soltanto un voto in più, quindi è fondamentale raccogliere tutti i voti possibili a supporto del proprio candidato. Per questa ragione, dopo l’approvazione della legge elettorale, le trattative tra i diversi partiti sono divenute più frenetiche e, a poco più di tre mesi dalle elezioni, si cominciano ad intuire quali saranno le alleanze elettorali.
Il PD probabilmente riuscirà ad aggregare in una coalizione alcuni piccoli partiti di centro e moderati insieme al movimento dell’ex sindaco di Milano, Giuliano Pisapia. Questo tentativo di federazione ha l’appoggio di alcuni vecchi leader della politica italiana, come Romano Prodi, che però ha fatto capire che non intende impegnarsi in prima persona (ma sta avendo intensi colloqui assai pubblicizzati Giulio Santagata, un uomo da sempre molto vicino a Prodi). I partiti più strutturati del centrosinistra (MDP, Sinistra Italiana e Possibile) puntano invece a formare una coalizione alternativa, con l’intenzione – probabilmente – di condurre una campagna elettorale molto critica nei confronti dei risultati ottenuti dal governo Renzi e da quello Gentiloni. Vediamo ora quali sono le principali forze politiche del centrosinistra, chi sono i loro leader e i loro obiettivi.
Partito Democratico
È il partito più grande e più forte del centrosinistra, guidato dal segretario Matteo Renzi, rieletto al congresso dello scorso aprile con circa il 70 per cento dei voti. È stato proprio il PD a volere il “Rosatellum”, la nuova legge elettorale che incentiva le coalizioni, ma ora rischia di presentarsi alle elezioni senza alleati di grosso peso. All’ultima direzione nazionale, l’ex sindaco di Torino Piero Fassino è stato incaricato di cercare nuove alleanze, ma i suoi sforzi fino ad ora non hanno ottenuto grossi risultati: ha incontrato aperture da parte dell’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia e dalla leader dei Radicali Italiani, Emma Bonino, ma non ha raggiunto alcun accordo con il principale dei partiti del centrosinistra, MDP, formato proprio da ex membri del PD.
Campo progressista
È la formazione guidata dall’ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia e tra le forze di centrosinistra è la più incline ad allearsi con Matteo Renzi. Non ha una vera e propria struttura territoriale, non ha sindaci, consiglieri comunali o sedi territoriali. È un movimento molto giovane, sostanzialmente centrato intorno alla figura dell’ex sindaco di Milano, e di fatto costituito solo da quella e dalla stima estesa di cui gode. Politicamente ha una posizione centrista e moderata e nel corso dell’estate ha oscillato continuamente, avvicinandosi ora al PD ora a MDP. In cambio della sua alleanza, Pisapia ha chiesto al PD di dare alcuni segni di discontinuità rispetto al passato (una richiesta che, come vedremo, ha fatto anche MDP) e ha detto in diverse occasioni che l’approvazione dello Ius Soli potrebbe rappresentare un segnale di questo tipo.
Articolo 1 – Movimento Democratico Progressista
MDP è la formazione nata dalla scissione che ha preceduto il congresso del PD di aprile e in cui è confluita gran parte della vecchia sinistra PD. Il partito è guidato dal deputato Roberto Speranza e tra i suoi principali esponenti ci sono l’ex segretario del PD Pier Luigi Bersani e il presidente della regione Toscana Enrico Rossi (che, anche se è molto critico con Renzi, governa la sua regione con assessori e voti del PD). A differenza di Campo Progressista, ha una struttura territoriale – per quanto molto ridotta rispetto a quella del PD – e conta su numerosi parlamentari e amministratori locali. In cambio della sua alleanza, MDP chiede al PD di rinnegare alcune delle principali riforme approvate dal governo Renzi.
Speranza, ad esempio, ha detto che sarebbe possibile discutere di alleanza se il PD promettesse di ripristinare l’articolo 18 nella sua forma precedente al Jobs Act, un atto che svuoterebbe in grossa parte la riforma del mercato del lavoro voluta da Renzi. Un’altra condizione che i leader di MDP hanno posto è che la coalizione si presenti alle elezioni con un leader diverso da Renzi. Sono condizioni considerate inaccettabili per il PD e la trattativa quindi non è durata molto. I leader di MDP hanno annunciato per il 3 dicembre una manifestazione per presentare l’alleanza di sinistra con Sinistra Italiana e Possibile, alleanza con la quale intendono presentarsi alle prossime elezioni. La nuova coalizione potrebbe essere rappresentata dal presidente del Senato Pietro Grasso, che ha fatto capire di essere molto vicino a MDP, senza però esporsi finora apertamente, non volendo compromettere il suo ruolo istituzionale almeno fino alle scadenze legislative di fine anno.
Sinistra Italiana
È un altro partito strutturato, come MDP, con un gruppo parlamentare, sindaci e amministratori locali. Le sue posizioni sono di sinistra radicale: hanno votato sistematicamente contro il governo Renzi e contro quello Gentiloni e hanno spesso rimproverato ai loro futuri alleati di MDP di non aver fatto altrettanto. Sinistra Italiana è nato dalla fusione di SEL (a sua volta nato da Rifondazione Comunista) con il gruppo di parlamentari fuoriusciti dal PD nel 2015, guidati da Stefano Fassina. Il suo segretario è Nicola Fratoianni, ex dirigente dei Giovani Comunisti, la sezione giovanile di Rifondazione Comunista. A differenza di MDP, non ha sostanzialmente mai contemplato l’idea di potersi alleare con il PD, nemmeno ponendo severe condizioni.
Possibile
È il movimento fondato da Pippo Civati, deputato ed ex candidato alle primarie del Partito Democratico, e il più piccolo dei tre “partiti veri e propri” che si trovano a sinistra del PD. È nato nel giugno del 2015, un mese dopo l’uscita di Civati dal PD, in polemica con alcuni provvedimenti approvati dal governo Renzi come il Jobs Act (lo stesso che fu votato dagli attuali dirigenti di MDP che ora lo vogliono svuotare). Sinistra Italiana e Possibile hanno formato un unico gruppo in Parlamento e da tempo viene dato per scontato che alle prossime elezioni si presenteranno insieme.
Grandi vecchi
Accanto alle formazioni politiche principali, nel centrosinistra ci sono una serie di personaggi che per capacità o storia personale, oppure per l’attenzione che i media hanno loro riservato, sono considerati più o meno rilevanti per il futuro della coalizione. Il più importante tra loro è Romano Prodi, fondatore dell’Ulivo e per due volte presidente del Consiglio. Prodi è considerato un decano del centrosinistra italiano (viene spesso associato all’espressione “padre nobile”), e nei frequenti spaesamenti del centrosinistra suddetto viene sistematicamente coinvolto dai giornali: senza grandi riflessi concreti, ma il suo appoggio è considerato da gran parte della sinistra molto importante. Negli ultimi mesi, Prodi si è allontanato molto dal PD, criticando l’approvazione del Rosatellum e non partecipando alla festa per i dieci anni dalla fondazione del partito lo scorso ottobre.
Prodi non ha buoni rapporti nemmeno con MDP, in cui ha ancora un ruolo rilevante Massimo D’Alema, che nell’ultimo quindicennio è stato uno dei suoi maggiori avversari all’interno del centrosinistra. Prodi guarda invece con favore a Pisapia, che fin dal primo momento ha sempre detto di volersi ispirare all’Ulivo di Prodi nella creazione di una nuova coalizione di centrosinistra, e ha detto di appoggiarlo nel suo tentativo di allearsi con il PD. Un altro personaggio importante è Emma Bonino, figura principale dei Radicali Italiani e leader di Più Europa, una forza europeista che sarà ufficialmente presentata giovedì prossimo. Bonino ha incontrato Fassino e, anche se ha detto che al momento non c’è alcun accordo, molti considerano che alla fine il suo movimento si alleerà con il PD. A tenerli divisi, però, ci sono in particolare le severe politiche sull’immigrazione del ministro dell’Interno Marco Minniti, contestate dai radicali e dalla stessa Bonino. Oltre a uno storico fastidio di parte del PD per le iniziative molto autonome e libertarie del Partito Radicale.
Giovani promesse
Di peso molto inferiore rispetto a Prodi e Bonino sono il critico d’arte Tomaso Montanari e l’avvocatessa Anna Falcone, che sono una specie di eredi contemporanei di vecchi movimenti animati da cosiddette “società civili” e intellettuali di sinistra. Nel corso dell’estate il loro progetto politico ha attirato parecchia attenzione da parte dei giornali. All’epoca i rapporti tra Pisapia e MDP sembravano molto buoni e appariva possibile, anche se difficile, una loro futura alleanza con il PD. Montanari e Falcone organizzarono una riunione con le forze di sinistra escluse da questo progetto (cioè, sostanzialmente, Sinistra Italiana) e proposero la creazione di un movimento alternativo (la riunione si svolse al teatro Brancaccio di Roma, da cui il nome con cui a volte il loro movimento viene indicato dai giornali). Con il riavvicinamento tra MDP, Sinistra Italiana e Possibile, Montanari e Falcone hanno detto molto criticamente di voler proseguire il loro cammino politico da soli.
Infine, giornali e telegiornali inseriscono spesso nella famiglia del centrosinistra una formazione politica dal nome bizzarro: la Mossa del cavallo, presentata una settimana fa in parlamento dall’ex magistrato Antonio Ingroia e dal giornalista Giulietto Chiesa, marginali costruttori di successive iniziative politiche sempre deludenti da molti anni. Al di là della loro rilevanza elettorale, non sembra appropriato collocarli nel centrosinistra, visto che Ingroia ha specificato che il nuovo movimento non appartiene a questa famiglia.