Gomorra 3, cosa succede nelle prime puntate
La serie è ricominciata ieri su Sky Atlantic: si riparte dalla fine della seconda stagione, con qualche faccia nuova
Gomorra, la serie, è ricominciata. La prima e la seconda puntata della terza stagione della serie tv ispirata dall’omonimo romanzo di Roberto Saviano sono andate in onda venerdì su Sky Atlantic. Se le dovete ancora vedere fermatevi qui, che ci sono diversi SPOILER: se invece volete essere sicuri di non aver perso nulla (o cominciare senza sforzi dalla settimana prossima), questo è quello che è successo in queste due puntate. Le prossime andranno in onda venerdì prossimo.
La prima puntata
Beh, è facile: non succede niente per 25 minuti. Si inizia da dove si era lasciato alla fine della scorsa stagione, con il cadavere di Pietro Savastano (l’ha ucciso Ciro, con la complicità di Genny Savastano) e molto sangue intorno: ma quasi mezza puntata, appunto, può essere riassunta in “Malammore – l’uomo più fidato di Savastano – cerca Ciro per ucciderlo e non lo trova – e si guarda torvo con Genny Savastano, entrambi sospettosi dell’altro”. C’è un po’ di animazione luminosa solo quando il corpo di Savastano viene celebrato davanti alle vele di Scampia in un’orazione funebre notturna e sbrigativa da parte di Malammore, ed è ospitato dentro una specie di apecar del circo Orfei. C’è pure Patrizia, che ignara della complicità di Genny nell’uccisione di suo padre, gli spiega che lei non vuole avere a che fare col “sistema”, che ci stava solo per Pietro, e che Genny dovrebbe anche lui levarsi di torno e pensare alla sua famiglia: “Ca’n se viv’… ca’ se muor’ebbasta”.
Poi finalmente Ciro viene individuato in un villino squallido e derelitto di fronte alla spiaggia e Malammore e Genny vi si recano armati a fare giustizia: ma tutto è costruito in modo che qualunque spettatore si aspetti che vada diversamente (anche perché di certo non morirà Ciro alla prima puntata). E infatti è Ciro ad uccidere Malammore con la complicità di Genny: Ciro e Genny sanciscono la loro complicità in un breve e virile saluto (io ti guardo, tu mi guardi, io ti dico “Cirù”, tu mi guardi, ti giri, e vai) sul tetto dell’aeroporto di Capodichino, dove Ciro decolla per qualche posto e capiamo che per questa puntata non lo vedremo (“arrò vai mo’?”, “nossaccio”).
Genny è convocato dai boss dei quartieri del centro, preoccupati di cosa possa succedere con Pietro morto, e lui porge i suoi rispetti e dice di stare tranquilli e lasciarlo fare. Poi va a recuperare moglie e figlio neonato in ospedale e li porta nella nuova pacchiana villa a Roma che ha comprato per loro: lei è entusiasta, si amano. Lui le dice di essere stato lui a decidere la morte di suo padre per proteggere “la famiglia mia”, lei gli dice “Noi siamo solo noi”.
Seconda puntata
Veniamo informati che è passato un anno. Il giovane protagonista di questa puntata è un personaggio nuovo, non è napoletano (e quindi parla in una lingua comprensibile al pubblico nazionale) ma si chiama Gegé (“Geggé“, naturalmente). Scopriamo che è il nuovo contabile di Genny a Roma e avrà il ruolo del contabile nei film di criminali: quello che dovrebbe fare solo il contabile, ma siccome loro sono criminali, finisce in casini per cui non ha il fisico. Genny gli chiede di accompagnarlo a fare un servizietto per un boss amico suo dei tempi dell’Honduras (l’altro che non parlerà in napoletano, in questa puntata: ma in spagnolo) che sembra una via di mezzo tra Al Pacino e Billy Bob Thornton.
Il lavoro si rivela lo squartamento con seghe e attrezzi da macellaio di due gangster nemici dell’honduregno, che Gegé è costretto anche a riprendere in un video di autocelebrazione dell’honduregno, tra un quasi svenimento e una vomitata (metà della puntata se ne va in declinazioni del tema “Gegé è molto turbato”) e poi ad accompagnare lui e Genny a gettare i pezzi dei cadaveri in mezzo al mare opportunamente confezionati in due grosse valigie. Gegé intanto telefona a una sua presunta fidanzata più volte per avvisarla che farà tardi, ma è tutto ok: quando la nottata tremenda finisce e finalmente arriva a casa scopriamo che la fidanzata è un fidanzato, Silvano, più grande di lui, per cui è stata scelta la professione di steward di compagnia aerea. Ma forse pilota. C’è un gran bacio appassionato di sfogo tra i due, contro un triste muro di piastrelle.
A Secondigliano torna in scena Patrizia, a cui Chanel fa chiedere di convincere Marinella a non accusarla nel processo (Marinella aveva tradito Lelluccio – ucciso alla fine della seconda stagione – e fatto arrestare sua suocera Chanel, per vendicarsi che Chanel aveva fatto ammazzare l’amante di Marinella); Patrizia chiama Genny che lascia Roma per andare a dirle di fare come le dicono e le promette che troverà un lavoro “onesto” al fratello via da Napoli. Poi Patrizia raggiunge con circospezione Marinella, che si è nascosta, si fa chiamare Irene e lavora come parrucchiera, e la convince a prendere un sacco di soldi per non accusare Chanel (che Marinella vuole tuttora morta).
Intanto il suocero di Genny, don Giuseppe, viene mandato agli arresti domiciliari in un’altra villa che gli ha preparato Genny, il quale gli spiega insieme a Gegé il prezioso lavoro che hanno fatto per recuperare i suoi capitali mentre lui era in carcere, attraverso una serie di operazioni societarie inventate da Gegé: ma il suocero non si fida e disprezza e insulta Gegé e critica Genny per essersi rivolto a uno “non di noi”.
Suocero e genero sembrano alla fine fare pace, di quelle paci ok-ma-ti-guardo-molto-male che sappiamo come vanno a finire. E infatti Giuseppe ha capito che Genny lo sta fregando e prima aggredisce e minaccia in un garage l’incolpevole fidanzato di Gegé e sua figlia, e poi terrorizza Gegé, il quale gli confessa che sì, Genny si sta fregando i suoi soldi. La puntata finisce con Giuseppe che annuncia al suo uomo di fiducia che Genny “ce lo leviamo dal cazzo”. Non subito, però. Perché prima don Giuseppe vuole aspettare che arrivi un certo carico con il quale Genny intende fare molti soldi.