Ci sono indizi su troll e bot russi che provarono a condizionare anche il voto su Brexit
Uno studio molto dettagliato condotto dalla Swansea University (Regno Unito) e dalla University of California, Berkeley (Stati Uniti) ha rilevato chiari indizi sul tentativo di condizionare da parte russa la campagna referendaria per Brexit, il referendum che si tenne il 23 giugno del 2016 e che ha determinato la decisione del Regno Unito di lasciare l’Unione Europea. Lo studio ha preso in considerazione circa 28,6 milioni di tweet sul referendum, identificando poi oltre 150mila account russi che si sono occupati di Brexit, per esempio citandola con un hashtag. Nei soli giorni intorno al referendum (prima e dopo) sono stati prodotti almeno 45mila tweet, sfruttando soprattutto bot, cioè account che producono automaticamente messaggi e che si retwittano a vicenda per diffondere i loro contenuti. Nel complesso, i messaggi avevano un orientamento positivo nei confronti del “Leave”, e hanno contribuito alla massiccia presenza di tweet a favore dell’uscita dall’Unione Europea rispetto a quelli prodotti per sostenere il “Remain”. I ricercatori spiegano però che per avere dati più approfonditi dovrebbero ottenere l’accesso ad altre statistiche, che Twitter solitamente non diffonde.
La ricerca s’innesta nell’ampio dibattito sui tentativi di condizionare le democrazie occidentali da parte della Russia, come nel caso delle elezioni presidenziali dello scorso anno negli Stati Uniti. Twitter ha confermato di essere al lavoro con le agenzie di intelligence e il Congresso degli Stati Uniti per verificare che cosa sia successo nel 2016, così come hanno fatto altre grandi aziende di Internet a partire da Facebook e Google. Ciaran Martin, il capo del Centro nazionale per la sicurezza informatica britannico ha intanto accusato la Russia di avere condotto attacchi informatici contro i media, i sistemi di telecomunicazione e altri servizi del Regno Unito.