C’è stato un brutto incidente fra Guardia Costiera libica e una ong
I libici hanno intralciato le operazioni di soccorso di un'organizzazione umanitaria tedesca, forse causando la morte di cinque persone
La ong tedesca Sea Watch ha accusato una nave della Guardia Costiera libica di avere ostacolato un’operazione di soccorso di un gruppo di migranti avvenuta il 6 novembre, causando almeno cinque morti. Le accuse di Sea Watch sono molto dettagliate, e sono state pubblicate in tre post sul suo sito. Alcune di queste sono corroborate da un video pubblicato su YouTube da Sea Watch e dalla testimonianza di una donna sopravvissuta al naufragio.
Già in passato la Guardia Costiera libica – un organo formato perlopiù da milizie armate locali senza un comando centrale – è stata accusata di non rispettare il protocollo internazionale sui soccorsi in mare e di comportarsi in maniera aggressiva con le ong che lavorano nel tratto di mare fra Libia e Italia. Fra gli organismi libici centrali, la Guardia Costiera è quella che ha ricevuto più assistenza e supporto dalle autorità italiane ed europee.
Secondo la ricostruzione di Sea Watch, tutto è iniziato intorno alle 7 di mattina del 6 novembre, quando la nave ha ricevuto una chiamata dal Centro di coordinamento del soccorso marittimo di Roma. I funzionari italiani hanno segnalato a Sea Watch che un gommone carico di persone stava affondando a circa 30 chilometri a nord di Tripoli. Sul posto sono arrivate contemporaneamente la nave di Sea Watch e quella della Guardia Costiera libica. Nello stesso tratto di mare c’erano anche un elicottero della marina militare italiana e una nave da guerra francese. Sempre secondo Sea Watch, gli equipaggi delle tre navi si sono messi d’accordo affinché la Sea Watch coordinasse le operazioni di soccorso (in queste situazioni il diritto marittimo prevede di assegnare ufficialmente questo ruolo, chiamato On-Scene Commander).
La Guardia Costiera libica, secondo Sea Watch, non ha risposto alle richieste via radio e ha deciso di agire in solitaria, quando l’equipaggio di Sea Watch aveva già iniziato le operazioni di soccorso. Sul suo sito, Sea Watch ha scritto:
«A un certo punto la nave della Guardia Costiera libica si è avvicinata a gran velocità al gommone nonostante non fosse un’imbarcazione adeguata per soccorrere persone in mare, a differenza delle altre navi sul posto. Gli agenti libici hanno effettivamente tirato fuori dall’acqua alcune persone, ma principalmente i passeggeri del gommone sono saliti sulla nave libica perché temevano di morire, fra l’altro senza assistenza dei libici. L’atteggiamento della Guardia Costiera ha creato più agitazione e caos che aiuto. Quando gli agenti libici hanno iniziato a picchiare e minacciare i migranti saliti a bordo, alcuni hanno provato a rituffarsi in acqua. Al posto di rasserenare la situazione, gli agenti libici hanno tirato patate e salvagenti alle imbarcazioni di Sea Watch che si erano calate in mare per soccorrere i migranti»
Sea Watch ha sottolineato i pericoli di soccorrere i migranti in questo modo, cioè senza inviare un piccola imbarcazione per trasferirli dal gommone alla nave principale. Le persone sul gommone sono state praticamente schiacciate dalla nave.
Nel video di Sea Watch si vede anche un agente libico picchiare uno dei migranti saliti a bordo con una corda. Non è il primo video che mostra una situazione del genere, nonostante la Guardia Costiera libica sostenga di rispettare i diritti umani delle persone soccorse.
Poco prima che la nave della Guardia Costiera se ne andasse, la situazione era diventata molto confusa. Secondo la ricostruzione di Repubblica, a quel punto 42 persone si trovavano sulla nave della Guardia Costiera libica, mentre 58 erano stati portati sulla nave di Sea Watch. Vedendo che molti migranti si stavano rituffando in mare dopo essere stati soccorsi dai libici, l’equipaggio della marina italiana sull’elicottero ha provato a fermare i libici. Comunicando via radio, la marina militare italiana ha detto ai libici: «Guardia Costiera libica, questo è un elicottero della Marina italiana, le persone si stanno tuffando in mare. Fermate i motori e per favore collaborate con la Sea Watch. Per favore, collaborate con la Sea Watch». Sea Watch ha pubblicato la registrazione audio della conversazione su YouTube.
Poco dopo, la nave della Guardia Costiera è ripartita a tutta velocità, quando ancora una persona si trovava su una fune sul lato destro della nave. Darfish, una donna soccorsa da Sea Watch in quell’occasione, ha raccontato a Repubblica che suo marito era stato soccorso dai libici: «Lui era lì, sul ponte della barca e gridava verso di me. I libici lo picchiavano con delle corde, lo prendevano a calci, poi l’ho visto scavalcare e buttarsi in acqua. È andato giù, l’ho visto riemergere, era riuscito a riaggrapparsi alla fune sul fianco della motovedetta. Gridava: “Aspettatemi, aspettatemi, aiuto, non lasciatemi qui…”. Ma a un certo punto i libici hanno riacceso il motore e la barca ha fatto un balzo in avanti trascinando via lui e tutti gli altri che stavano ancora in acqua». Dal video diffuso da Sea Watch non è possibile confermare la testimonianza fornita da Darfish.
Secondo Sea Watch, la confusione creata dall’intervento della Guardia Costiera libica ha causato la morte di 5 migranti che si trovavano sul gommone soccorso. In un comunicato al sito di news Libya Observer, la Guardia Costiera libica ha difeso l’intervento dei suoi agenti – che a loro dire «stavano comportandosi bene» – e spiegato che le cinque morti sono state causate «dall’intervento non autorizzato di Sea Watch».