Cosa è successo il 4 ottobre in Niger?
Quattro soldati americani sono morti, attaccati da un gruppo islamista, non è ancora chiaro cosa stessero facendo: e Niger e Stati Uniti hanno versioni diverse
La sera dello scorso 4 ottobre, quattro soldati americani sono stati uccisi in Niger da un gruppo locale di terroristi islamici. È una storia di cui si è parlato soprattutto per la polemica in cui sono stati coinvolti il presidente americano Donald Trump e il capo del suo staff John Kelly, accusati di aver trattato in maniera indelicata sia in privato sia in pubblico la moglie di uno dei soldati morti, Myeshia Johnson. Da giorni però diverse testate si stanno interessando alla ricostruzione dell’agguato, che ha diversi punti oscuri e sulla quale l’esercito degli Stati Uniti e quello del Niger non sono d’accordo.
In Niger si trova un contingente di circa 800 soldati americani. Il 3 ottobre 12 soldati sono partiti dalla base di Niamey, nel sudovest del paese, per una missione congiunta con 30 soldati nigerini in una zona al confine col Mali. Da qui in poi le versioni dell’esercito americano e di quelli nigerino sono diverse, come ha ricostruito Reuters.
Il ministro degli Interni del Niger ha detto a Reuters che la missione aveva uno scopo di intelligence ma anche di sicurezza. Secondo altri tre funzionari nigerini che hanno voluto rimanere anonimi, l’obiettivo della missione era catturare e interrogare Doundou Chefou, considerato uno dei reclutatori di un gruppo terroristico locale affiliato allo Stato Islamico (o ISIS). Il dipartimento della Difesa americano ha negato che la missione avesse l’obiettivo di catturare un nemico, e ha spiegato che l’ambito era quello della “ricognizione”. Sull’uccisione dei quattro soldati americani è stata avviata un’inchiesta che si concluderà fra due mesi, e il dipartimento della Difesa ha detto al Guardian che in queste settimane non farà ulteriori commenti sull’agguato.
Le tre fonti nigerine contattate dal Guardian hanno spiegato che in un primo momento i soldati hanno cercato Chefou in un villaggio al confine col Mali, senza trovarlo. A quel punto è arrivato l’ordine di cercarlo nel villaggio di Tongo Tongo; i soldati americani e quelli nigerini si sono quindi accampati per la notte. Tre funzionari americani contattati da Reuters hanno confermato che la squadra si sia fermata fuori per una notte, ma hanno negato che l’obiettivo fosse prendere un prigioniero. I funzionari americani hanno aggiunto che a un certo punto la prima squadra doveva essere raggiunta da una seconda. I funzionari del Niger dicono che non ne erano a conoscenza.
I funzionari americani e nigerini concordano invece sul fatto che l’agguato è avvenuto il 4 ottobre nel villaggio di Tongo Tongo, dopo che i soldati avevano parlato con i capi del villaggio. Gli aggressori erano una cinquantina, quindi in numero superiore all’unità nigero-americana. Una fonte del governo nigerino ha spiegato che gli aggressori erano armati di mitragliette, mitragliatori, fucili da cecchino e lanciarazzi. Secondo una fonte non identificata del Guardian, tutti i soldati nigerini che non sono morti o feriti sono scappati quasi subito, lasciando soli gli americani.
Uno dei soldati nigerini sopravvissuti all’attacco, intervistato dal Washington Post, ha raccontato una versione simile dei fatti: «Gli americani avevano armi più sofisticate delle nostre, quindi abbiamo lasciato loro a fronteggiare il nemico mentre noi ci mettevamo al riparo. Gli americani ci dicevano di tornare indietro e combattere. Ma il nemico ci stava inseguendo e stava sparando contro di noi». La maggior parte dei soldati americani coinvolti non aveva esperienze di combattimento e non era stata avvertita di possibili aggressioni, ricorda il Guardian.
Il soldato nigerino ha anche raccontato come sia stato possibile che parte dei soldati americani dell’unità sia stata divisa dal resto del gruppo (il corpo di La David Johnson, uno dei soldati americani morti, è per esempio stato ritrovato due giorni dopo l’attacco in una zona diversa). Secondo il suo racconto, all’inizio dell’agguato gli aggressori hanno indirizzato verso l’unità nigero-americana un gregge di mucche per alzare polvere e coprire la loro avanzata. Nella calca, alcuni soldati americani si sono separati dal gruppo.
I soldati americani hanno chiesto aiuto solo un’ora dopo l’inizio dell’attacco, forse perché nei primi momenti gli aggressori li avevano attaccati con armi leggere. L’attacco è finito dopo due ore, quando le forze speciali francesi hanno raggiunto il luogo dell’agguato in elicottero, facendo scappare gli aggressori. Tre soldati americani sono morti durante l’attacco, mentre non è chiaro se Johnson sia morto durante o dopo.
Capire cosa sia successo quella sera può avere delle ripercussioni anche sulla gestione delle missioni militari americane all’estero, che da diversi anni vengono decise dalla presidenza saltando gli appositi passaggi di controllo affidati al Congresso.