Il direttore generale di CONSOB ha accusato Banca d’Italia di non aver segnalato i problemi di Veneto Banca
Giovedì mattina, durante un’audizione presso la Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario, il direttore generale di CONSOB (l’autorità garante della Borsa) Angelo Apponi ha accusato la Banca d’Italia di non aver segnalato i problemi che affliggevano Veneto Banca in occasione dell’aumento di capitale che sarebbe stato poi realizzato nel 2014. In quell’occasione furono raccolti 500 milioni di euro vendendo le azioni della banca a 36 euro l’una. Nel giro di pochi mesi i problemi della società divennero di dominio pubblico e il prezzo delle azioni si ridusse rapidamente a zero. In tutto quasi 90 mila tra imprese e famiglie persero 5 miliardi di euro.
Secondo Apponi, la Banca d’Italia avvertì CONSOB che riteneva il prezzo delle azioni proposto da Veneto Banca “alto”, ma aggiunse anche che l’operazione era «strumentale a obiettivi previsti dal piano per effettuare eventuali acquisizioni coerenti con il modello strategico della banca salvaguardando liquidità e solidità». Banca d’Italia, in sostanza, raccomandava di autorizzare l’operazione e CONSOB ne seguì le indicazioni. In molti hanno scritto che Banca d’Italia ha sottovalutato o addirittura ignorato i gravi problemi di Veneto Banca e della Popolare di Vicenza, agendo in ritardo e causando danni a migliaia di risparmiatori e investitori. Nel pomeriggio il capo della vigilanza di Banca d’Italia, Carmelo Barbagallo, sarà nuovamente ascoltato dalla commissione.