La fine del Modena Calcio
Da tempo in grave crisi, non si è presentato a quattro partite di campionato: verrà quindi radiato dalla Serie C e presenterà istanza di fallimento
L’estromissione del Modena Calcio dal campionato di Serie C – quello che prima era la Lega Pro, ora di nuovo Serie C – verrà formalizzata a breve dal giudice sportivo incaricato e non potrà essere fermata. Non presentandosi all’ultima partita di campionato, in programma domenica a Santarcangelo di Romagna, da inizio stagione il Modena non ha disputato quattro incontri del campionato di Serie C: in questi casi il regolamento prevede la radiazione immediata dal torneo in corso. L’estromissione del Modena, che giocò in Serie A l’ultima volta fra il 2002 e il 2004, è la conclusione di una lunga crisi societaria iniziata con il passaggio di proprietà avvenuto nel 2012 e terminata con lo sciopero dei suoi attuali calciatori per il mancato pagamento degli stipendi.
Lo sciopero dei tesserati – scelta consigliata e appoggiata dal presidente dell’Associazione Italiana Calciatori, Damiano Tommasi – è iniziato a ottobre, dopo che la società non aveva corrisposto loro alcun pagamento dall’inizio della stagione in corso. Prima dello sciopero dei calciatori, la grave situazione debitoria creata nel corso della presidenza di Antonio Caliendo, che in cinque anni, oltre a diminuire progressivamente il valore e la qualità della squadra, era arrivata ad accumulare cinque milioni di euro debiti, portando il comune a ritirare la concessione dello stadio Alberto Braglia, l’impianto in cui il Modena era solito giocare le partite casalinghe. Per le vicende legate allo stadio, la squadra, fra settembre e ottobre, non ha potuto disputare due partite di campionato.
A ottobre Caliendo ha lasciato la proprietà della squadra all’imprenditore Aldo Taddeo, ex presidente del Varese. Quest’ultimo, nonostante abbia più volte dichiarato di poter risolvere le questioni più complicate, non ha rimediato nemmeno al pagamento degli stipendi arretrati nei confronti di giocatori, staff e dipendenti, portando il club verso la radiazione e il fallimento.
I tifosi della squadra e chi ha seguito da vicino le vicende societarie riconducono il fallimento della società a Caliendo, uno dei procuratori sportivi più noti in Italia, che entrò in società nel 2010 come consulente nonostante la società romana ACGF, detentrice delle quote di maggioranza della squadra, fosse già di sua proprietà. Nel 2013 Caliendo diventò ufficialmente il proprietario del Modena tramite il trasferimento della maggioranza del club alla società World Promotion Company, holding lussemburghese di cui Caliendo era amministratore, controllata a sua volta dalla CMC Investiments Limited, società con sede alle Isole Vergini Britanniche, paese considerato un paradiso fiscale.
Lo scorso settembre, negli ultimi giorni da amministratore unico del Modena, Caliendo è stato deferito dal procuratore federale per delle inadempienze fiscali perpetrate nel corso degli anni, che si sono aggiunte ad altre più note e già appurate, come quelle nei confronti del comune per l’affitto e altre spese legate all’utilizzo dello stadio Braglia. Le ultime inadempienze fiscali riguardavano il mancato pagamento delle ritenute IRPEF e dei contributi INPS sugli emolumenti dovuti nell’ultimo anno sia ai tesserati che ai lavoratori dipendenti e agli addetti al settore sportivo.
Nei prossimi giorni Taddeo dovrebbe presentare l’istanza di fallimento del club: a quel punto tutti i giocatori verranno automaticamente svincolati e i dipendenti resteranno senza impiego. Dell’attuale organizzazione societaria rimarrà attivo soltanto il settore giovanile, che ha ricevuto una deroga per terminare la stagione sportiva. Successivamente ciò che rimane del club, che dal fallimento in poi sarà gestito dal sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli, avrà tempo fino a due mesi prima dell’inizio della prossima stagione per trovare una nuova proprietà: in tal caso la squadra potrà ripartire dalla Serie D.