Si vota anche a Ostia
Dopo due anni di commissariamento, le elezioni si portano dietro problemi irrisolti, la crescita di CasaPound e i dubbi sul M5S
Domenica 5 novembre, oltre a quelli siciliani, vanno a votare anche gli abitanti del X municipio di Roma. È quello che comprende Ostia, la frazione sul mare conosciuta nella cultura popolare soprattutto per gli scavi archeologici e per l’Idroscalo, il luogo dove nel 1975 venne ucciso Pier Paolo Pasolini. Le elezioni di Ostia non sono rappresentative della situazione politica nazionale e raccontano una serie di particolarità uniche di un’area che arriva da un periodo complicato e spiacevole: nel 2015, infatti, il municipio venne commissariato per mafia, su decisione del Consiglio dei Ministri, per via dell’infiltrazione di alcune famiglie criminali con la politica locale.
Domenica partecipano alle elezioni nove candidati, sostenuti da 16 liste: c’è il centrodestra unito che sostiene una candidata di Fratelli d’Italia, c’è il Movimento 5 Stelle – che amministra Roma da un anno e mezzo, con molte difficoltà e polemiche – che presenta un’insegnante di sostegno, c’è il Partito Democratico che appoggia un ex senatore e rischia di andare male, un ex sacerdote sostenuto da Articolo 1 – Movimento Democratico e Progressista (MDP) e da altre liste di sinistra, e soprattutto c’è CasaPound, che potrebbe ottenere il suo miglior risultato di sempre.
Il municipio di Ostia fu commissariato a seguito della cosiddetta inchiesta su Mafia Capitale, anche se le accuse e le principali persone coinvolte non furono Salvatore Buzzi e Massimo Carminati, ma le famiglie criminali Fasciani, Triassi e Spada, che secondo la relazione che fece il prefetto Franco Gabrielli si erano infiltrate in profondità nell’imprenditoria e nelle istituzioni locali. L’ex presidente del municipio, Andrea Tassone del PD, fu arrestato e lo scorso luglio è stato condannato a cinque anni di carcere nell’ambito delle sentenze su Mafia Capitale, le quali peraltro respinsero le accuse di associazione mafiosa. Rimosso Tassone, venne nominato commissario Domenico Vulpiani, ex prefetto di Roma ed ex capo della Digos, che ha provato a sradicare le infiltrazioni malavitose ma che ha incontrato poca collaborazione da parte della cittadinanza, secondo la ricostruzione di Gabriele Cruciata sul sito The Vision.
Un esempio del fatto che le famiglie coinvolte nelle inchieste che hanno portato al commissariamento del municipio siano ancora presenti a Ostia, e allo stesso tempo una testimonianza sulle dinamiche delle elezioni di domani, è l’appoggio dato da Roberto Spada a Luca Marsella, il candidato di CasaPound. Spada appartiene a una delle famiglie più potenti di Ostia. Sette persone appartenenti alla famiglia sono state recentemente condannate a un totale di 56 anni di carcere per vari reati, a cui è stata riconosciuta l’aggravante del metodo mafioso, nell’ambito del processo “Sub Urbe”. Marsella ha rivendicato e difeso la foto con Spada, sostenendo che CasaPound è l’unico partito che ancora va a Ostia, «abbandonata dalle istituzioni».
Marsella, che ha 32 anni, ha investito molto sulla campagna elettorale nel X municipio, con una grande presenza di manifesti elettorali e molte iniziative e comizi. CasaPound ha fatto una campagna elettorale fortemente anti-immigrati, presentandosi come il partito che mette al primo posto gli abitanti italiani abbandonati dalla politica, per i quali ha organizzato distribuzioni di pacchetti alimentari. Proprio in questi giorni però Marsella è stato condannato in primo grado per aver minacciato di morte un gruppo di liceali che nel 2011 manifestarono contro CasaPound. Nel febbraio del 2017 un attivista locale che si occupa di migranti denunciò di essere stato aggredito e picchiato dai militanti di CasaPound, che hanno negato. Marsella sostiene di essere al 10 per cento nei sondaggi e potrebbe entrare per la prima volta nel consiglio municipale.
Su Internazionale, Annalisa Camilli ha intervistato Stefano Portelli, un antropologo dell’università di Leicester che si è occupato della situazione politica di Ostia nella sua tesi di dottorato. La tesi di Portelli è che l’aumento di consensi dell’estrema destra a Ostia sia «una diretta conseguenza degli errori sistematici della sinistra, l’ultimo dei quali è proprio il commissariamento del municipio».
«Ostia ha fatto da capro espiatorio per Roma e i quartieri più periferici a loro volta sono stati un capro espiatorio per Ostia. In questo modo, però, tutti gli abitanti si sono sentiti implicitamente accusati di essere mafiosi, quando sono semmai le vittime della criminalità organizzata. Questo era uno dei quartieri più ‘rossi’ e combattivi di Ostia, fino agli anni novanta. Ma adesso l’unico partito che critica apertamente la gestione commissariale è CasaPound, e molti abitanti si trovano a non avere scelta».
Il candidato del PD, l’ex senatore Athos De Luca, ha insistito sulla sua competenza e sul progetto di intervenire sul lavoro nero e sul dissesto idrogeologico locale. Dall’unico sondaggio disponibile, commissionato proprio dal PD e pubblicato dal Messaggero, sembra che rimarrà escluso dal ballottaggio, anche perché a sinistra ci sono altri due candidati: Eugenio Bellomo di Sinistra Unita e Franco De Donno, ex sacerdote 71enne sostenuto da liste civiche, MDP e Sinistra Italiana. De Donno, da molti anni impegnato nel volontariato e nell’attivismo locale antimafioso, ha provato a insistere sul fatto che non tutta Ostia è mafiosa. Le sue posizioni favorevoli all’accoglienza nei confronti dei migranti, però, sono opposte rispetto a quelle che sembrano più popolari a Ostia.
Oltre al risultato di CasaPound (che questo sondaggio dà al 6 per cento), sarà probabilmente molto discusso quello del Movimento 5 Stelle, dal giugno 2016 al governo di Roma con la sindaca Virginia Raggi, che nel X municipio prese il 44 per cento al primo turno e il 76 per cento al ballottaggio, contro il 35 per cento e il 67 per cento complessivo. La candidata Giuliana Di Pillo ha incentrato la campagna elettorale sulla sicurezza e sulla collaborazione con le forze dell’ordine. Secondo il sondaggio del Messaggero, De Pillo sarebbe intorno al 29 per cento dei consensi, molto meno delle comunali, ma comunque al primo posto.
Al secondo posto, al 18 per cento e davanti al PD, ci sarebbe Monica Picca, ex consigliera municipale di Fratelli d’Italia sostenuta anche da Noi con Salvini e da Forza Italia, e quindi dal blocco unito del centrodestra e della destra che si crede possa presentarsi nella stessa coalizione alle elezioni nazionali del 2018. Anche Picca ha puntato sulla sicurezza, proponendo il «poliziotto di quartiere e il controllo del vicinato». Gli elettori che potranno votare domani sono circa 180mila, sui 230mila abitanti del X municipio. Ma secondo diversi giornalisti c’è il rischio concreto che a farlo davvero saranno molti meno, e che l’astensione raggiungerà una percentuale molto alta.