Domenica si vota in Sicilia
Il candidato del centrodestra parte da netto favorito; il M5S si è incartato, mentre la sconfitta del centrosinistra è data tanto per certa che già si discute di cosa sia andato storto
In Sicilia si voterà per le elezioni regionali domenica 5 novembre, dalle 8 alle 22, ma lo spoglio inizierà solo lunedì mattina alle 8. Il candidato che prenderà più voti sarà il nuovo presidente della regione. Il presidente uscente è Rosario Crocetta del centrosinistra, che al momento è molto impopolare. Ha deciso di non ricandidarsi per un secondo mandato, e ha anche avuto dei problemi burocratici che non gli hanno permesso di presentare la sua lista. Nel 2012 Crocetta venne eletto con circa il 30 per cento dei consensi; in queste elezioni dovrebbero dividersi i suoi voti Claudio Fava, il candidato della sinistra, e Fabrizio Micari del PD, che è stato anche rettore dell’università di Palermo. Il candidato sostenuto dal Movimento 5 Stelle, invece, è Giancarlo Cancelleri: probabilmente arriverà secondo, dietro al grande favorito Nello Musumeci. Musumeci è il candidato sostenuto da quasi tutte le forze di centrodestra, che è l’area politica storicamente più forte in Sicilia.
La politica locale non è in nessun modo esemplare rispetto alla situazione del paese (non lo è da un punto di vista economico, politico, sociale, storico, culturale). Nelle ultime settimane i quotidiani italiani parlano comunque delle regionali in Sicilia come di un “test” per stimare il consenso per i partiti, in vista delle elezioni regionali più prossime, che si svolgeranno in Lombardia e in Lazio, e in vista delle elezioni politiche del 2018.
I guai del centrosinistra
La sconfitta di Micari e Fava, che si giocano il terzo posto, è data talmente per certa che nel PD si è già cominciato a parlare di cosa è andato storto. Il segretario regionale Filippo Raciti, ex leader dei Giovani Democratici e un tempo considerato molto vicino a Massimo D’Alema e Pier Luigi Bersani, parlando con Meridionews ha rimproverato a MDP di avere proposto la candidatura di Micari, che non è mai sembrata fortissima, per poi decidere di sostenere Fava.
Il segretario nazionale del PD Matteo Renzi negli ultimi giorni ha quasi evitato l’argomento: dopo una breve visita a Catania il 27 ottobre – in cui ha spiegato di non considerare le elezioni siciliane un test nazionale – ha presieduto un’assemblea programmatica del partito a Napoli e poi è andato a Chicago, invitato dall’ex presidente americano Barack Obama a un evento della sua fondazione. Da diversi giorni non parla delle elezioni siciliane dai suoi account ufficiali. Ieri sera però ha accettato l’invito del leader del M5s Luigi Di Maio a un confronto televisivo per martedì 7, il giorno successivo allo spoglio delle elezioni siciliane.
Va bene martedì 7 novembre da @diMartedi con Giovanni Floris. È la più vista in prima serata
Saluti dalla Sicilia: qui il 5 novembre si vota— Luigi Di Maio (@luigidimaio) November 2, 2017
Una specie di unità, nel centrodestra
Ieri tutti i principali leader nazionali del centrodestra – Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni – si trovavano in Sicilia per comizi e incontri elettorali. L’evento più partecipato è stato il comizio di Berlusconi al centro fieristico le Ciminiere di Catania. Fra le altre cose Berlusconi ha promesso l’esenzione delle imposte per i siciliani che tornano a vivere in Sicilia, la costruzione di un casinò a Taormina, la ripresa del progetto del ponte sullo Stretto e un piano di investimenti pubblici nella regione. Più tardi si è incontrato a cena con Salvini e Meloni in un ristorante di Catania. Il Corriere della Sera ha raccontato che la cena è durata un paio d’ore e che i tre non hanno parlato di future alleanze. Salvini, uscendo per fumare una sigaretta, ai giornalisti presenti ha detto che lui e Berlusconi hanno parlato «soprattutto del Milan, che dà preoccupazioni a tutti e due».
E il M5S?
All’inizio della campagna elettorale il loro candidato presidente Giancarlo Cancelleri era dato in vantaggio su tutti gli altri, ma la sua candidatura si è via via sgonfiata anche per una serie di inciampi. A settembre un giudice siciliano aveva sospeso le “regionarie” con cui Cancelleri era stato scelto per le accuse di irregolarità da parte di uno degli altri candidati. Più di recente i guai hanno riguardato due attivisti del Movimento che Cancelleri ha promesso di nominare assessori in caso di vittoria.
Tre giorni fa si è scoperto che Angelo Parisi, un ingegnere di 45 anni che potrebbe diventare assessore ai rifiuti, ha una lunga storia di insulti e minacce violente rivolte online a politici e giornalisti famosi: nel suo post girato di più online, proponeva di bruciare vivo il capogruppo del PD alla Camera Ettore Rosato, l’autore della legge elettorale approvata nelle scorse settimane. È di ieri invece la notizia che Angelo Cambiano, ex sindaco di Licata e assessore designato del M5S agli Enti locali, sarà processato per un abuso edilizio per una casa di proprietà della sua famiglia. Il reato prevedeva solamente il pagamento di una ammenda, ma è stato Cambiano stesso a scegliere di andare a processo.
Sempre ieri il Movimento 5 Stelle ha annunciato che espellerà uno dei suoi candidati consiglieri, Gionata Ciappina, dopo aver scoperto dai giornali che nel 2015 era stato condannato da un tribunale militare per violata consegna e abbandono di posto aggravato, quando lavorava da carabiniere.
Stasera, invece, Cancelleri e il M5S terranno il comizio finale della campagna elettorale a Palermo. Saranno presenti fra gli altri anche Beppe Grillo, Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista.