A New York presto non sarà più illegale ballare nei locali
Una legge del 1926 sarà abolita nelle prossime settimane: oggi si può ballare legalmente solo in 118 locali su 25.000
Ieri il consiglio comunale di New York City ha votato l’abolizione della Cabaret Law, una legge del 1926 che rendeva illegale ballare in tutti i locali della città che non avevano una licenza speciale, molto difficile da ottenere. Perché l’abolizione sia effettiva è necessaria solo la firma del sindaco Bill de Blasio, che ha già detto di essere favorevole.
La Cabaret Law fu introdotta a New York nel 1926, durante l’epoca del proibizionismo, in cui il consumo di alcolici era illegale in tutti gli Stati Uniti. La legge ai tempi non proibiva solo di ballare nei locali sprovvisti di licenza da cabaret, ma anche di cantare e di suonare: l’obiettivo era contribuire al controllo dei locali che servivano alcool di contrabbando, ma secondo molti la legge fu usata soprattutto per reprimere la nascente scena jazz nel quartiere di Harlem, dove per la prima volta il pubblico era formato sia da bianchi che da neri.
La legge ha subito diverse modifiche nei 91 anni in cui è stata in vigore: nel 1936 divenne possibile ascoltare musica alla radio o al pianoforte senza licenza e fu data la possibilità ai locali di organizzare concerti dal vivo, anche se per lungo tempo non poterono esibirsi più di tre musicisti contemporaneamente e non si potessero suonare percussioni e strumenti a fiato. Il divieto di ballare nei locali dove venivano serviti anche cibo o bevande, comunque, è sempre rimasto.
La licenza speciale da cabaret, che in teoria rendeva possibile ballare nei locali che avessero rispettato una serie di requisiti, è sempre stata quasi impossibile da ottenere. Oltre ad essere molto costosa, infatti, la licenza necessitava l’approvazione di numerose agenzie governative, che richiedevano ai locali di superare numerosi controlli con requisiti altissimi. Secondo i dati pubblicati nel corso di una causa tra il proprietario di un locale e il comune di New York, nel 2016, cioè quando ormai la legge era applicata con minor severità, sui 25mila locali e ristoranti della città solo 118 avevano una licenza da cabaret (altri 15 erano in attesa di rinnovo).
Ottenere la licenza, comunque, non esentava i locali dal rispettare severe regolamentazioni: la più dura fu probabilmente quella che tra il 1940 e il 1967 richiedeva a tutti coloro che lavoravano in un locale autorizzato (anche ai musicisti) di portare sempre con se un’autorizzazione speciale, la Cabaret Card. Per ottenerla era necessario che venissero registrate le impronte digitali del richiedente e l’approvazione della polizia. Anche musicisti famosi ebbero difficoltà con le regole della Cabaret Card: a Ray Charles e Billie Holiday non fu concessa perché avevano dei precedenti per droga, a Thelonious Monk e Charlie Parker fu ritirata, Frank Sinatra si rifiutò per anni di suonare a New York pur di non dover registrare le proprie impronte digitali.
L’eccessiva regolamentazione ha portato molti locali, anche negli anni recenti, ad operare nell’illegalità: nel 2003 il New York Times aveva raccontato che i gestori più esperti si erano ingegnati assumendo delle vedette per segnalare l’arrivo di agenti della polizia, pulsanti di emergenza per spegnere la musica di colpo e luci speciali per segnalare ai Dj e al pubblico di smettere di suonare e ballare.
Secondo i promotori dell’abolizione della legge, tra cui ci sono numerosi proprietari di locali e discoteche ma anche molti artisti e musicisti, la rimozione della Cabaret Law non comporterà una riduzione degli standard di sicurezza dei locali, che per operare devono comunque rispettare delle norme, come quelle contro i rumori molesti o per la sicurezza antincendio. Un portavoce del sindaco ha detto che l’amministrazione comunale, pur appoggiando l’abolizione della legge, è interessata a mantenere alcune misure di sicurezza che negli ultimi 15 anni sono state aggiunte alla Cabaret Law, come l’obbligo per i locali più grandi di dotarsi di telecamere e guardie di sicurezza.