Carles Puigdemont è andato in Belgio
È lì con altri membri del governo catalano destituito, dicono i giornali spagnoli: potrebbe essere un tentativo di evitare il loro possibile arresto
Secondo i principali giornali spagnoli e catalani l’ex presidente della Catalogna Carles Puigdemont, destituito dai suoi poteri dal governo spagnolo dopo la dichiarazione d’indipendenza catalana, è a Bruxelles, in Belgio. Proprio oggi il procuratore generale spagnolo José Manuel Maza lo aveva denunciato insieme agli altri membri del governo catalano all’Audiencia Nacional, un’alta corte spagnola, per aver dichiarato l’indipendenza della Catalogna.
Insieme a Puigdemont, secondo i giornali spagnoli sarebbero in Belgio altri cinque ex ministri del governo catalano, anche loro destituiti la scorsa settimana: insieme vorrebbero chiedere asilo politico, ha scritto El Periodico. Sembra comunque improbabile che venga concesso l’asilo territoriale, come è definito più propriamente la forma di asilo in vigore tra i paesi dell’Unione Europea, visto che la Spagna non è considerato uno stato in cui i diritti civili sono in pericolo. Anche se il Belgio dovesse decidere che il caso dei politici catalani rientra tra quelli che possono prevedere la concessione di asilo, difficilmente la concederà, vista la crisi diplomatica con la Spagna che potrebbe provocare.
Puigdemont è accusato di ribellione, sedizione, malversazione e altri reati. Maza ha chiesto che siano valutate eventuali misure cautelari, ma per ora non l’arresto. Secondo l’agenzia EFE sono insieme a Puigdemont i ministri: Meritxell Borràs, ex ministra per l’Amministrazione pubblica, Toni Comín, ex ministro della Salute, Joaquim Forn, ex ministro dell’Interno, Dolors Bassa, ex ministra del Lavoro, e Meritxell Serret, ex ministra dell’Agricoltura. Il viaggio di Puigdemont non era previsto: oggi i giornalisti si aspettavano che comparisse al Palau della Generalitat di Barcellona, la sede del governo catalano. I ministri e Puigdemont avrebbero viaggiato in auto fino a Marsiglia, e da lì avrebbero preso un volo per Bruxelles.
I giornali spagnoli scrivono che Puigdemont e gli ex ministri sono andati in Belgio perché sapevano che oggi sarebbe arrivata la denuncia da parte del procuratore generale spagnolo, e che sarebbe stata probabilmente seguita da un mandato d’arresto nei loro confronti. In Belgio infatti, ha spiegato El Diario, c’è uno dei sistemi giudiziari più garantisti d’Europa, che prevede che una persona interessata da un mandato d’arresto emesso da un paese dell’Unione Europea possa fare appello a un tribunale locale perché valuti il merito della richiesta d’arresto. Inoltre, Puigdemont secondo El Diario avrebbe scelto il Belgio anche per ragioni politiche: uno dei partiti di governo è l’Alleanza neo-fiamminga, che chiede l’indipendenza delle Fiandre ed è solidale con la causa catalana. Theo Francken, un membro del partito e sottosegretario del governo, nei giorni scorsi aveva chiesto che il Belgio garantisse asilo politico a Puigdemont. Altri osservatori spagnoli scrivono che quello di Puigdemont potrebbe essere un tentativo di rendere di portata internazionale la crisi catalana, una strategia che il governo destituito sta provando a portare avanti da giorni.
La notizia del viaggio di Puigdemont e dei ministri a Bruxelles è stata data tra gli altri da El Pais, dalla Vanguardia, da El Periodico e da El Confidencial, che hanno citato fonti vicine al governo catalano o al Partito Democratico Europeo Catalano, il partito di Puigdemont. Non c’è ancora stata una conferma ufficiale, ma alcune dichiarazioni la hanno di fatto confermata: il coordinatore generale del Partito Popolare ha detto che il viaggio di Puigdemont è stato dettato dalla «disperazione», e il portavoce del primo ministro belga ha detto a Le Soir di non voler commentare le ragioni della visita del presidente catalano.
In molti hanno definito il viaggio di Puigdemont a Bruxelles «l’esilio belga del governo catalano», e hanno osservato che la scelta sembra essere una accettazione dell’applicazione dell’articolo 155 della costituzione spagnola, che ha di fatto sospeso l’autogoverno della Catalogna, e della conseguente dissoluzione del governo catalano.
Le denunce di Maza sono state presentate alla Corte Suprema spagnola e alla Audiencia Nacional. La denuncia presentata alla Audiencia Nacional è rivolta contro i membri del governo catalano ora destituito, mentre quella presentata alla Corte Suprema è rivolta contro alcuni rappresentanti del Parlamento catalano.
Intanto, lunedì sono arrivati altri sviluppi riguardo alle elezioni anticipate che sono state convocate dal governo spagnolo per il prossimo 21 dicembre, in risposta alla dichiarazione d’indipendenza approvata dal parlamento catalano venerdì scorso: il PDeCAT, il partito di centrodestra di Puigdemont, ed Esquerra Republicana (ERC), di sinistra, hanno detto che si presenteranno alle elezioni. I partiti che vogliono presentarsi devono infatti comunicarlo entro il 6 novembre, ma circolavano molte incognite su cosa avrebbero deciso: partecipare alle elezioni convocate da Rajoy significherebbe ammettere implicitamente che l’autoproclamata Repubblica catalana è finita prima ancora di iniziare; rimanerne fuori vorrebbe dire però perdere la possibilità di contare qualcosa. La CUP, il partito indipendentista di sinistra radicale che faceva parte della coalizione di governo, aveva già detto di voler ignorare le elezioni, non presentandosi.