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  • Lunedì 30 ottobre 2017

La crisi dell’opposizione in Venezuela

Dopo mesi di proteste e più di 100 morti i partiti che si oppongono a Maduro hanno partecipato alle ultime elezioni, legittimando di fatto un sistema corrotto e ingiusto

Una coppia passeggia davanti alla scritta "Abbiamo fame" a Caracas, agosto 2017
(RONALDO SCHEMIDT/AFP/Getty Images)
Una coppia passeggia davanti alla scritta "Abbiamo fame" a Caracas, agosto 2017 (RONALDO SCHEMIDT/AFP/Getty Images)

Dopo mesi di scontri molto violenti e di proteste a cui hanno partecipato decine di migliaia di persone, il partito del presidente del Venezuela Nicolas Maduro ha vinto le elezioni locali dello scorso 15 ottobre a cui hanno partecipato anche i partiti di opposizione. Da questa situazione, il movimento che aveva sostenuto questi stessi partiti di opposizione nella lotta contro Maduro non solo è uscito molto più debole – al punto da essere quasi scomparso – ma anche privo di una guida politica.

Lo scorso 15 ottobre il partito di Maduro aveva indetto e vinto le elezioni locali facendo eleggere un suo candidato governatore in 18 regioni su 23. I partiti che da mesi si opponevano al governo avevano alla fine deciso di partecipare alle votazioni, mentre molti manifestanti e alcuni leader dell’opposizione più combattivi avevano fatto pressione per boicottarle. Partecipare alle elezioni – dal loro punto di vista – avrebbe legittimato il regime di Maduro e la scelta dei partiti è stata dunque vissuta dai movimenti di piazza come un tradimento. E ha avuto anche delle conseguenze politiche interne.

Un ragazzo di 21 anni intervistato da Reuters, che negli scontri ha perso un rene dopo essere stato colpito dal getto di un idrante, ha ad esempio detto di considerare i leader della coalizione di opposizione Tavolo dell’unità democratica (MUD, di centrodestra) come dei traditori: «L’opposizione politica non ci rappresenta», ha detto. Il risultato delle elezioni, molto favorevole a Maduro, è stato poi contestato da più parti con accuse di brogli e forzature, e questo si è aggiunto al senso di frustrazione di molti venezuelani. È come se si fossero vanificati mesi di lotte. Lotte in cui sono morte 125 persone e ci sono stati 2 mila feriti, in cui diversi leader dell’opposizione sono stati uccisi negli scontri o in circostanze poco chiare e in cui altri sono stati arrestati oppure costretti a fuggire dal paese.

La disillusione e la rabbia sono cresciute negli ultimi giorni, quando quattro dei cinque governatori dell’opposizione eletti nelle regionali hanno prestato giuramento per entrare in carica. Tutti hanno giurato davanti all’Assemblea Costituente: l’organo eletto a fine luglio con delle contestate elezioni e che Maduro ha sostanzialmente creato per togliere poteri al Parlamento di cui aveva perso il controllo politico alle ultime elezioni e che era diventato l’unico ostacolo al suo controllo assoluto del paese. Le opposizioni avevano definito l’Assemblea illegittima ed illegale, ma i quattro governatori eletti tra le opposizioni lo scorso ottobre – e che fanno parte del partito Azione Democratica, di ispirazione socialdemocratica – ne hanno di fatto legittimato l’autorità con la cerimonia di giuramento. Il leader di Azione Democratica Henry Ramos Allup ha difeso i governatori nonostante prima del voto avesse dichiarato che nessuno dei suoi candidati se eletto governatore avrebbe prestato giuramento «davanti a quella truffa incostituzionale che chiamano Assemblea Costituente».

La decisione di Azione Democratica ha naturalmente creato una spaccatura interna alle opposizioni e Henrique Capriles, uno dei principali leader della coalizione contro Maduro, ha minacciato di lasciarla. Il prossimo anno in Venezuela ci saranno le elezioni presidenziali, ma la crisi che le opposizioni stanno affrontando potrebbe compromettere il loro risultato e una loro possibile vittoria. Di questa situazione sta beneficiando proprio Maduro che ha invitato Allup a presentarsi alle presidenziali del 2018 e che rimarca quotidianamente come l’opposizione sia divisa, come in Venezuela abbia vinto la pace e come infine il presunto complotto sostenuto dagli Stati Uniti abbia perso.