Anche l’ONU dice che l’attacco chimico a Khan Shaykhun fu compiuto da Assad
Si parla dei bombardamenti col sarin del 4 aprile scorso, quando furono uccise quasi 90 persone nella provincia di Idlib
Un gruppo di esperti dell’ONU incaricato di indagare sul bombardamento chimico dello scorso aprile nella provincia siriana di Idlib ha diffuso ieri i risultati delle sue ricerche. Secondo l’ONU, che ha lavorato insieme ad alcuni ispettori dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, l’attacco fu compiuto dal regime siriano di Bashar al Assad. Una conclusione che conferma le ricostruzioni più accreditate e che smentisce la versione che aveva dato dell’attacco la Russia. Il rapporto verrà ora trasmesso al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, ma difficilmente si arriverà a sanzionare Assad, visto che la Russia – uno dei cinque membri permanenti con potere di veto – è alleata del regime siriano.
L’attacco iniziò poco dopo le 6 di mattina ora locale del 4 aprile. Fu indirizzato verso la città siriana di Khan Shaykhun, una settantina di chilometri a sud di Idlib, e uccise quasi 90 persone. I testimoni raccontarono di avere capito subito che non si trattava di un bombardamento con armi convenzionali, e nemmeno di un attacco con il cloro, di cui Assad aveva fatto ampio uso negli anni precedenti. Le bombe sganciate su Khan Shaykhun erano piene di gas sarin, un tipo di gas nervino che agisce rapidamente ed è molto più letale del cloro. Qualche ora dopo, il regime di Assad fece un secondo bombardamento, questa volta con armi convenzionali, colpendo l’ospedale che aveva accolto la maggior parte dei feriti fino a quel momento.
Le conclusioni del gruppo di esperti dell’ONU smentiscono la versione che aveva dato dell’attacco il governo russo. I russi avevano sostenuto che l’attacco era stato diretto contro un deposito di sostanze chimiche e non contro la popolazione civile e che sarebbero state le sostanze chimiche colpite a provocare morti e feriti, dopo essersi disperse nell’aria. Questa ricostruzione era stata contestata da diversi governi occidentali e da molti esperti, che l’avevano considerata non realistica per una serie di motivi. Anche gli Stati Uniti avevano incolpato Assad. Come ritorsione per l’attacco, l’amministrazione di Donald Trump aveva autorizzato il primo attacco diretto degli Stati Uniti contro il regime di Assad in Siria: nella notte tra il 6 e il 7 aprile furono lanciati 59 missili Tomahawk contro la base aeronautica militare siriana di Shayrat, a sud-est di Homs, cioè quella da dove erano partiti gli aerei siriani per bombardare Khan Shaykhun.