«Signor Presidente, ne ho abbastanza»
Lo ha detto ieri il senatore Jeff Flake in uno dei discorsi più anti-Trump mai pronunciati da un Repubblicano, ma non è stato l'unico
Il senatore americano Jeff Flake ha tenuto ieri uno dei discorsi più critici contro il presidente Donald Trump fra quelli pronunciati dai politici che appartengono al suo stesso partito, quello Repubblicano. In 17 minuti Flake ha concentrato le principali critiche che vengono rivolte a Trump sia da destra che da sinistra, anche se non lo ha mai nominato esplicitamente. Lo ha accusato di avere destabilizzato il paese, di disprezzare «la verità e la decenza» e di tenere un comportamento «pericoloso per la democrazia». Nello stesso discorso, Flake ha annunciato che non si ricandiderà alle elezioni di metà mandato del 2018. Da settimane Trump viene criticato pubblicamente da importanti membri del suo partito, cosa che dimostra le sue crescenti difficoltà a collaborare con l’establishment dei Repubblicani, e viceversa.
Flake ha 54 anni ed è al Senato dal 2013. Era da tempo considerato uno dei senatori con meno possibilità di essere rieletto, soprattutto per la sua posizione notoriamente anti-Trump. Secondo un recente sondaggio, Flake ha un tasso di approvazione del 18 per cento nello stato in cui è stato eletto, l’Arizona. Alcuni dei suoi collaboratori, racconta il New York Times, temevano che nel caso avesse deciso di ricandidarsi non avrebbe nemmeno superato le primarie del partito. Le decisione di non ricandidarsi ha probabilmente influito sul discorso pronunciato ieri, molto inusuale persino per un Repubblicano anti-Trump.
Flake ha iniziato il suo discorso elencando una serie di critiche in apparenza molto generiche, ma in realtà chiaramente riferite a Trump. Ha criticato la «costante e convinta violazione delle norme e degli ideali democratici» e i numerosi «attacchi personali» definendoli la “nuova normalità”, che però non andrebbe accettata. «Comportarsi in modo irresponsabile, sopra le righe e poco dignitoso viene spacciato per “parlare in maniera franca”», ha aggiunto Flake, che alla fine della prima parte del suo discorso ha concluso così:
Quando la prossima generazione ci chiederà “Perché non avete fatto qualcosa?”, “Perché non avete preso una posizione?”, noi cosa gli diremo? Signor Presidente, oggi ho deciso di parlare per dire che ne ho abbastanza.
In questi anni Flake non si è distinto per le sue posizioni moderate o vicine ai Democratici: ha appoggiato una minore ingerenza dello stato negli affari locali, chiesto tagli alle tasse e votato a favore dell’abolizione di Obamacare. Piuttosto, fa parte di quei conservatori “classici” vicini a John McCain e all’ex presidente George W. Bush che rimproverano a Trump di avere spostato il partito su posizioni molto nazionaliste e assai poco liberali, sia in economia sia nella politica internazionale. Entrambi, nei giorni scorsi, avevano pubblicamente criticato Trump in due discorsi pubblici molto citati dai giornali americani.
Ultimamente Trump ha litigato anche con Bob Corker, un altro senatore Repubblicano molto rispettato, che l’8 ottobre aveva paragonato la Casa Bianca a una casa di cura. Trump ha reagito a suo modo: da settimane su Twitter lo prende in giro per la sua altezza. Corker è alto 1.69, venti centimetri in meno di Trump.
…the entire World WAS laughing and taking advantage of us. People like liddle' Bob Corker have set the U.S. way back. Now we move forward!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) October 24, 2017
«Gente come il Piccolo Bob Corker ha tarpato le ali agli Stati Uniti. Ora dobbiamo fare uno scatto in avanti!»
«Steve Bannon ha aggiunto un altro scalpo alla sua collezione», ha detto a Politico Andy Surabian, un analista politico che appoggia Trump e molto vicino a Bannon stesso. Surabian si riferisce al fatto che al momento in Arizona il candidato favorito per vincere le primarie dei Repubblicani per il seggio di Flake è Kelli Ward, una candidata molto di destra e appoggiata sia da Trump sia da Bannon.