Il fiume bollente dell’Amazzonia
Gli animali che ci cadono dentro per sbaglio finiscono cotti, e può succedere anche all'uomo
Quando Andrés Ruzo era bambino, suo nonno gli raccontava la storia della ricerca di una mitica città d’oro nel cuore della giungla peruviana. C’era un dettaglio nella storia che colpiva Ruzo: si parlava di un fiume bollente, così caldo da poter uccidere chi avesse provato ad immergervisi, abitato da un potente spirito delle acque.
Anni dopo, diventato un ricercatore e occupandosi di energia geotermica, Ruzo decise di indagare, e con sua sorpresa scoprì che il fiume esiste, si chiama Shanay-timpishka, le sue acque sono effettivamente bollenti (arrivano a 98 gradi centigradi) e cuociono in un attimo uccelli, rane e tutti i piccoli animali che ci finiscono dentro per sbaglio. Chi ci immergesse anche soltanto una mano, rischierebbe ustioni gravissime.
Storicamente era un luogo di pellegrinaggio di sciamani e stregoni, ora è a rischio perché l’area è frequentata da bracconieri, taglialegna e persone che cercano di occupare o sfruttare abusivamente la zona: Ruzo quindi sta lavorando per proteggerla.