In Veneto è stato superato il quorum, in Lombardia il voto elettronico è stato un disastro
In Veneto ha votato il 57,2 per cento degli aventi diritto, mentre dalla regione Lombardia non sono ancora arrivati dati definitivi
Il referendum sull’autonomia in Veneto ha superato il quorum, fissato al 50 per cento più uno dei voti e necessario per considerare valida la votazione. Ha votato il 57,2 per cento degli aventi diritto, il 98,1 per cento dei quali si è espresso per il Sì. In Lombardia, a causa di una serie di problemi tecnici, non ci sono ancora dati definitivi sull’affluenza, ma sul sito della regione è stata pubblicata una stima che parla di un’affluenza tra il 38 e il 39 per cento. In Lombardia però, a differenza del Veneto, non era necessario raggiungere un quorum per considerare valida la votazione.
Il presidente della regione Veneto, Luca Zaia, ha detto che il risultato del referendum è un «Big bang delle riforme istituzionali», e che oggi la giunta regionale approverà un disegno di legge che sarà poi approvato dal consiglio regionale e diventerà la base per trattare una maggiore autonomia con il governo italiano. Zaia ha detto che il suo obiettivo è ottenere la gestione esclusiva di tutte le 20 competenze attualmente concorrenti tra stato e regioni, più tre che attualmente sono esclusive dello stato (istruzione, giustizia di pace e tutela dei beni culturali). Zaia vuole anche che vengano trattenuti in Veneto nove decimi delle tasse riscosse nella regione.
In Lombardia, invece, ci sono stati moltissimi problemi nelle operazioni di voto, soprattutto in quelle di raccolta dei voti. Sul sito della regione non ci sono ancora dati definitivi, ma si parla soltanto di un’affluenza stimata tra il 38 e il 39 per cento. Il presidente della regione Roberto Maroni terrà una conferenza stampa oggi pomeriggio alle 16 e 30. In Lombardia si è votato con un sistema informatico basato sull’utilizzo di 24 mila tablet. È la prima volta che il sistema veniva usato e sembra non abbia funzionato a dovere. I primi problemi si sono visti alle 12, quando si dovevano comunicare i primi dati sull’affluenza. A causa di problemi nella raccolta dei dati, però, la regione Lombardia non è riuscita a diffonderli fino alle 17. Alle 19, quando la regione avrebbe dovuto pubblicare la nuova rilevazione sull’affluenza, il sistema è definitivamente collassato.
🔴 #BREAKING Regione Lombardia non diffonderà dati dell'affluenza in tempo reale sul sito. Conferenza stampa alle 19.45#referendumlombardia
— YouTrend (@you_trend) October 22, 2017
L’ultimo dato aggiornato presente sul sito della regione risale alle tre del mattino e non riporta altre informazioni se non una stima dell’affluenza tra il 37 e il 38 per cento. A causa della lentezza nelle operazioni di conta dei voti, molti presidenti di seggio e scrutatori lombardi hanno scritto su Facebook di essere rimasti chiusi nei seggi fino a notte fonda.
Luca De Vecchi, avvocato e presidente di un seggio a Milano, ha scritto su Facebook: «Abbiamo consegnato le chiavette con i dati delle sezioni a un pony express che le ha portate all ufficio elettorale centrale dove 30 persone esamineranno 3000 chiavette. Nessun componente dei seggi può lasciare la scuola prima che le chiavette non vengano esaminate dall’ufficio centrale». Per poi aggiungere, alle due di notte: «Finito lo scrutinio da due ore e mezza e siamo ancora tutti chiusi nella scuola ad attendere la verifica tecnica delle memorie». Secondo il presidente Maroni il voto è stato comunque un successo: «Abbiamo sperimentato un sistema di voto innovativo e sono molto soddisfatto per come siamo riusciti a gestire il nuovo sistema di voto, elettronico».
I referendum sono stati promossi dalla maggioranza di centrodestra che governa sia Veneto che Lombardia, e in particolare dalla Lega Nord, di cui fanno parte i presidenti delle due regioni. Il loro scopo è quello di avviare una procedura prevista dalla Costituzione con la quale le due regioni possano chiedere maggiore autonomia allo stato nella gestione delle proprie risorse. Sono referendum consultivi, quindi non avranno esiti vincolanti né per le regioni né per il governo centrale. Nelle ultime settimane se n’è parlato soprattutto per le polemiche che ci sono state sui costi per la loro organizzazione: la Lombardia ha speso molto più del Veneto, quasi 50 milioni di euro contro 14. I costi sono stati superiori a causa dell’acquisto di 24mila tablet usati per le procedure di voto e che poi saranno donati alle scuole.