Come si comunica la morte di un soldato alla sua famiglia
I compiti del “casualty notification officer” dell’esercito americano, raccontati ieri dal capo dello staff della Casa Bianca
Ieri il capo dello staff della Casa Bianca, il generale in pensione John Kelly, ha tenuto una conferenza stampa insolitamente molto personale per difendere Donald Trump, accusato negli ultimi giorni di essersi dimostrato insensibile e inadeguato nel fare le condoglianze alla vedova di uno dei quattro soldati statunitensi uccisi in Niger, in seguito a un’imboscata il 4 ottobre scorso. Kelly – il cui figlio Robert è morto in missione in Afghanistan nel 2010 – ha detto di essere rimasto sbalordito dal fatto che sia nata una polemica su un aspetto così serio e doloroso nella vita della famiglia di un soldato e ha accusato la deputata Democratica Frederica S. Wilson di non avere avuto rispetto.
Da amica di famiglia della vedova, Wilson aveva detto nei giorni scorsi di avere assistito alla telefonata di Trump e di averla trovata inadeguata alla circostanza, con frasi come: “Sapeva cosa significava essersi arruolato”. Kelly ha definito Wilson un’opportunista in cerca di pubblicità e, per dare meglio l’idea ai giornalisti nella sala stampa, ha spiegato come viene comunicata la morte di un soldato alla famiglia, una pratica che in questi anni è stata vissuta da migliaia di persone negli Stati Uniti, ma che non è conosciuta nel dettaglio e viene spesso rimossa dall’opinione pubblica.
Kelly ha spiegato che i primi a prendersi cura del corpo di un soldato ucciso sono i suoi compagni, che lo avvolgono come possono a seconda delle circostanze, usando teli o altre coperture di fortuna. Il corpo viene poi trasportato in elicottero fino al primo avamposto aereo, a volte in territorio nemico, dove si provvede a conservarlo nel ghiaccio e a inviarlo verso la base aerea americana più vicina. La maggior parte dei soldati muore in operazioni militari in Africa e nel Medio Oriente: i corpi sono quindi inviati verso le basi statunitensi in Europa e da lì trasportati in aereo fino agli Stati Uniti, di solito verso la Dover Air Force Base nel Delaware. I cadaveri vengono trattati, vestiti in alta uniforme con le decorazioni ottenute durante il loro servizio e infine messi su un altro aeroplano, per l’ultimo trasporto verso il loro stato di provenienza.
Nella sua conferenza stampa, Kelly ha dato anche qualche informazione sull’attività del Casualty Notification Officer (CNO), l’ufficiale che ha il compito di informare i familiari del soldato della sua morte. È uno dei ruoli più difficili e delicati che possano essere affidati a un militare, che per questo motivo deve seguire una procedura molto rigida e descritta nei minimi dettagli dal Manuale dell’esercito degli Stati Uniti. Per quanto con idee sfumate, il suo lavoro è nell’immaginario collettivo grazie a film di guerra di grande successo come Salvate il soldato Ryan.
Negli Stati Uniti, l’annuncio della morte di un soldato alla famiglia, o ai congiunti più prossimi, è compito esclusivo del Dipartimento della Difesa, che decide tempi e modalità per farlo. La notifica deve essere comunicata da un ufficiale: “in modo appropriato e dignitoso”.
Formazione
Un CNO diventa tale dopo avere seguito un corso al Centro operazioni per le morti e gli affari mortuari dell’esercito, che consente di ottenere una certificazione da rinnovare ogni anno sostenendo un controllo. Ogni Centro di assistenza per le vittime deve avere un certo numero di CNO in grado di coprire l’intera area geografica di sua competenza. La formazione copre temi piuttosto ampi: dalla capacità di localizzare e identificare i parenti più prossimi del soldato morto alla capacità di fornire un minimo di assistenza psicologica, passando per procedure apposite nel caso in cui in famiglia ci siano bambini.
Selezione
Il Manuale dell’esercito spiega che un CNO deve essere «emozionalmente maturo, educato, servizievole e compassionevole» nei confronti dei parenti del soldato morto, ricordandosi sempre di essere in servizio per conto degli Stati Uniti e di avere il dovere di mostrare l’interesse per le vittime da parte dell’esercito. Ogni CNO deve avere prestato almeno 6 anni di servizio come soldato ed essere stato sciolto da qualsiasi altro incarico, perché quello di CNO è “un compito primario”. Per motivi di gerarchia, un CNO deve sempre essere di pari grado o di grado superiore rispetto a quello del soldato di cui deve annunciare la morte. Inoltre, se uno dei genitori del soldato è un militare (in servizio o in pensione), il CNO deve essere di grado uguale o superiore.
A chi si comunica un decesso
Il Centro operazioni per le morti e gli affari mortuari ha il compito di localizzare tutte le persone che dovranno ricevere la notifica del decesso. In seguito avvisa il centro di comando competente per l’area geografica interessata, che a sua volta assegna il compito della comunicazione a un CNO. L’ufficiale non lavora da solo, ma viene accompagnato da un cappellano militare e da almeno un altro soldato, che non interviene, salvo emergano tensioni con i familiari dopo la comunicazione.
Per effettuare la notifica, viene identificata la persona più vicina al soldato morto. Di solito è il coniuge, altrimenti i genitori se il militare non era sposato. Se i genitori sono divorziati, la comunicazione viene effettuata prima al genitore più anziano, a patto che questa scelta non ritardi la procedura. Di solito in casi come questi lavorano allo stesso caso più CNO, soprattutto se i genitori vivono in posti diversi e lontani tra loro. La presenza di figli può cambiare le cose. In generale si procede per esclusione seguendo quest’ordine per decidere a chi comunicare per primo la notizia:
• coniuge, anche se minorenne;
• figli, siano essi biologici, adottati o acquisiti;
• genitore più anziano;
• individui che avevano ottenuto la custodia legale;
• fratelli e sorelle;
• nonni;
• altri parenti in base ai loro rapporti con il deceduto;
• in assenza di altri parenti, spetta alla Difesa provvedere al resto delle procedure.
Come avviene la notifica
Prima di partire verso la casa dei parenti da informare, al CNO viene consegnato un plico contenente le informazioni sul soldato e sulle circostanze della sua morte. La documentazione viene preparata nei tempi decisi dai centri di comando, ma quando viene trasmessa al Centro operazioni non possono passare più di 4 ore prima della notifica alla famiglia. È il momento più delicato per un CNO e gli altri membri della sua squadra.
Compatibilmente al momento in cui viene trasmessa la documentazione, di solito la notizia viene data alla famiglia nelle prime ore del giorno. Il CNO raggiunge di prima mattina l’abitazione dei familiari del soldato ucciso e, insieme con il cappellano e un altro soldato (a volte anche un interprete), attende in auto che si accendano le prime luci in casa per assicurarsi che ci sia qualcuno sveglio. Bussa alla porta e nel modo “più naturale possibile”, dice il Manuale, annuncia che il loro parente è morto specificando il giorno, il luogo e le circostanze. Spesso i familiari capiscono immediatamente di cosa si tratta quando aprono la porta e si trovano davanti un soldato, ma la notifica deve essere comunque formulata come prevedono i regolamenti. In altri casi, la famiglia è già a conoscenza della morte di un parente, se per esempio è stata avvisata dai familiari di quelli che erano i suoi compagni.
La notifica viene effettuata il prima possibile, quindi in molti casi non ci sono dettagli chiari su cosa abbia causato la morte del soldato. I CNO sono tenuti a «usare il buonsenso e a non fornire informazioni crude o dettagli imbarazzanti sull’incidente che ha causato il decesso», non devono inoltre fornire interpretazioni personali. Durante l’incontro con i familiari devono essere anche comunicate le informazioni sul luogo in cui si trovano i resti del soldato e i dettagli sul funerale.
Spetta a ogni CNO stabilire quale sia il momento più opportuno per lasciare da soli i familiari, sulla base della loro reazione e di eventuali problemi di salute (shock, malori causati dall’annuncio). Dopo avere dato la notizia, il CNO viene raggiunto dal cappellano, che dà assistenza alla famiglia e – se credente – offre anche un aiuto spirituale. Il CNO lascia i familiari con il cappellano, si apparta e contatta il Centro operazioni per confermare di avere effettuato la notifica e annunciare se intende lasciare l’abitazione e proseguire con le famiglie di altri soldati.
Lettera del presidente
Una famiglia apprende della morte del proprio parente nell’esercito attraverso la procedura che abbiamo visto, non direttamente dal presidente degli Stati Uniti con una telefonata. È inoltre raro che, dopo la notifica, un presidente telefoni per fare le proprie condoglianze: da un lato per la grande difficoltà di comunicare empatia e solidarietà con uno sconosciuto, per lo più al telefono, dall’altro per motivi pratici considerato l’alto numero di decessi nell’esercito statunitense ogni anno. Consapevoli delle difficoltà e talvolta degli effetti negativi di una chiamata a distanza, sia George W. Bush sia Barack Obama hanno chiamato le famiglie dei soldati morti solo in rarissimi casi, legati a operazioni particolarmente eroiche, preferendo inviare una lettera di condoglianze. Trump ha deciso di fare diversamente e di chiamare le famiglie dei 4 soldati uccisi in Niger, facendosi consigliare proprio da John Kelly.
Durante la conferenza stampa di ieri, Kelly ha spiegato di avere detto a Trump che le telefonate di quel tipo sono estremamente difficili, soprattutto se non si è mai prestato servizio nell’esercito e non si hanno conoscenze sufficienti: «Non c’è nulla che tu possa fare per alleggerire il peso della perdita di queste famiglie». Kelly gli ha poi ricordato le parole di un suo amico, quando da CNO gli comunicò la morte di suo figlio Robert in Afghanistan: «Lui stava facendo esattamente quello che voleva quando è stato ucciso. Sapeva in cosa si stava cacciando quando è entrato nell’1 per cento [le forze armate, ndr]. Sapeva quali erano i rischi, perché siamo in guerra».
Molti osservatori hanno fatto notare come la vicenda intorno alle frasi di Trump, che deve avere interpretato a modo suo i consigli di Kelly, sia la conferma dell’utilità e dell’importanza dei CNO e delle procedure stabilite dal Manuale dell’esercito per comunicare a una famiglia che un loro parente è morto da soldato degli Stati Uniti.