Un ricco populista potrebbe diventare primo ministro della Repubblica Ceca
Andrej Babis è milionario, vuole cacciare gli immigrati ed è indagato per frode fiscale: potrebbe vincere le elezioni, si vota oggi e domani
Venerdì 20 e sabato 21 ottobre in Repubblica Ceca ci saranno le elezioni parlamentari per rinnovare la Camera dei Deputati (la camera bassa del Parlamento). Il movimento favorito per la vittoria è ANO dell’imprenditore ed ex ministro delle Finanze Andrej Babis che secondo i sondaggi diventerà primo ministro. Babis è un milionario populista di 63 anni che possiede i principali giornali del paese e ha promesso di gestire il governo come un’azienda; vuole che gli immigrati rimangano fuori dal paese ed è indagato per frode fiscale.
Nelle elezioni più recenti che si sono svolte nei paesi dell’Europa occidentale, i partiti nazionalisti e populisti hanno ottenuto notevoli risultati pur senza vincere, ma nei paesi dell’Europa orientale il risentimento verso l’Unione Europea e la questione dei migranti hanno contribuito a spingere quei partiti al potere, come è accaduto in Polonia e in Ungheria. A questi si potrebbe aggiungere ora la Repubblica Ceca.
All’inizio dello scorso maggio il primo ministro Bohuslav Sobotka aveva annunciato a sorpresa le dimissioni del suo governo formato da una coalizione tra il suo partito, il Partito Socialdemocratico di centrosinistra (ČSSD), l’Unione Cristiana e Democratica – Partito Popolare Cecoslovacco (KDU-ČSL) e ANO, il partito anti-establishment a favore delle imprese. Attualmente il più grande partito di opposizione è il Partito Comunista con 33 seggi, seguito dal Partito Civico Democratico (ODS) e da TOP 09, moderato ed europeista. Le ragioni delle dimissioni del governo avevano a che fare proprio con Andrej Babis, ex ministro delle Finanze e leader di ANO, che in ceco significa “sì” ma che è anche un acronimo che sta per Azione cittadini insoddisfatti. Babis è sotto indagine in Repubblica Ceca per il sospetto che abbia evaso le tasse ed è anche indagato dall’Unione Europea per frode.
Dopo qualche settimana, e dopo un forte conflitto con il presidente della Repubblica Miloš Zeman, Sobotka aveva deciso di ritirare le proprie dimissioni. Zeman aveva infatti ipotizzato che la situazione sarebbe stata risolta con la sola sostituzione del premier. Il tentativo di Sobotka di aprire una grave crisi causata dal ministro delle Finanze non sarebbe quindi andato a buon fine e aveva deciso di restare al suo posto. A fine maggio il presidente della Repubblica Zeman aveva nominato il nuovo ministro delle Finanze: il posto di Andrej Babiš era stato preso dal deputato di ANO Ivan Pilny.
Babis è il proprietario di Agrofert, una grande azienda chimica e agroalimentare che impiega in Repubblica Ceca più di 30 mila persone e ha un valore stimato di più di 4 miliardi di dollari: possiede terreni agricoli, catene di negozi e nel tempo ha acquisito società in vari settori, compreso quello dei media. Babis possiede per esempio un grande gruppo editoriale che pubblica i principali quotidiani del paese, una radio e una rete televisiva che lodano regolarmente i suoi sforzi e denigrano gli avversari. Agrofert era interamente di Andrej Babis fino al febbraio del 2017, fino a quando cioè venne inserita in un fondo indipendente per rispettare la legge sul conflitto d’interessi ceca nota proprio come “Legge Babis” (e che impedisce l’accesso a finanziamenti e contratti pubblici alle aziende che appartengono ai membri del governo). L’Ufficio anti-frode dell’Unione Europea sospetta però che Agrofert controllasse una piccola azienda di cui non è nota la proprietà chiamata Stork Nest Farm, che nel 2008 ricevette un finanziamento dell’UE da 1,88 milioni di euro. Il sussidio era destinato alle piccole e medie imprese, e Agrofert non rientra in una delle due categorie.
Babis nega di aver commesso illeciti e sostiene che le accuse nei suoi confronti siano motivate politicamente. Quando ANO ha lanciato la sua campagna elettorale, i giornali e i media di proprietà di Babis hanno pubblicato una sua foto con un nastro sulla bocca, facendo riferimento al presunto tentativo di screditarlo.
ANO è stato fondato nel novembre del 2011 e nonostante esista da poco è arrivato secondo alle legislative del 2013 e davanti ai Socialdemocratici sia alle elezioni del 2016 per il rinnovo di parte della camera alta del parlamento che alle regionali. In Europa ANO aderisce all’ALDE, il gruppo centrista dei Liberali e dei Democratici. Babis fa riferimento al suo partito come a un movimento che vuole rovesciare l’establishment. Il suo slogan è semplice e vago: “Le cose andranno meglio”. Usa toni molto radicali contro i migranti, soprattutto musulmani, vorrebbe abolire il Senato e ridurre la camera bassa del Parlamento (cosa che rafforzerebbe il ramo esecutivo che lui probabilmente a breve controllerà), dice di voler guidare lo Stato come se fosse un’azienda e che la sua ricchezza lo rende incorruttibile. Babis si oppone poi alle sanzioni contro la Russia e vuole rafforzare i legami commerciali con Mosca: la sua posizione sull’Unione Europea non è comunque chiara. Durante la campagna elettorale non vi ha fatto riferimento se non in modo ambiguo quando si è trovato costretto. Si è invece espresso esplicitamente contro l’euro: la Repubblica ceca è membro dell’Unione Europea dal primo maggio del 2004 e attualmente usa una sua valuta nazionale, la corona ceca, non avendo completato l’ingresso nella zona euro.
Nonostante le accuse che sono state rivolte a Babis, il presidente della Repubblica Zeman, un populista vicino a Putin, ha detto che se ANO vincerà lui nominerà come primo ministro Babis, anche se Babis finisse in prigione. Diversi osservatori paragonano Babis a Trump. Jiri Pehe, analista politico intervistato dal New York Times, ha detto: «È come Trump, davvero. Si può vedere come soffre, in Parlamento, costretto ad ascoltare altre persone».
L’attuale primo ministro Sobotka ha detto che non si ricandiderà: lo scorso giugno, a un congresso di ČSSD, ha lasciato anche l’incarico di presidente del partito. Come candidato alla carica di primo ministro dei socialdemocratici è stato dunque scelto il ministro degli Esteri, Lubomír Zaorálek. I socialdemocratici di ČSSD sono ormai lontani dai risultati di un tempo, quando ottenevano percentuali vicine al 30 per cento. Non è buona nemmeno la situazione di ODS, il Partito democratico civico, di centrodestra, che è stato una delle principali formazioni che hanno guidato il paese negli ultimi anni. ODS è entrato in crisi dopo lo scandalo per corruzione che aveva colpito nel 2013 il governo presieduto da Petr Nečas.
La Camera dei deputati della Repubblica Ceca è composta da 200 seggi e il sistema elettorale è proporzionale con soglia di sbarramento al 5 per cento. Il territorio è suddiviso in quattordici circoscrizioni, che corrispondono alle regioni del paese. Negli ultimi sondaggi i socialdemocratici sono tra il 12 e il 13 per cento delle preferenze, mentre i comunisti risultano il terzo partito del paese tra il 10 e l’11 per cento (potrebbero dunque arrivare secondi). L’ODS è al 10 per cento circa, mentre Top 09, guidato dal populista Tomio Okamura, è al 7. La vera novità delle elezioni sembrano essere i Pirati, che hanno un elettorato molto giovane e dunque con un comportamento elettorale poco prevedibile, ma che non erano riusciti a superare la soglia di sbarramento nel 2013 mentre ora sono intorno al 7 per cento. ANO di Andrej Babiš risulta essere il primo partito con il 25 per cento circa. Non è invece chiaro se riusciranno a superare la soglia di sbarramento i Verdi, mentre dovrebbe riuscirci la destra populista di Libertà e Democrazia Diretta (SPD).