Qualche storia su “Il libro della giungla”

A partire dalle cinque scene che ci ricordiamo di più, oggi che sono 50 anni dall'uscita di uno dei classici Disney più popolari di sempre

Il 18 settembre 1967 uscì nei cinema americani Il libro della giungla, il diciannovesimo dei “Classici Disney” e l’ultimo a cui Walt Disney collaborò prima di morire (il 15 dicembre 1966, quasi un anno prima dell’uscita del film). Tra le cose che non tutti sanno del Libro della giungla c’è la sua origine travagliata: la prima sceneggiatura fu scartata da Disney perché troppo cupa (e simile alle storie di Rudyard Kipling da cui il cartone fu ispirato) e lo sceneggiatore Bill Peet, che aveva lavorato a Pinocchio, Fantasia, Cenerentola, Peter Pan e La carica dei 101, tra gli altri, dovette dimettersi. Per Disney il successo del film era molto importante perché quello precedente, La spada nella roccia, uscito nel 1963, non aveva incassato molto.

La trama del film invece la sanno tutti: c’è un bambino, Mowgli, che cresce nella giungla indiana insieme ai lupi, e la cui vita a un certo punto è minacciata dall’arrivo di Shere Khan, una tigre del Bengala. I lupi e Bagheera, una pantera nera, decidono che per la sua sicurezza Mowgli, che viene chiamato «cucciolo d’uomo», deve essere portato al villaggio degli uomini. Nel corso della storia compaiono elefanti, avvoltoi, l’orso Baloo e altri due nemici, oltre a Shere Khan: il pitone Kaa e Re Luigi, un orango (anche se in realtà gli oranghi non vivono in India). Il libro della giungla è tuttora uno dei film d’animazione più amati e citati, della Disney ma non solo: abbiamo raccolto qualche storia e aneddoto sul film, partendo da cinque scene di quelle che sono rimaste, e che come succede spesso con i cartoni Disney sono quelle in cui si canta.

“Lo stretto indispensabile”

“Lo stretto indispensabile” è la più famosa delle canzoni di Il libro della giungla ed è l’unica della versione finale del film che fu composta dal musicista Terry Gilkyson. Quando la Disney rifiutò la prima sceneggiatura del film, infatti, rifiutò anche la prima colonna sonora. Robert e Richard Sherman, che composero la colonna sonora del film per come lo conosciamo (oltre alla colonna sonora di Mary Poppins), decisero comunque di tenerla e fu una scelta azzeccata, visto il suo successo. Fu anche nominata per l’Oscar alla migliore canzone nel 1968, ma non lo vinse.

Il titolo della versione originale in inglese della canzone è “Bare Necessities”. Nel film del 1967 la parte dell’orso Baloo è del cantante e attore Phil Harris, che doppiò anche Romeo in Gli aristogatti e Little John in Robin Hood.

Kaa e i suoi occhi ipnotizzanti

Uno dei personaggi più memorabili del film è il pitone Kaa, di cui sono rimasti famosi in particolare i suoi occhi ipnotici, che il serpente usa per far addormentare Mowgli. Kaa è presente in due scene e nella seconda canta la canzone “Trust in me”, “Credi a me”, che fu rifatta nel 1987 dalla band new wave dei Siouxsie & The Banshees.

Quando Mowgli marcia con gli elefanti

L’unico altro “cucciolo” che Mowgli incontra è il figlio del colonnello Hathi, un elefante capobranco: insieme sono protagonisti di un’altra delle scene più famose del film, precedente all’incontro di Mowgli e Baloo, quella in cui Mowgli si mette a quattro zampe per partecipare all’addestramento degli elefanti. La parte sugli elefanti è una di quelle che contiene delle inesattezze: in realtà la società degli elefanti è matriarcale, e sono le femmine a guidare i branchi.

Gli avvoltoi che avrebbero potuto essere i Beatles

Un’altra scena famosissima è quella dei quattro avvoltoi che non sanno cosa fare e hanno un dialogo molto adolescenziale.

«Ehi, Flaps, cosa facciamo?»
«Non lo so, tu cosa vuoi fare?»
«Trovato! Facciamo una svolazzata sulla zona centrale della giungla, c’è sempre un po’ di vita, un po’ di movimento. D’accordo?»
«Ma piantala, c’è un mortorio dappertutto»
«Già, perché non ti piacerebbe il mortorio, eh?»
(ridono)
«Spiritoso»
«E va là. Allora, cosa facciamo?»
«Non lo so, tu cosa vuoi fare?»
«Senti, Flaps, io dico “cosa facciamo?”, tu dici “tu cosa vuoi fare?”, allora io dico “che cosa facciamo?”, tu dici “tu cosa vuoi fare?”, “che cosa facciamo?”, “tu cosa vuoi fare?”… Facciamo qualcosa!»
«Ok, tu cosa vuoi fare?»
«Per la miseria, ci risiamo, sempre la stessa musica»

Anche gli avvoltoi avevano la loro canzone, “Siamo amici tuoi” e “That’s What Friends Are For” nella versione originale. Disney aveva voluto tra le altre cose che gli avvoltoi assomigliassero ai Beatles (nel video in inglese qui sopra si sente l’accento britannico) e ai fratelli Sherman sarebbe piaciuto che fossero proprio i veri membri della band a interpretarli: il progetto fu accantonato, perché John Lennon non voleva lavorare a cartoni animati. Poi cambiò idea, visto che poi nel 1968 uscì Yellow Submarine.

“Voglio essere come te”

Un’altra canzone molto famosa del film è quella cantata dall’orango Re Luigi, che fa rapire Mowgli dalle scimmie perché vuole che il bambino gli insegni ad accendere il fuoco, come spiega in “Voglio essere come te”. In una scena successiva Baloo si traveste da scimmia per salvare Mowgli e balla con Re Luigi: in questo pezzo del film c’è uno dei momenti “riciclati” dalla Disney, per la precisione in Robin Hood, che uscì nel 1973.

Qualche bonus

Anche Louis Armstrong fece una propria versione di “Lo stretto indispensabile”. Nel remake di Il libro della giungla uscito nel 2016 è invece interpretata da Neel Sethi Sing e Bill Murray, il santo patrono del Post, nel ruolo di Baloo.

Nel 2013 fu distribuita la versione restaurata di Il libro della giungla in DVD e Blu-ray e per l’occasione fu realizzato uno storyboard di come sarebbe potuto finire il film se fosse stato scelto un altro finale. C’è sempre il villaggio degli uomini, ma non c’è una bambina che va a prender l’acqua, bensì un uomo armato di fucile e un paio di altri personaggi.

Un’altra cosa che è stata cambiata nel passaggio tra la prima versione della sceneggiatura e quella finale è la presenza del rinoceronte Rocky, un personaggio che non è poi stato incluso nella versione definitiva.