È iniziato il Congresso del Partito comunista cinese
È l'appuntamento più importante della politica in Cina, si tiene ogni cinque anni e potrebbe portare alla consacrazione dello strapotere del presidente Xi Jinping
Oggi è iniziato il 19esimo Congresso del Partito comunista cinese, l’appuntamento politico più importante che si tiene in Cina per decidere le varie cariche del partito e quindi del governo. Il Congresso, che si tiene ogni cinque anni, è guidato dal presidente cinese Xi Jinping, considerato il più potente leader politico cinese da decenni. Finirà il 24 ottobre, dopo che saranno stati decisi i nuovi 200 membri del Comitato centrale del Partito, che a loro volta eleggeranno i 25 membri del Politburo, compresi i 7 membri del Comitato permanente, l’organo più potente. In pratica il Congresso si occuperà di decidere chi guiderà la Cina per i prossimi anni. L’unica certezza tra i ruoli di guida del partito e del governo è quella del presidente Xi, che verrà riconfermato segretario del Partito e presidente cinese (quest’ultima carica dura al massimo 10 anni: Xi era stato eletto 5 anni fa).
Il Congresso si è aperto questa mattina con un discorso di Xi, che ha detto: «Attualmente le condizioni interne ed esterne stanno subendo cambiamenti profondi e complicati. Il nostro paese sta attraversando un importante periodo di opportunità strategiche nel suo sviluppo. La prospettiva è estremamente luminosa; le sfide sono anche estremamente difficili». Xi ha fatto riferimento alle tensioni sociali determinate da profonde ineguaglianze economiche, ai problemi dell’inquinamento, dell’accesso al sistema sanitario ed educativo.
Come ha scritto il New York Times, fin da quando ha preso il potere, nel 1949, il Partito comunista cinese ha dovuto reinventarsi e riorganizzarsi in diversi momenti per garantirsi la sopravvivenza, per esempio dopo la morte di Mao Zedong, nel 1976, e il massacro di piazza Tienanmen, nel 1989. Il presidente Xi, che oggi ha 64 anni, sostiene che questo sia uno di quei momenti. Nella storia della Cina comunista ci sono stati solo altri due leader che hanno raggiunto il potere che ha oggi Xi: Mao Zedong, presidente del Partito dal 1945 al 1976, e Deng Xiaoping, promotore di grandi riforme a partire dalla fine degli anni Settanta. I primi cinque anni di presidenza sono serviti a Xi per rafforzare il suo potere: ha eliminato le fazioni interne avversarie, ha imposto più disciplina nel partito e ha represso l’opposizione, per esempio applicando una rigida censura su diversi siti Internet. David Lampton, direttore di studi cinesi alla Johns Hopkins School of Advanced International Studies, ha detto: «È probabile che il 19esimo Congresso del Partito comunista cinese assomigli più a un’incoronazione che a una transizione istituzionalizzata al secondo mandato del suo leader».
I dubbi su quello che succederà durante il Congresso sono molti, soprattutto perché il regime cinese non fa trapelare praticamente niente. Ci sono comunque due cose da tenere d’occhio. La prima riguarda le persone che verranno “elette” per far parte del Comitato permanente, l’organo che prende le decisioni più importanti. Al momento i membri sono 7, ma non è un numero fisso: molti di loro sono piuttosto anziani e hanno superato i 68 anni, il limite di età non ufficiale che è stato finora imposto ai membri del Comitato permanente. La seconda riguarda il ruolo che cercherà di assumersi Xi nel suo secondo mandato da presidente: l’impressione è che voglia rafforzare ancora di più la sua posizione, che si può già considerare un’eccezione nella storia politica recente della Cina. Xi potrebbe decidere per esempio di mantenere nel Comitato Wang Qishan, suo prezioso alleato e promotore delle politiche anti-corruzione che hanno segnato gli ultimi 5 anni. Wang ha 69 anni, quindi avrebbe superato il limite non ufficiale di età, ma Xi potrebbe optare comunque per mantenerlo in una posizione centrale di potere.
Comunque vada, sembra che Xi voglia usare il 19esimo Congresso del Partito per consolidare il suo ruolo nella storia della Cina comunista, introducendo per esempio nella Costituzione cinese le sue idee. Christopher Johnson, esperto della Cina per il Center for Strategic and International Studies, ha sintetizzato così il concetto al New York Times: «[Xi] otterrà una canonizzazione ideologica. Se ti opponi a lui, non è solo un disaccordo con il singolo capo del partito o con Xi Jinping preso come persona. Stai sfidando la linea dell’intero partito».