È un gran momento per i film horror
E giovedì esce in Italia "It", che è andato fortissimo all'estero, è piaciuto ai critici e ha fatto riparlare del futuro di questo genere
Giovedì uscirà in Italia It, il film tratto dal libro di Stephen King con un mostro capace di assumere varie forme, e che spesso ha quella di un clown. Come successo altre volte, il film è già uscito ovunque tranne che in Italia. Il lato positivo è che sappiamo già che è piaciuto a tanti e che ha incassato più di 600 milioni di dollari: che sono tanti per qualsiasi film, soprattutto per un horror che si stima sia costato un po’ più di 30 milioni di dollari. It è uno degli horror dai migliori incassi di sempre (nessun horror era andato meglio nel suo primo weekend) e ha aiutato l’industria di Hollywood a tirare un po’ su i suoi numeri, dopo che l’estate era andata malino. Anna Smith del Guardian ha scritto che It è la migliore e più recente prova di una cosa che si capiva da mesi: è iniziata una «nuova età d’oro dei film che fanno paura».
Parliamo di “film che fanno paura” e non semplicemente di horror perché – ci arriviamo tra un po’ – in questi mesi sono usciti film molto diversi tra loro che si possono far ricadere sotto quest’ombrello. Alcuni sono horror-horror; altri sono horror strani. In quasi tutti i casi si tratta di film che appartengono a quello che, in un altro articolo del Guardian, Steve Rose ha definito «il genere più redditizio dell’industria del cinema». Anche se in certi casi tocca mettere qualche effetto speciale, infatti, i film horror costano poco, non hanno quasi mai attori famosi (e costosi) e riescono spesso a incassare molto. In certi casi, poi, costano proprio pochissimo e incassano proprio tantissimo, come successo ai film della serie Paranormal Activity.
Il primo Paranormal Activity uscì più di 10 anni fa e nel frattempo sono arrivate altre saghe horror di successo: come quella iniziata nel 2010 con Insidious o quella iniziata nel 2013 con The Conjuring. E ancora prima erano cominciate la serie di film Hostel e la saga di Saw, il cui film più recente, l’ottavo, arriverà in Italia ad Halloween.
Tutto il cinema va a cicli (c’è il momento dei western, poi quello dei vampiri, eccetera) e anche ogni genere ha i suoi cicli. Alan Jones, direttore del FrightFest di Londra, un festival sui film horror, ha detto: «C’è sempre un film che fa incominciare un nuovo ciclo. All’inizio fu Hammer, poi Psyco, poi Rosemary’s Baby, L’esorcista, Non aprite quella porta, Nightmare – Dal profondo della notte, Scream e Blair Witch». Passando per tutti i tanti sottogeneri dei film horror: quelli psicologici, con i fantasmi, con gli zombi, che fanno anche ridere, che fingono di raccontare storie vere, che basano tutto su quello che non si vede ma che forse c’è, che basano tutto su sangue e cose truculente.
Secondo Jones, It è uno dei film che farà iniziare un nuovo ciclo: quello dell’ennesimo revival di qualcosa degli anni Ottanta e dei clown cattivi. Che si chiama coulrophobia e ha portato la World Clown Association a fare un comunicato per dire che i clown sono buoni e fanno ridere. Secondo quelli che guardano gli incassi dei film, It è invece il più recente esempio di qualcosa che già si era visto. Quest’anno è uscito per esempio anche Scappa – Get Out e l’anno scorso è uscito The Witch: due film horror che sono piaciuti molto anche ai critici. E sempre quest’anno sono usciti Split e Annabelle 2: Creation: entrambi tra i 25 film più visti dell’anno in Nord America.
In passato succedeva spesso che, tra i tanti film horror usciti, uno solo andasse particolarmente meglio degli altri. Negli ultimi mesi è successo che It sia andato straordinariamente meglio, ma che tanti altri siano andati davvero bene. Ian Sandwell, che si occupa di cinema per la rivista Screen International, ha scritto: «C’è sempre uno zoccolo duro che va al cinema a vedere un film horror. Ma se, in più, anche la critica parla bene di quel film, allora quel film esce dal suo territorio e diventa interessante anche per quelli che vanno al cinema il venerdì sera». Con riferimento a It, Sandwell ha detto: «È un film genuinamente bello che è stato recensito come a un horror non succedeva da tempo. Ed è riuscito a rendersi interessante sia per gli adulti terrorizzati dal clown del 1990 che per gli adolescenti per cui It potrebbe essere il loro primo horror.
Jones, il direttore del festival di Londra, ha detto di essersi reso conto che «il genere horror continua a rigenerarsi e attirare un pubblico sempre più giovane», che spesso se ne frega degli eventuali divieti per chi ha meno di una certa età e, anzi, forse proprio per questo si interessa a un certo film. Smith ha però scritto che la notizia particolarmente buona per il cinema è che questi adolescenti e ventenni i film horror li guardano spesso al cinema. Perché, più di altri, sono film che rendono se visti al buio, magari con qualcuno accanto con cui spaventarsi o a cui far vedere di non aver poi così tanta paura. Un ragazzo di 19 anni intervistato dal Guardian ha detto: «Con altre persone accanto, c’è un’atmosfera di paura nella sala».
Mentre gli horror vanno sempre meglio, sembra che il genere stia prendendo tre strade principali. La prima è quella di It e Stranger Things: ripescare un sacco di cose dal passato (in questo caso dagli anni Ottanta), rispettare molte delle convenzioni del genere e puntare sulla paura ma anche su cose che facciano ridere e che, in generale, possano piacere a più gente possibile, magari per nulla appassionata di horror. Clare Binns, che si occupa della distribuzione dei film nella catena britannica Picturehouse, ha detto: «It è un film alla Spielberg e alla Lucas, fatto per quelli che erano troppo giovani quando questi registi stavano facendo i loro film più noti».
La seconda strada presa da certi horror è l’estremizzazione: certi sottogeneri – per esempio i film gore o splatter, cioè quelli violentissimi e con molto sangue e cose schifose – stanno spingendo i limiti di cose che fanno schifo o senso.
La terza strada è quella dei film che a tratti fanno anche paura, ma forse non sono del tutto horror. Sono quei film che qualcuno definisce thriller sociali, quei film “con un messaggio”; con allegorie – a volte esplicite, altre volte astruse, a volte magari nemmeno lì – sul razzismo, su Donald Trump, sulla religione e sulla storia dell’umanità. O magari si tratta semplicemente di film colti, d’autore, come A Ghost Story o Personal Shopper. Sul Guardian, Smith ha scritto che «gli spettatori mainstream entravano in sala per guardare It Comes at Night aspettandosi un normale horror e uscivano perplessi e delusi».
O magari fanno anche paura, ma poi ci mettono intorno tutte le allegorie. Parlando di «una scena chiave di Mother!» di Darren Aronofsky, Ellen Gamerman del Washington Post ha scritto che «è così fastidiosa da non poter definire il film come qualcosa di diverso da un horror molto esplicito. Ma quel momento serve anche come allegoria sul cambiamento climatico e l’estinzione della specie». L’articolo è intitolato “Una nuova ondata di horror intellettuali“.