L’improbabile storia dell’emendamento “salva-Verdini”

Secondo il Movimento 5 Stelle e MDP la maggioranza avrebbe approvato una norma per garantire la rielezione al senatore Denis Verdini, ma parecchie cose non tornano

(ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)
(ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)

Da ieri si parla molto sui giornali e social network di un cosiddetto “emendamento salva-Verdini” che sarebbe stato inserito nel testo della legge elettorale durante la sua approvazione alla Camera. L’emendamento servirebbe a permettere la rielezione di Denis Verdini, influente senatore uscito da Forza Italia per sostenere il governo Renzi. Verdini ha due condanne in primo grado per concorso in corruzione, truffa e bancarotta ed è stato spesso additato dall’opposizione come un simbolo del malcostume e del trasformismo in politica.

L’emendamento accusato di avere questa funzione, il “salva-Verdini”, prevede che le persone residenti in Italia possano candidarsi nelle circoscrizioni estere. Verdini, in altre parole, sarebbe così impopolare in Italia che per garantirgli la rielezione la maggioranza gli avrebbe dato la possibilità di candidarsi all’estero, dove gli elettori sarebbero in teoria meno informati e quindi più disposti a votare un candidato “impresentabile”. Il primo a sostenere questa tesi è stato il deputato del Movimento 5 Stelle Danilo Toninelli durante un suo intervento in aula ieri. Diversi deputati di Articolo 1 – MDP e del Movimento 5 Stelle hanno ripetuto ai giornalisti il loro sospetto.

Questa teoria però ha alcuni problemi, come ha spiegato il direttore del giornale Stradeonline.it, Carmelo Palma. Il primo: se le condanne di Verdini venissero confermate, verrebbe arrestato e decadrebbe dalla carica di parlamentare anche se fosse candidato ed eletto all’estero. Il secondo: farsi eleggere nei collegi esteri non è semplice. È necessario raccogliere circa 60 mila preferenze, cioè un numero altissimo di voti. Per questa ragione i parlamentari eletti all’estero sono in genere appoggiati da partiti medio-grandi e sono figure note e riconoscibili nelle comunità di italiani che risiedono all’estero. Verdini, invece, non ha mai frequentato le comunità italiane sparse per il mondo e, almeno per il momento, non ha l’appoggio di alcuna grossa formazione politica.

Il relatore della legge elettorale, il deputato del PD Emanuele Fiano, ha spiegato che l’emendamento serve a introdurre un principio di reciprocità: se è possibile per i residenti all’estero candidarsi in Italia, per i residenti in Italia dovrebbe essere possibile candidarsi all’estero.