Aung San Suu Kyi ha presentato un piano per aiutare i rohingya
Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la Pace nel 1991 e leader del Myanmar, ha presentato un piano per far fronte alla più grave crisi umanitaria di questa estate, la fuga in Bangladesh di centinaia di migliaia di persone di etnia rohingya dallo stato birmano di Rakhine, dopo che l’esercito aveva distrutto le loro case citando ragioni di sicurezza (i rohingya sono musulmani, mentre la principale etnia in Myanmar è buddhista). Suu Kyi, che ha annunciato il progetto alla tv di stato giovedì sera, è stata criticata dalla comunità internazionale per non aver preso posizione e per essere stata comunque ambigua nell’unico discorso pronunciato sulla questione, a metà settembre.
Ora Suu Kyi ha promesso la creazione di un’agenzia non gestita dal governo militare e affiancata da organizzazioni straniere per fornire assistenza ai rohingya e per aiutarli a tornare nello stato di Rakhine, nel sud-ovest del paese, dove il 30 per cento dei centri abitati dai rohingya sono stati abbandonati. Suu Kyi non ha comunque accennato alle accuse contro le forze militari birmane controllate dal governo, che per fare chiarezza ha ordinato un’indagine interna. Nel frattempo migliaia di persone continuano ad attraversare il fiume Naf, al confine tra i due paesi, per cercare protezione in Bangladesh: in tutto, secondo le associazioni umanitarie, sono state 536 mila da agosto, che si sono aggiunte ai 200 mila rohingya già presenti nel paese.