“Will & Grace” è tornata, uguale a prima
Cosa si dice della nona stagione di una delle sitcom più popolari degli ultimi vent'anni: che ha deciso di giocare facile
Giovedì sera negli Stati Uniti è andata in onda la seconda puntata della nona stagione di Will & Grace, una vecchia serie tv che è stata ripresa dal network NBC undici anni dopo la sua conclusione. La nuova stagione di Will & Grace comincerà in Italia venerdì 13 ottobre sul canale Joi di Mediaset Premium, ma se ne parla già parecchio, visto che è stata una delle sit-com più popolari e apprezzate di sempre, e che a differenza di quanto accadde con serie americane molto famose negli Stati Uniti ma sconosciute in Italia, ebbe molto successo anche qui da noi. I critici sono stati piuttosto concordi nel recensire la nona stagione: non è cambiato quasi niente, rispetto a quelle vecchie, ma il risultato è comunque piacevole.
Cosa fu Will & Grace, in breve
Il primo episodio di Will & Grace andò in onda il 21 settembre 1998 su NBC, uno dei più grandi network americani, che – almeno fino a qualche anno fa – trasmetteva alcune delle serie più viste in assoluto, da Seinfeld a The Office. Da subito, Will & Grace fu diverso da quello che si era visto prima: o meglio, diverso da quello che si era visto prima su un palcoscenico così grande. I due protagonisti erano un brillante e divertente avvocato e una arredatrice d’interni sagace e un po’ fragile, che vivevano insieme in un appartamento di Manhattan. Di per sé era una classica struttura da sitcom, ma la diversità rispetto alla maggior parte delle cose viste in televisione era che Will, l’avvocato, era dichiaratamente ed evidentemente gay, e la serie raccontava la sua vita privata con molta disinvoltura e leggerezza, così come quella di diversi altri personaggi omosessuali. Non era la prima serie con dei protagonisti omosessuali: soltanto l’anno prima, nel 1997, il personaggio di Ellen DeGeneres (e la stessa Ellen DeGeneres, nella realtà) aveva fatto coming out in uno dei più famosi episodi di serie tv degli anni Novanta. Era però già la penultima stagione della serie.
Se all’inizio Will & Grace non piacque ai critici, e non piacque neanche alla comunità LGBT per via di alcuni stereotipi sui gay che secondo molti venivano rafforzati, la serie cominciò a guadagnarsi sempre più pubblico, fino a diventare una delle comedy più popolari in televisione. Oggi è considerata una delle serie più importanti per la diffusione dei temi LGBT tra le masse americane e internazionali: nonostante non fosse particolarmente all’avanguardia nel modo di raccontare la comunità gay, ebbe il merito se non altro di raccontarla, portandola nelle case di milioni di americani che non erano abituati a vedere un certo tipo di televisione più alto (e quasi sempre a pagamento) dove quei temi erano già stati affrontati. L’ex vice presidente degli Stati Uniti Joe Biden disse una volta che secondo lui Will & Grace «fece più di chiunque altro per educare il pubblico americano» ai temi LGBT. Andò avanti per altre sette stagioni, per un totale di 194 episodi, l’ultimo dei quali trasmesso nel 2006; finché quest’anno NBC non ha deciso di farne una nona stagione e, quest’estate, di rinnovarla per una decima.
Cosa si dice del nuovo Will & Grace
Nel promuovere la serie, i creatori Max Mutchnick e David Kohan hanno ribadito più volte che non si tratta davvero di un “nuovo” Will & Grace, perché la serie è rimasta la stessa di un tempo. L’ottava stagione si era conclusa con Will e Grace sposati con i rispettivi compagni, ma nella nona scopriamo che le cose non hanno funzionato: hanno divorziato e quindi vivono di nuovo insieme, senza figli. Sul New York Times, James Poniewozik ha scritto che sembra evidente che WIll & Grace sia stata riportata in tv senza una vera ragione artistica, ma soltanto perché gli attori erano disponibili e i dirigenti pensavano potesse essere redditizio.
Secondo Poniewozik, se non ci fossero le citazioni sulla cultura pop e gli smartphone, si potrebbe pensare di vedere un vecchio episodio della serie. I riferimenti all’attualità sono comunque molti: nel primo episodio, Grace prende in considerazione l’offerta di riarredare la Casa Bianca per Donald Trump, che è un amico di Karen, la sua collega. Ci sono un po’ di battute sul presidente, come quella di un agente della scorta presidenziale, che spiega che il suo lavoro ora è più facile perché «i matti da cui proteggevamo l’ultimo presidente sono i più grandi sostenitori di quello attuale». Ma secondo Poniewozik tutto è risolto in modo conciliante e rassicurante, in un modo che cozza con quello che sta succedendo agli Stati Uniti in questi mesi. Non è solo l’approccio alla politica il problema, secondo Poniewozik: lo sono anche la prevedibilità delle situazioni. Ma c’è un qualcosa di rassicurante in questa ripetitività, e i dialoghi sono sempre brillanti: forse non è una serie “necessaria”, conclude Poniwozik, ma non fa del male a nessuno.
Su Vox, Caroline Framke ha scritto che è vero che la serie non è cambiata molto nel ritmo, ma che ha fatto la scelta giusta nel mettere al centro dei dialoghi il fatto che la nuova stagione è ambientata nel 2017, invece di fingere che non sia successo niente negli undici anni in cui non è andata in onda. Secondo Framke, i momenti più belli delle nuove puntate arrivano quando la sceneggiatura riflette sul fatto che i protagonisti sono invecchiati: e che, per esempio, convivere con il migliore amico a 30 anni è un conto, mentre è un’altra storia è farlo a 40 anni, dopo un divorzio.
Su Vulture, Jen Chaney ha scritto di non avere apprezzato particolarmente il modo – a suo dire un po’ pretestuoso – in cui i dialoghi tirano in mezzo la politica, soprattutto perché la serie originale non ne parlava mai. Ma gli attori protagonisti sono ancora molto a proprio agio nei personaggi, secondo Chaney, e il risultato è che i nuovi episodi sono molto divertenti: «Forse non ne abbiamo bisogno per rovesciare Trump, ma ora come ora molti americani potrebbero avere bisogno di quella pausa rinfrescante dalla realtà che offrono Will, Grace, Jack e Karen. È bello averli di nuovo con noi».