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  • Mercoledì 4 ottobre 2017

Come Paddock ha organizzato l’attacco a Las Vegas

È stato tutto pianificato con molta cura: aveva 23 armi, centinaia di munizioni, dispositivi per sparare a ripetizione e videocamere nascoste per sorvegliare il corridoio dell'hotel

La stanza di Stephen Paddock con un fucile sul pavimento, da un video diffuso online e ripreso da Bild Exclusive/Polaris Images
La stanza di Stephen Paddock con un fucile sul pavimento, da un video diffuso online e ripreso da Bild Exclusive/Polaris Images

Prima di sparare sulla folla al concerto di Las Vegas, Nevada, e di uccidere 58 persone dalla sua finestra di albergo al 32esimo piano del Mandalay Bay Hotel, Stephen Paddock aveva preparato meticolosamente il suo attacco portando nella stanza decine di armi, munizioni e sistemi di videosorveglianza per assicurarsi che nessuno cercasse di entrare nella suite durante la sparatoria. FBI e polizia stanno ancora indagando sulle motivazioni che hanno spinto Paddock a sparare verso il pubblico del concerto country, prima di suicidarsi (il bilancio di 59 morti comunicato nei giorni scorsi comprende l’assalitore, ha spiegato ieri il medico legale), e per ora non ci sono piste: l’uomo non aveva problemi mentali conosciuti né particolari affiliazioni politiche o religiose, né precedenti comportamenti violenti. Nel frattempo, grazie a fonti anonime tra gli investigatori, i media statunitensi hanno iniziato a ricostruire i giorni precedenti e le ultime ore di Paddock al Mandalay Bay Hotel.

In un lungo e dettagliato articolo, il New York Times scrive che Paddock aveva fatto il check-in nell’albergo giovedì scorso, 28 settembre. Aveva con sé numerose valigie che contenevano tra le altre cose 23 fucili (molti semiautomatici) e centinaia di caricatori con munizioni di vario calibro. Il materiale era stato portato nella sua stanza, una suite al 32esimo piano, dove Paddock ha trascorso buona parte degli ultimi giorni della settimana e del weekend. Paddock era solo ma aveva portato con sé dieci valigie. Questa condizione non ha insospettito più di tanto i responsabili della sicurezza dell’albergo: è probabile che l’autore dell’attacco le avesse portate in stanza in momenti diversi, cercando di non farsi notare e di rendere meno sospetta la circostanza.

Fuori dalla porta Paddock aveva appeso il cartellino “Non disturbare”, per evitare che il personale di servizio dell’albergo entrasse per rifare la stanza. I grandi hotel, come il Mandalay Bay con le sue 3.300 stanze, hanno servizi di sicurezza e sistemi di sorveglianza ai piani per rilevare attività sospette, ma la presenza dell’indicazione “Non disturbare” è piuttosto comune e solo dopo qualche giorno la sicurezza può decidere di entrare lo stesso in una stanza, per verificare che sia tutto a posto e il cliente non abbia avuto problemi.

Nel corridoio della sua suite Paddock aveva installato due videocamere nascoste, mentre ne aveva installata una terza sopra allo spioncino della porta, in modo da osservare a distanza se qualcuno si stesse avvicinando. Il sistema serviva probabilmente per avere tempo per chiudere le valigie con le armi nel caso fosse entrato qualcuno, ma anche per verificare se stessero arrivando o meno agenti di polizia e della sicurezza dell’hotel durante l’attacco.

Paddock, che aveva 64 anni ed era di origini statunitensi, si era fatto negli anni una buona idea di come funzionano i grandi alberghi di Las Vegas, resort che oltre alle stanze offrono enormi centri commerciali e naturalmente i casinò dove giocare a carte o con le slot machines. Secondo le ricostruzioni della polizia, Paddock era appassionato di gioco d’azzardo e la sua compagna, Marilou Danley (62 anni), aveva lavorato per diversi hotel di Las Vegas. Vivevano in una casa a Mesquite, a circa 150 chilometri da Las Vegas. Danley era a Manila (Filippine) al momento della sparatoria, è stata interrogata una prima volta dagli investigatori al suo rientro negli Stati Uniti e non è considerata una sospettata.

Nella stanza di Paddock la polizia ha trovato per lo più fucili semiautomatici, che sparano un solo colpo ogni volta che si preme il grilletto: i modelli automatici che sparano colpi a ripetizione tenendolo sempre premuto sono vietati. Paddock ha iniziato a usare il suo arsenale intorno alle 22:07 di domenica sera (ora locale), portando avanti l’attacco per almeno 11 minuti. Anche se non aveva un fucile automatico, ha potuto sparare colpi a ripetizione utilizzando un “bump stock”, un dispositivo che sostituisce parte del calcio e della cassa del fucile e che permette di sparare colpi molto più rapidamente, trasformando di fatto un fucile semiautomatico in un’arma paragonabile a quelle completamente automatiche.

Il “bump stock” sfrutta l’energia del rinculo del fucile per rendere più rapida e frequente la pressione sul grilletto. In pratica, quando si inizia a sparare, crea un rimbalzo tra la spalla di chi sta sparando (dove punta il calcio del fucile) e il dito sul grilletto, muovendosi rapidamente avanti e indietro sfruttando il rinculo. La modifica rende possibile lo sparo di centinaia di colpi al minuto, anche con un’arma semiautomatica. I dispositivi di questo tipo sono venduti senza restrizioni negli Stati Uniti e costano spesso meno di 100 dollari. La loro messa al bando è stata discussa periodicamente al Congresso, con proposte e iniziative di legge che non hanno però trovato una maggioranza sufficiente per essere approvate. Senza “bump stock”, Paddock avrebbe sparato molto più lentamente e il suo attacco avrebbe potuto avere esiti diversi e causare meno morti, ritengono alcuni esperti.

Tra la casa di Mesquite, una seconda abitazione a Reno e la suite del Mandalay Bay Hotel, la polizia ha trovato in tutto 47 armi appartenenti a Paddock. Erano state acquistate tutte legalmente in Nevada, Utah, California e Texas nel corso di diversi anni. Paddock non aveva precedenti penali e al momento è ritenuto l’unico autore dell’attacco di domenica. La rivendicazione da parte dell’ISIS è ritenuta improbabile dagli investigatori, che a oggi non hanno trovato nessuna prova che colleghi Paddock al gruppo terrorista o ad altre organizzazioni jihadiste.

Paddock era in pensione da tempo e secondo i membri della sua famiglia era piuttosto benestante. Aveva lavorato come impiegato pubblico per una decina di anni, tra il 1975 e il 1985, svolgendo diversi incarichi compreso quello di revisore di conti. Di recente aveva inviato alcune migliaia di dollari nelle Filippine, ma non è ancora chiaro chi fosse il beneficiario. Gli investigatori confidano di ottenere ulteriori informazioni da Danley, la sua compagna, e dal resto delle indagini sulla sua storia recente, appena iniziate.