La cosa che non capiamo su Las Vegas
Nessuno si è ancora fatto un'idea, nemmeno remota, del perché Stephen Paddock abbia sparato dalla finestra di un albergo uccidendo 59 persone e ferendone 527
59 persone sono morte e 527 sono state ferite nella strage di Las Vegas, la sera di domenica 1 ottobre (in Italia erano le 7 di lunedì mattina). Un uomo – il 64enne Stephen Paddock – ha sparato dalla sua camera al 32esimo piano di un famoso albergo di Las Vegas sul pubblico di un concerto country che si stava tenendo poco distante. Paddock, che aveva 23 armi da fuoco con sé, è stato trovato morto dalla polizia nella stanza da cui ha sparato: si pensa che dopo aver fatto fuoco attraverso la porta contro gli agenti che stavano per fare irruzione si sia suicidato. Si pensa che Paddock abbia usato un’arma automatica, il cui possesso è illegale negli Stati Uniti salvo certe condizioni, forse ottenuta modificando un’arma semiautomatica. Se l’ipotesi fosse confermata, quella di Las Vegas sarebbe la prima sparatoria di massa effettuata con un’arma automatica, cioè con un’arma che permette di sparare con una frequenza molto maggiore delle altre.
La cosa più importante di quelle che gli investigatori stanno cercando di capire è quale fosse il movente di Paddock. Lo Stato Islamico ha rivendicato l’attacco dicendo che Paddock si era convertito all’Islam da pochi mesi, ma l’FBI ha detto di non aver elementi per pensare che si sia trattato di terrorismo; secondo le testimonianze dei suoi famigliari l’uomo non aveva particolari affiliazioni politiche o credenze religiose. Per ora non ci sono nemmeno riscontri che avesse problemi psicologici (sebbene oggi il presidente degli Stati Uniti Donald Trump lo abbia definito «un uomo malato, un matto») e non aveva precedenti penali. Era un pensionato molto benestante che amava giocare d’azzardo; l’unica altra cosa degna di nota della sua biografia è il fatto che suo padre fosse un rapinatore di banche e un evaso.
Di seguito, le notizie del giorno sulla strage di Las Vegas
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