Il centrocampista italiano più in forma non gioca in Nazionale
Jorginho è il regista del Napoli e sta giocando a livelli altissimi, ma per Giampiero Ventura è un giocatore inutile
Chiunque abbia visto una partita del Napoli negli ultimi due anni lo avrà probabilmente notato, Jorginho, perché è lui che da due anni a questa parte imposta la maggior parte delle azioni offensive della squadra. Il centrocampista italo-brasiliano è un calciatore fondamentale del Napoli di Maurizio Sarri, che ora si trova da solo in testa alla Serie A per la seconda volta in 27 anni. Per via del particolare sistema di gioco della squadra, nessun altro giocatore del campionato si avvicina al numero di passaggi che Jorginho realizza in una partita: e non solo ne fa tanti, non ne sbaglia quasi mai. Jorginho è seguito dalle migliori squadre d’Europa, anche se per il Napoli è incedibile. Nonostante questo, probabilmente non lo vedremo in Nazionale di qui a breve, perché il ct Giampiero Ventura, pur stimandolo, non lo ritiene adatto al sistema di gioco con cui sta lavorando, che non prevede l’utilizzo di un regista puro o “centrocampista metodista”.
Qualche mese fa Radja Nainggolan della Roma, uno dei migliori centrocampisti d’Europa, lo ha indicato come l’avversario più difficile da affrontare, dicendo: «È veramente complicato seguirlo e fermare le sue giocate. Ti stanchi e lui manco si muove. Devi metterci tutte le energie per contrastarlo». E a dirlo è Nainggolan, uno dei centrocampisti più atletici e resistenti oggi in attività, uno che deve tagliarsi i calzettoni per farci stare dentro i polpacci. Jorginho, diminutivo di Jorge Luiz Frello Filho, ha 25 anni ed è nel pieno della sua carriera. È originario di Imbituba, città dello stato brasiliano di Santa Caterina, e da ragazzino si trasferì nel nord Italia con la famiglia nell’ambito di un progetto calcistico tra Brasile e Italia. Lì iniziò a giocare con l’Hellas Verona, facendo tutta la trafila delle squadre giovanili e andando poi in prestito in Serie C2. Nel 2011 entrò nella prima squadra, dove divenne presto titolare e nei successivi tre anni fu protagonista della scalata dell’Hellas dalla Serie C alla Serie A. Gioca al Napoli dal 2014 e con Sarri è diventato un centrocampista di livello internazionale.
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Nel Napoli di oggi viene utilizzato come regista, ruolo in cui può sfruttare appieno le sue migliori qualità, cioè l’abilità nei passaggi e la visione di gioco. Nove delle dieci prestazioni con più passaggi di sempre in Serie A sono di Jorginho (una sola di Andrea Pirlo) e nel 2015, proprio contro l’Hellas Verona, completò 218 passaggi, che è tuttora il record della Serie A. Per molti aspetti può essere paragonato a Pirlo, anche se predilige passaggi rasoterra e non ha un tiro dalla distanza come quello di Pirlo; la precisione dei suoi passaggi invece è altrettanto alta, e da tre anni si aggira tra l’87 e il 91 per cento. Non è molto adatto per essere impiegato in contrasti e corpo-a-corpo, anche se ultimamente si è irrobustito e resta più in piedi che nel passato. Svolge i suoi compiti in campo con estrema naturalezza: riceve il pallone, lo controlla, e apre il gioco, solitamente di piatto e nel modo più adatto alla situazione che lo circonda. Tira anche i rigori.
Jorginho ha già due presenze con la Nazionale italiana, entrambe nel 2016, quando entrò a partita in corso nelle amichevoli contro Spagna e Scozia. Da quando l’allenatore dell’Italia è Giampiero Ventura, tuttavia, la Nazionale non l’ha più vista nonostante le sue prestazioni siano sempre migliori. Lo scorso agosto, parlando di lui, Ventura ha detto:«Lo ritengo uno dei migliori interpreti del suo ruolo di metodista. Per come stiamo giocando ora non c’è un ruolo per lui, ma se un domani avremo la necessità di giocare con il metodista verrà sicuramente preso in considerazione». Pochi giorni prima, intervistato dalla Gazzetta dello Sport, Jorginho aveva parlato brevemente della strana situazione in cui si trova: «So che non condivido le scelte di Ventura, a volte neanche le capisco. In certi momenti mi pare che si voglia negare l’evidenza, non saprei cos’altro dire».