La nuova vita di Nigel Farage
L'uomo che ha causato Brexit continua a fare quello che sa fare meglio, «cambiare l'opinione pubblica», però adesso in tutto il mondo
Dopo essere stato la persona al centro di uno dei più grandi sconvolgimenti della storia europea recente, la decisione del Regno Unito di uscire dall’UE, il politico britannico di estrema destra Nigel Farage decise a sorpresa di lasciare il partito di cui era stato il leader per dieci anni, lo UKIP. Anche se ora fa meno parlare di sé, Farage non si è ritirato dalla vita politica e continua a essere molto attivo: la differenza è che non si limita a promuovere le sue idee populiste, xenofobe e radicali nel Regno Unito, ma sta portando avanti una specie di campagna globale concentrata soprattutto negli Stati Uniti.
Farage è considerato il principale artefice di Brexit: lui e il suo partito – che non fu mai così rilevante come sotto la sua guida – di fatto portarono avanti da soli la campagna per il Leave, sostenuti soltanto da una parte del Partito Conservatore. Dopo la vittoria del suo schieramento, Farage fu considerato il principale vincitore politico del referendum, ma si dimise da leader dello UKIP meno di dieci giorni dopo il voto, spiegando che quell’incarico aveva «avuto un costo su di me e chi mi sta intorno: rivoglio indietro la mia vita, a partire da adesso». Da allora lo UKIP ha cambiato tre leader; alle elezioni dello scorso giugno ha perso oltre 3 milioni di voti rispetto al 2015, e non ha ottenuto nessun seggio in Parlamento.
Oggi, l’attività principale di Farage è quella di europarlamentare, carica che ricopre dal 1999. Contemporaneamente, conduce due trasmissioni radiofoniche sulla radio britannica LBC, una le sere dal lunedì al giovedì, un’altra la domenica mattina. È anche un collaboratore di Fox News, la televisione statunitense di orientamento conservatore, principale media a sostenere il presidente Donald Trump. In una recente intervista giornale tedesco Die Zelt, Farage ha risposto alla domanda su cosa stesse facendo spiegando: «Cambio l’opinione pubblica. È quello che ho fatto per vent’anni. Usando la televisione, i media. È quello in cui sono bravo».
Ma l’attività di Farage di cui si è parlato di più, nella sua vita dopo Brexit, è stata quella di consigliere informale di Trump, che ha assunto a partire dall’ottobre del 2016, quando aiutò il candidato Repubblicano a preparare un dibattito con Hillary Clinton. Lo scorso novembre Trump scrisse su Twitter che Farage sarebbe stato un ottimo ambasciatore del Regno Unito negli Stati Uniti, una proposta poi respinta dal governo britannico.
Many people would like to see @Nigel_Farage represent Great Britain as their Ambassador to the United States. He would do a great job!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) November 22, 2016
Le cose però hanno preso una piega un po’ inaspettata: questa settimana Farage ha fatto campagna elettorale in Alabama per Roy Moore, ex giudice della Corte Suprema dello stato e candidato Repubblicano per le elezioni che saranno organizzate a dicembre per rinnovare il seggio al Senato che era occupato dall’attuale procuratore generale Jeff Sessions. Moore, molto di destra, ha battuto ieri alle primarie del Partito Repubblicano Luther Strange, il candidato più moderato sostenuto da Trump e da Mitch McConnell, leader dei Repubblicani al Senato. Assieme a Farage, a sostenere Moore c’era Stephen Bannon, l’ex stratega di Trump licenziato lo scorso agosto, e che da allora dice di voler sostenere Trump dall’esterno combattendo l’establishment.
Secondo quanto ha scritto Breitbart News, il sito di Bannon che ha anche una redazione a Londra, la presenza di Farage nella campagna elettorale di Moore non era un tentativo di andare contro al presidente Trump, infatti, quanto a McConnell. Farage ha detto a Breitbart che vuole continuare ad aiutare Trump a raggiungere i suoi obiettivi, e lo stesso Trump aveva detto la scorsa settimana che forse aveva fatto un errore a sostenere Strange, il candidato dell’establishement Repubblicano, e aveva detto che se Moore avesse vinto lo avrebbe sostenuto alle elezioni di dicembre.
In un’intervista al New York Times dello scorso maggio, Farage aveva commentato la sua attività “anti-sistema” globale dicendo che la figura storica con la quale si identifica di più è John Wilkes, politico inglese del Settecento che condusse molte battaglie a favore dei diritti individuali. Secondo il New York Times, Farage intendeva come vera missione dello UKIP costringere il governo di David Cameron a tenere un referendum su Brexit: ci è riuscito, ed è poi passato ad altro.
Stare nella lobby dell’International Trump Hotel con un bicchiere di vino in mano, ha detto a Maureen Dowd del New York Times, è una delle sue attività preferite. In realtà il tempo che Farage passa negli Stati Uniti come “agitatore esterno” del movimento trumpista è soltanto una parte del suo piano per «cambiare l’opinione pubblica» nel mondo. Tiene conferenze e discorsi in tutta Europa: ha sostenuto attivamente la candidata del Front National alle presidenziali francesi Marine Le Pen, e in occasione delle elezioni tedesche di domenica scorsa ha tenuto un discorso a un evento a Berlino del partito di estrema destra AfD, che ha poi ottenuto il 12,6 per cento dei voti. Farage era stato invitato da Beatrix von Storch, esponente di spicco del partito, ex collega al Parlamento europeo di Farage, e pro-nipote di Lutz Graf Schwerin von Krosigk, ministro delle Finanze di Adolf Hitler.
Lo scorso giugno il Guardian scrisse che Farage era una “persona di interesse” nell’indagine dell’FBI sulle interferenze della Russia nelle elezioni statunitensi del 2016: secondo le fonti sentite dal giornale, non era accusato di reati né indagato, ma considerato una persona che potenzialmente poteva essere a conoscenza di informazioni utili. Farage respinse le accuse, dicendo di non aver mai incontrato diplomatici o funzionari russi (più avanti ammise di aver incontrato l’ambasciatore russo nel Regno Unito nel 2013). A marzo era invece stato fotografato mentre usciva dall’ambasciata a Londra dell’Ecuador, dove vive da quattro anni il fondatore di WikiLeaks Julian Assange: si giustificò dicendo che era lì per «ragioni giornalistiche».
Pochi giorni fa Farage è stato preso in giro sui social network per via di una sua goffa protesta davanti agli studi di BBC, che ha documentato lui stesso su Twitter. Farage ce l’ha con BBC per un’intervista che trasmise dopo l’omicidio di un uomo polacco nell’Essex, nell’agosto del 2016: un passante disse che Farage aveva «le mani sporche di sangue». La protesta di Farage, che consisteva in una semplice lettera portata di persona agli studi, è diventata in fretta un meme.
Delivering my letter of complaint to the BBC Director-General yesterday. pic.twitter.com/TerWF4Z2dO
— Nigel Farage (@Nigel_Farage) September 20, 2017