Il terremoto in Umbria, 20 anni fa
Due scosse nelle prime ore del 26 settembre causarono 11 morti e fecero crollare – davanti alle telecamere – la volta della basilica di Assisi
Il 26 settembre del 1997, esattamente vent’anni fa, due scosse di terremoto di magnitudo 5.7 e 6 colpirono l’Umbria e parte della Marche, causando in totale 11 morti e danni per 5 miliardi di euro. Il terremoto rimase molto impresso nell’immaginario collettivo per il crollo della volta della Basilica superiore di San Francesco ad Assisi, ripreso in diretta da una tv locale. Nel crollo morirono due frati e due tecnici che stavano facendo delle ispezioni sui danni causati da una scossa precedente.
La prima scossa fu alle 2.33 del 26 settembre, con una magnitudo di 5.7 e con epicentro sotto Cesi, una frazione di Terni, in Umbria. Poco lontano, vicino a Serravalle, due anziani morirono nel crollo della loro abitazione. Il comune più colpito fu Nocera Umbra, in provincia di Perugia, dove l’85 per cento degli edifici venne danneggiato al punto da diventare inagibile. Lo sciame sismico era cominciato tre settimane prima, il 4 settembre: gli abitanti e la Protezione Civile erano preparati alle scosse, tanto che una grande tendopoli era già stata allestita vicino a Foligno. Inizialmente la scossa della notte fu considerata il culmine dello sciame, e il giorno successivo i tecnici erano già al lavoro nei comuni colpiti per valutare i danni.
Il documentario di Rai Storia sul terremoto
Tra loro c’erano anche due tecnici della soprintendenza di Assisi, Bruno Brunacci e Claudio Bugiantella. Intorno alle 11 i due tecnici entrarono nella basilica di San Francesco ad Assisi insieme ai frati Angelo Api e Zdzisław Borowiec e a una troupe di una tv locale per verificare i danni subiti dagli affreschi di Giotto e Cimabue. Alle 11.42 però ci fu una seconda scossa, questa volta di magnitudo 6 e con epicentro a 9,8 chilometri sotto Annifo, una frazione del comune di Foligno. La scossa causò il crollo di una parte della volta. I calcinacci colpirono in pieno i tecnici e i due frati, di fronte alle telecamere accese di una troupe di Umbria TV. I quattro morirono sul colpo.
La scossa delle 11.42 sorprese quasi tutti nella regione. L’allora sindaco di Foligno, Maurizio Salari, ha raccontato all’ANSA le ore subito precedenti al secondo terremoto: «Alle 6 del mattino venne da me un dirigente del comune dicendomi che le scuole non avevano subìto danni e tutti gli esperti sostenevano che il picco massimo della crisi sismica era stato raggiunto, e quindi gli studenti potevano tranquillamente fare lezione, ma dentro di me c’era qualcosa che mi suggeriva di agire diversamente. Così decisi di chiudere tutti gli istituti: è stata la scelta migliore che abbia mai fatto in vita mia».
In tutto, altre 9 persone morirono nei crolli di quella mattina e circa cento rimasero ferite. In tutto 48 comuni furono colpiti dai terremoti, tra cui Assisi, Gubbio, Foligno, Norcia, Valfabbrica, Gualdo Tadino, Nocera Umbra e Sellano, in Umbria, e Serravalle del Chienti, Camerino, Fiordimonte, Castelsantangelo sul Nera, poco al di là del confine con le Marche. Circa 80 mila edifici rimasero danneggiati e ci furono enormi danni agli edifici storici della regione.
La sequenza sismica iniziata la notte del 26 settembre proseguì per mesi, causando in totale un migliaio di altre scosse, una decina delle quali oltre la soglia del danno (magnitudo maggiore di 4.5). Le più gravi furono quelle del 3 e del 14 ottobre, entrambe superiori a magnitudo 5. Quella del 14 ottobre fu particolarmente grave e causò il crollo del torrino del palazzo comunale di Foligno, un edificio storico costruito tra il Sedicesimo e il Diciassettesimo secolo.
La ricostruzione dopo il terremoto è considerata oggi uno dei pochi modelli virtuosi di intervento dopo un sisma nel nostro paese. L’attuale responsabile della Protezione Civile in Umbria ha raccontato oggi le novità introdotte all’epoca per la prima volta. La ricostruzione umbra, ha spiegato: «Stabilì tre principi: l’unitarietà dell’intervento nella completa interezza dell’edificio danneggiato, l’introduzione in normativa del miglioramento sismico dell’edificio e il recupero integrato dell’edilizia, pubblica e privata, che permise la riabilitazione dei centri storici e il miglioramento del patrimonio esistente. Tre principi che hanno permesso all’Umbria terremotata di rinascere e di resistere all’ultimo sisma, quello del 2016». A 20 anni dal terremoto 22.337 persone, cioè il 99 per cento di quelle inizialmente evacuate, sono tornate ad abitare nelle loro case.