Che ci fa un amish con un iPhone?
La setta religiosa nota per il rifiuto della modernità sta piano piano introducendo cellulari e computer, tra contraddizioni e compromessi
Carri trainati da cavalli, camicie con le bretelle, gonnelloni e cuffiette, zappe, candele e campi di grano: sono le cose a cui pensiamo quando sentiamo la parola amish. Forse però è il momento di aggiornare l’idea che abbiamo di questa setta religiosa, votata alla vita semplice e rurale e rimasta per molte cose ancorata al XIX secolo. Molte sue comunità stanno infatti introducendo alcune nuove tecnologie nelle proprie comunità: nelle tasche di quei gonnelloni si può veder spuntare un cellulare, c’è chi si serve di seghe elettriche per tagliare la legna e chi si sposta in auto, purché non sia sua. Non è un processo condiviso da tutti gli amish e avviene tra resistenze e contraddizioni, come raccontano sul New York Times Kevin Granville e Ashley Gilbertson, a partire dalle opinioni che hanno raccolto tra un po’ di comunità della contea di Lancaster, in Pennsylvania.
Una carrozza amish a Mechanicsville, Maryland, nel 2014 (Mark Wilson/Getty Images)
Gli amish rifiutano la tecnologia e la modernità per evitare di mescolarsi con il mondo esterno e non frammentare la loro comunità, ma contemporaneamente non ritengono la tecnologia malvagia e sbagliata di per sé: le innovazioni che favoriscono gli affari sono considerate positive, mentre sono vietate quelle che secondo loro indeboliscono il carattere e assecondano la ricerca del piacere personale. La corrente elettrica venne per esempio bandita da un vescovo nel 1920 perché univa il mondo amish a quello esterno, minacciando la solidità della comunità; nelle comunità più restrittive il telefono in casa è vietato per il timore che ci si impigrisca finendo per non farsi più visita di persona; la tv invece porterebbe in casa valori contrari al modo di vivere della dottrina. Gli amish non hanno una chiesa centrale e sono le singole comunità a decidere quel che è proibito e quel che non lo è: ogni anno i singoli distretti si riuniscono per discuterne sotto la guida dei vescovi, poi tutti gli adulti, uomini e donne, votano a favore delle nuove regole, come per esempio l’introduzione di una nuova tecnologia. La proposta viene respinta se due o più persone sono contrarie.
Tre donne amish del Michigan per la prima volta in vita loro davanti all’oceano Pacifico, nel giugno 2016
Solitamente le nuove tecnologie vengono accettate soprattutto per ragioni economiche: ricevere gli ordini online e servirsi dei corrieri è molto più comodo quando si tratta con clienti del mondo esterno. Le ritrosie riguardano soprattutto l’introduzione di computer e telefonini all’interno della comunità: il timore che si diffonda la pornografia – una preoccupazione condivisa non solo tra amish – e quello per esempio che i ragazzi frequentino coetanei del mondo esterno, finendo per essere attratti da quel modo di vivere e pensare. John, che lavora con una sega computerizzata agli Amish Country Gazebos di Lancaster – una delle maggiori aziende di gazebo e pergolati degli Stati Uniti e che è gestita da amish – associa il divieto di internet a quello delle auto, «un modo per restare uniti»; e aggiunge che «c’è sempre paura su quel che può condurre i nostri giovani fuori dalla chiesa e nel mondo». Levi, un altro falegname, ha detto al New York Times che «più la gente fa affidamento sulla tecnologia più si vuole sedere a una scrivania. Ma non puoi costruire una casa stando seduto dietro a una scrivania. La mia preoccupazione è per il nostro futuro, che i nostri bambini perdano l’etica del lavoro». Gli amish, infatti, per forza di cose danno ancora molta importanza al lavoro manuale: smettono di andare a scuola tra i 13 e 14 anni, imparano un lavoro artigianale o affiancano genitori e parenti nella loro attività.
Un discrimine importante è il possesso di un oggetto rispetto al suo uso: vietato nel primo caso, concesso nel secondo. In molte comunità è vietato possedere un computer o un cellulare a casa o per uso personale, ma è permesso usarlo sul posto di lavoro, solitamente non amish, o per trattare con i clienti, spesso non amish. Un escamotage simile avviene con i servizi taxi gestiti da non amish, che permettono ai fedeli di spostarsi in auto e accorciare i tempi non violando la regola di non possederne una e spostarsi a cavallo. Il confine tra quel che è proibito possedere e quel che è lecito usare a volte però non è così netto: le case non possono avere elettricità pubblica ma alcune hanno generatori e pannelli solari; ci sono frigoriferi a propano e ci sono lavatrici a motore. Sempre John ha spiegato al New York Times: «Non dovremmo avere computer, non dovremmo avere cellulari. Possiamo avere un telefono ma non in casa. Ma per fare affari hai bisogno di un computer, o di accedere a uno e allora il telefono entra in casa. Come fai a tenere tutto in equilibrio?»
Amish in Pennsylvania, 2006 (Mark Wilson/Getty Images)
I più giovani sembrano gestire con più serenità il conflitto tra vita amish e nuove tecnologie, perlomeno quelli intervistati dal New York Times. Marylin, che ha 18 anni, spiega per esempio che basta usare un po’ di equilibrio, e per esempio non usare i cellulari durante gli incontri religiosi. Ma è anche convinta che «non possiamo vivere come facevano 50 anni fa, sono cambiate troppe cose. Non si può pensare che resti tutto uguale. Ci piace il nostro modo di vivere, ma qualche cambiamento non fa male a nessuno».
Ed è probabile che i cambiamenti saranno sempre più frequenti: sia perché a votare per stabilire le nuove regole ci saranno sempre più giovani, sia per necessità contingenti ed economiche. Gli amish sono sempre di più, dato che le coppie si sposano sui vent’anni e fanno una media di sette figli. Negli Stati Uniti sono circa 313mila, quasi il 150 per cento in più di 25 anni fa. Alcune famiglie hanno dovuto lasciare le zone rurali, altre sono passate dai lavori agricoli al commercio, un settore in cui i contatti con le nuove tecnologie sono ormai necessari.
Moses Smucker, per esempio, ha aperto un negozio di alimentari e sandwich al Reading Terminal Market di Philadelphia, un mercato che rivende sia prodotti esotici che quelli dei contadini locali. Sei giorni a settimana Smucker si sposta da Lancaster a Philadelphia per vendere cibo ai turisti e agli impiegati che lavorano vicino al mercato, accetta pagamenti col bancomat e ha anche un profilo su Yelp, un sito di recensioni: «quando si tratta di affari devi fare quel che è necessario per restare nel giro – racconta – e le persone stanno iniziando a capirlo». E aggiunge: «Philadelphia è un posto davvero frenetico. Poi torno a casa, dove posso andare a cavallo. Mi piacciono i cavalli, ad alcuni non piacciono, ma a me sì. Fanno rallentare tutto».
L’allevatore amish John Stoltzfoos vende i suoi prodotti al mercato di Union Square a New York, nel 2009 (Mario Tama/Getty Images)
Donald B. Kraybill, un professore in pensione dell’Elizabethtown’s Young Center for Anabaptist and Pietist Studies, spiega che la comune immagine degli amish poveri e frugali è lontana in molti casi dalla realtà: nella zona di Lancaster ci sono circa duemila uomini d’affari amish di successo, molti con aziende multimilionarie. L’aspetto curioso è che questa mentalità imprenditoriale sia tramandata attraverso una cultura che parla di restrizione e abnegazione personale.
Gli amish più tradizionali rimangono spaventati dall’impatto che internet e i social network potrebbero avere sulle comunità: metterebbero da un lato a disposizione un mondo pieno di possibilità, dall’altro permetterebbero di esprimersi più sinceramente che in pubblico, rendendo le persone più impazienti e mettendole in contatto con nuovi mondi. Il risultato, secondo queste persone, è una minaccia costante alla saldezza della comunità e ai suoi valori. Erik Wesner, che gestisce il blog Amish America, spiega che «vivere alla maniera amish significa riconoscere il valore dei limiti condivisi, e lo spirito di internet è spezzare l’idea di limite. […] Un cellulare e un paio di cuffie bastano per isolarti nel tuo mondo, allontanandoti dal resto della società. In un certo senso, è qualcosa di profondamente anti-amish».
(TIMOTHY A. CLARY/AFP/Getty Images)