Le proteste a Barcellona contro la Spagna
Migliaia di persone hanno manifestato contro gli arresti e le perquisizioni ordinati dal governo, e a favore del referendum sull'indipendenza della Catalogna
Ieri sera ci sono state manifestazioni spontanee in diverse parti di Barcellona, a Tarragona e in altre città catalane contro il governo spagnolo, che sta cercando di impedire che si tenga il referendum indipendentista catalano previsto per il prossimo 1 ottobre ma sospeso dalla Corte costituzionale in attesa di una decisione sulla sua costituzionalità. Migliaia di persone si sono radunate sulla Rambla de Catalunya, famosa via del centro di Barcellona, davanti al dipartimento dell’Economia catalano: uno dei molti uffici perquisiti ieri dalla polizia spagnola che su ordine di un giudice ha sequestrato schede elettorali e altro materiale utile per il referendum e ha arrestato 14 persone ritenute responsabili della sua organizzazione. I giornali parlano di circa 5.000 manifestanti, che cantavano slogan indipendentisti e contro il governo spagnolo, accusato di adottare pratiche repressive e anti-democratiche per impedire il referendum.
Ci sono state manifestazioni anche in altre parti della città, scrivono i giornali: in molti casi si è trattato di piccoli gruppi di persone che si sono raggruppate in modo spontaneo all’ora dell’uscita dal lavoro e hanno bloccato strade e piazze per qualche ora, arrivando a qualche momento di tensione con la polizia. A Tarragona, altra città catalana poco lontano da Barcellona, c’è stata una manifestazione che ha raccolto circa 5.000 persone: tra gli slogan che si sentivano c’erano “No tinc por” (“io non ho paura”, lo stesso slogan cantato dopo l’attentato sulla Rambla del 17 agosto) e “fuori le forze di occupazione”, un riferimento alla polizia spagnola e agli arresti di ieri.
Intanto il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy ha chiesto nuovamente al presidente catalano Carles Puigdemont di interrompere l’organizzazione del referendum, dicendo che il governo spagnolo avrebbe continuato a impedirne l’esecuzione per difendere l’unità della Spagna. Puigdemont, che è un convinto indipendentista e uno dei principali sostenitori del referendum, ieri aveva usato toni molto duri nei confronti del governo spagnolo, dicendo che era stato sospeso l’autogoverno della Catalogna e che «quello che sta vivendo la Catalogna non lo vive nessun altro stato dell’Unione Europea». Sempre ieri l’account Twitter del governo catalano aveva fatto dei tweet molto duri contro il governo spagnolo. Per esempio ha scritto: «I cittadini sono convocati l’1 ottobre per difendere la democrazia da un regime repressivo e intimidatorio»; oppure: «Pensiamo che il governo spagnolo abbia oltrepassato la linea rossa che lo separava dai regimi autoritari e repressivi». Ieri la polizia spagnola ha sequestrato circa 10 milioni di schede elettorali per il referendum, cartelli per i seggi e altro materiale per le votazioni.