“The Ballad of Sexual Dependency” di Nan Goldin, a Milano
Fino al 26 novembre la Triennale ospita il lavoro più famoso della fotografa statunitense
Fino al 26 novembre alla Triennale di Milano sarà possibile vedere The Ballad of Sexual Dependency, il lavoro più conosciuto della fotografa statunitense Nan Goldin. The Ballad of the Sexual Dependency è uno slideshow di circa 700 foto (accompagnate da una colonna sonora) che la fotografa ha raccolto dagli anni Ottanta in poi e che ritraggono lei e i suoi amici, in gran parte tossicodipendenti, in azioni quotidiane e intime: mentre fanno sesso, mangiano, fanno la doccia, si drogano, escono insieme o soffrono per l’AIDS, tra Boston, New York, Londra, Berlino e le altre città in cui Goldin è passata.
Il lavoro di Goldin coincide con la sua esperienza, e lei stessa lo ha descritto come una sorta di diario che lascia leggere agli altri: «Il diario è la forma di controllo della mia vita. Mi permette di annotare in modo ossessivo ogni dettaglio. Mi permette di ricordare». Le sue immagini sono spesso sfocate, poco illuminate e composte in modo apparentemente causale: una delle più conosciute – “Autoritratto un mese dopo essere stata picchiata” – la mostra con gli occhi neri e gonfi, un mese dopo essere stata picchiata, appunto, dal suo compagno.
Nata a Washington D.C. nel 1953 da genitori ebrei appartenenti alla classe media americana, Goldin ha lasciato la sua famiglia a 14 anni, tre anni dopo il suicidio della sorella Barbara, ed è cresciuta a Boston, dove ha frequentato la School of the Museum of Fine Arts e si è avvicinata ai club notturni. Alla fine degli anni Settanta si è trasferita a New York per dedicarsi alla fotografia.
Ballad of Sexual Dependency, che è la sua opera più famosa e un progetto artistico importante e riconosciuto, è costituito da circa 700 immagini a colori montate in sequenza filmica, per una durata di circa 42 minuti e accompagnate da una colonna sonora che Goldin aveva aggiunto per intrattenere i suoi amici mentre guardavano le foto (con canzoni dei Velvet Underground, di James Brown, di Nina Simone, di Charles Aznavour e di Petula Clark, tra gli altri). In mostra ci saranno anche alcuni manifesti originali utilizzati per le prime performance di Goldin. Negli anni Goldin ha collaborato con numerosi artisti, si è occupata di fotografia di moda, ha pubblicato libri ed esposto i suoi lavori nei principali musei del mondo.