Cosa fanno Salvini e Berlusconi
Si sfidano da lontano su chi sarà il prossimo capo del centrodestra, ma al momento hanno entrambi interesse a rimandare un'alleanza
Nel corso del fine settimana, parlando a due importanti eventi politici dei loro partiti, il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi e il segretario della Lega Nord Matteo Salvini hanno ripetuto entrambi che il centrodestra deve tornare ad unirsi per vincere alle elezioni, presentandosi però entrambi come futuri leader di questa possibile unione. La possibile alleanza tra la Lega Nord e Forza Italia è uno degli argomenti di cui si sta parlando di più, per via dell’avvicinarsi delle elezioni e dei molti segnali che i due partiti hanno dato di volersi riavvicinare. Con l’attuale sistema elettorale, tuttavia, formare un’alleanza tra più partiti non converrebbe a nessuno e non si capisce bene che tipo di alleanza auspichino Salvini e Berlusconi: la cosa più probabile, al momento, è che stiano cercando di massimizzare il consenso tra i loro elettori senza attaccarsi troppo duramente e rimandando l’eventuale scontro a dopo le elezioni, quando si scoprirà se Lega e Forza Italia avranno i voti per governare, e chi ne avrà di più.
Silvio Berlusconi ha parlato da Fiuggi, durante una manifestazione organizzata da Forza Italia e dal Partito Popolare Europeo (PPE), il cui segretario Antonio Lopez gli ha inviato un messaggio molto caloroso: «Trasmetto il saluto del PPE al prossimo presidente del Consiglio d’Italia». Berlusconi ha parlato tantissimo: per quasi un’ora e quaranta minuti. Ha detto che intende affrontare in prima persona la campagna elettorale, indipendente dalla decisione della Corte di Strasburgo sulla sua condanna per evasione fiscale e ha detto che lui e Forza Italia restano al centro dello scenario politico. «Il centrodestra in Italia lo abbiamo fatto noi – ha detto in uno dei passaggi più citati del discorso – e abbiamo sempre avuto noi il leader per dettare e realizzare il programma».
Berlusconi ha fatto capire che continua a immaginare Forza Italia come un partito moderato ed europeista – «Siamo molto fieri di essere rappresentanti in Italia della grande famiglia popolare europea – ha detto durante il suo intervento – I suoi valori sono i nostri valori. Mi ci ritrovo sino alle virgole. Solo chi è nel PPE vincerà le prossime elezioni in UE» – e ha attaccato la Lega soltanto in modo indiretto, ricordando che i “populisti” in Europa «non hanno mai vinto». Berlusconi ha anche attaccato il Movimento 5 Stelle: «Ieri il M5S ha indicato come candidato un giovane che mi sembra una meteorina della politica, che viene bene in tv ma non porta alcun bagaglio per gli italiani. Non si fa campagna elettorale con l’età. Per fare il Presidente del Consiglio bisogna avere potere decisionale, grande esperienza».
Matteo Salvini ha risposto indirettamente poche ore dopo, dalla festa della Lega Nord a Pontida, un appuntamento storico per la Lega che quest’anno è stato molto diverso dal solito. Per la prima volta, sul prato di Pontida non c’era la statua di Alberto da Giussano, il capitano di ventura medievale diventato simbolo della Lega, e non si sono visti gli striscioni che inneggiavano alla secessione: gli unici militanti che ne hanno portato uno sono stati convinti a rimuoverlo dallo staff del segretario. Inoltre, per la prima volta dalla fondazione della Lega, Umberto Bossi non ha parlato dal palco, per decisione dello stesso Salvini – Bossi ha detto ai giornalisti di essere offeso e pronto a lasciare il partito. Persino il verde, il colore tradizionale della Lega, è quasi sparito, sostituito da centinaia di cartelli blu con la scritta “Salvini premier”.
Il segretario ha ripetuto più volte il concetto espresso dai cartelli nel suo discorso. Ha detto di sentirsi «il prossimo presidente del consiglio» e che quella di domenica è stata «l’ultima Pontida con la Lega all’opposizione». Il suo è stato un discorso “a metà del guado”, conciliante su alcuni aspetti, ma molto radicale su altri. Non ha parlato di uscita dall’euro e anzi ha detto che l’Unione Europea merita ancora «un’ultima chance». Ha parlato poco anche di “flat tax”, cioè la proposta da molti giudicata irrealizzabile di introdurre un’unica tassa al 20 per cento (che significherebbe sostanzialmente dimezzare l’attuale imposizione fiscale). Ha strizzato l’occhio alla parte più estrema dei suoi sostenitori dicendo che quando la Lega sarà al governo «darà mano libera alla polizia», e cancellerà la legge Fiano sull’apologia di fascismo e quella Mancino, che proibisce l’incitamento all’odio razziale e religioso. Ha anche detto che intende abolire il Jobs Act, la riforma Fornero e la legge che rende obbligatori una serie di vaccini, sostenendo che sia un favore «all’industria farmaceutica» (è qualche settimane che Salvini ha iniziato a parlare di vaccini e complotti).
Salvini è stato molto attento a non attaccare direttamente Berlusconi e i pochi riferimenti che ha fatto al leader di Forza Italia sono stati piuttosto prudenti. «Berlusconi dice “il centrodestra sono io”? – ha domandato Salvini alle migliaia di persone che si erano radunate a Pontida – Ma in democrazia sono i cittadini a decidere». Non ha comunque escluso che con Forza Italia si possa arrivare a «un’alleanza seria e compatta» in vista delle politiche, purché non venga dato spazio ai «poltronari di professione alla Alfano».
Che Salvini voglia mantenere in piedi una qualche forma di accordo con Forza Italia, che è essenziale per sostenere i presidenti leghisti di Veneto e Lombardia e numerosi sindaci, lo ha dimostrato anche un altro evento particolare durante la manifestazione. Domenica a Pontida ha parlato anche Giovanni Toti, presidente della regione Liguria di Forza Italia e primo non leghista a parlare nella storia della festa della Lega. Toti è considerato uno dei principali leader interni di Forza Italia oltre che il più forte sostenitori della necessità di trovare un accordo con la Lega Nord. Nel suo discorso, Toti è spesso sembrato più vicino a Salvini che allo stesso Berlusconi e al Corriere della Sera ha detto: «Credo che saranno i cittadini a scegliere il leader: con le primarie se avremo una lista unica; oppure si vedrà quale sigla avrà ottenuto più voti, o cosa decideranno i parlamentari eletto».
Un’alleanza formale tra i due partiti però continua a sembrare molto difficile, almeno fino a quando resterà in vigore l’attuale legge elettorale. Se le cose non cambieranno, andremo a votare con un sistema proporzionale senza coalizioni. Ogni partito sarà incentivato a presentarsi da solo e a sottolineare le proprie specificità nel tentativo di raccogliere il maggior numero di elettori. Con questo sistema, formare un’unica lista tra due partiti rischia semplicemente di allontanare i più moderati tra gli elettori di Forza Italia e i più radicali tra quelli leghisti, senza dare ulteriori vantaggi alle due formazioni.
Nonostante i continui appelli all’unità del centrodestra che provengono da entrambi i partiti, al momento la cosa che conviene di più ad entrambi è quella di proseguire separatamente la campagna elettorale, facendo appello ognuno al proprio elettorato (più anziano e moderato quello di Forza Italia, più giovane e radicale quello della Lega). Nel contempo, i due leader evitano di attaccarsi in maniera troppo plateale, lasciando così aperta la possibilità di formare un’alleanza in caso di esito positivo delle prossime elezioni. Se invece la legge elettorale dovesse cambiare e dovesse essere introdotto un sistema che renda necessario formare delle coalizioni pre-elettorali, le cose allora si metterebbero in maniera completamente diversa e dentro il centrodestra arriverebbe davvero il momento in cui decidere chi è che comanda.