È tornato il cinema muto, sui social
Tra Facebook, Instagram e Twitter guardiamo moltissimi video senza audio, ed è un po' come tornare ai primi anni del Novecento
«Viviamo nell’età dell’oro dei video senza audio», ha scritto la giornalista Amanda Hess in un articolo pubblicato sul New York Times dal titolo “Il cinema muto è tornato – sui social media“. «È impressionante che con tutti i progressi tecnologici che ci permettono di girare e condividere video all’istante siamo tornati a uno degli istinti originali del cinema», ha scritto Hess. Un centinaio di anni fa, quando nacque il cinema, l’assenza di suono non fu una scelta, ma un limite tecnologico a cui si provò a rimediare. Oggi l’assenza di suono è una scelta, dovuta al fatto che i video sono spesso visti di fretta, da uno smartphone, magari in mezzo ad altra gente e magari mentre si stanno facendo altre tre cose.
Succede su Twitter e su Instagram, ma il social network su cui ci sono più video senza audio (o con un audio che è solo un non indispensabile sottofondo) è senza dubbio Facebook. Già dai primi mesi del 2016, ogni giorno gli utenti di Facebook guardano almeno 100 milioni di ore di video, molti dei quali sono senza audio. È difficile avere numeri e percentuali esatti: alcuni video non sono muti, ma hanno una superflua musichetta, altri sono riprodotti senza attivarne l’audio, altri ancora sono ascoltati da dispositivi impostati su modalità silenziosa. Il sito Tubular Labs, che analizza i dati sui video pubblicati su Facebook dalle pagine più importanti, dice che il 46 per cento dei video delle società che analizza sono «completamente silenziosi o accompagnati da musica», ma comunque non “parlati”. Fatta eccezione per YouTube, basta un giro sui social per accorgersi che tra GIF, pubblicità, video di notizie pieni di didascalie, video-ricette di Tasty, è pieno di video senza suoni o in cui i suoni sono decisamente superflui.
Hess ha messo insieme le cose in comune tra i video senza audio su Facebook – dove si può andare sulle impostazioni e decidere se farli partire di default con o senza audio – e i film muti di 100 o più anni fa: «Immagini notevoli, trucchi e contenuti impressionanti, situazioni non comuni in scenari riconoscibili all’istante, un’interazione tra testi e immagini, e una grande presenza di bambini e animali». Sono cose diverse dal cinema di oggi, dove molti addetti ai lavori dicono per esempio che sia meglio non lavorare con animali e bambini, specie se molto piccoli, perché è difficile farli recitare. Animali e bambini erano invece «star naturali del cinema muto per il semplice fatto di non poter parlare: comunicano soprattutto con i gesti, i movimenti e le espressioni» e danno l’idea di essere spontanei, di non stare recitando.
Secondo una famosa definizione dello studioso di cinema Tom Gunning, nota a chi ha studiato storia del cinema, il cinema muto dei fratelli Lumière e di quelli che hanno fatto film muti nei primi anni del Novecento era un “cinema delle attrazioni“. Questa prima forma di cinema voleva mostrare più che raccontare. Che si trattasse di un ragazzo che faceva uno scherzo a un giardiniere che innaffiava le piante, o un treno che arrivava in una stazione francese, era un cinema «che funzionava perché aveva un effetto sensuale o psicologico, non perché raccontava una storia», ha scritto Hess. Altre volte, funzionava anche solo perché facevano ridere.
Erano le cose più immediate che i primi registi pensarono di riprendere e mostrare a un pubblico, ma erano anche efficaci perché potevano essere capite da tutti. Per motivi economici e tecnologici quei film dovevano poi essere corti: non c’era tempo per lunghe trame e complicate narrazioni. Hess ha anche fatto notare che allora come ora in certi casi è difficile capire chi, nei video, stia recitando e chi sia davvero se stesso.
Oggi i video senza audio dei social media sono corti perché chi li guarda ha poco tempo a disposizione. Il fatto che siano senza audio permette inoltre di renderli comprensibili per chiunque, a prescindere dalla lingua parlata. Hess ha scritto che certi video di oggi ricordano quelli che venivano mostrati nel kinetoscopio inventato da Thomas Edison: dei proiettori cinematografici pensati per mostrare immagini a una persona per volta.
Jame Cahill, che insegna cinema all’Università di Toronto, ha detto al New York Times che i primi registi erano anche attirati «dalla possibilità di mostrare la realizzazione di eventi irreversibili, di cose che potevano succedere una sola volta», di cose che, se non al cinema, molti spettatori non avrebbero altrimenti potuto vedere; ha usato come esempio un filmato del 1911 dove si vede un boa constrictor mentre mangia un coniglio.
Hess ha scritto che oltre ai video con cose fuori dal comune ce ne sono anche molti che, più in generale, «offrono una gratificazione istantanea senza necessità di audio» e che mostrano gesti molto semplici, rapidi e diretti: come per esempio il video di un uomo che disegna il simbolo di un disabile in un parcheggio – video che su Twitter ha avuto più di 80mila retweet – oppure la scena girata dai fratelli Lumière nella quale si vedono alcune persone che distruggono un muro.
This guy is an actual magician pic.twitter.com/TO7s6mbeP8
— joe (@goulcher) 10 settembre 2017
Hess ha anche fatto notare le somiglianze tra i titoli di certi film dei primi anni del Novecento e quelli con cui vengono condivisi molti video sui social network: cose come “cosa succede se…”, “l’incredibile video di…”, o “cosa si prova quando…”.
Alla fine del suo articolo, Hess ha scritto:
Non è chiaro dove porteranno le innovazioni dei video sui social media, ma, se non altro, i video di oggi stanno andando nella direzione opposta a quella presa dal cinema dalla sua nascita: continuiamo a mettere sempre più stramberie, curiosità e informazioni in pezzetti sempre più piccoli e veloci di intrattenimento, scartando addirittura possibilità di sperimentazione – come per esempio l’audio – che sembrano rallentare il tutto.
Mentre il mondo dei media online continua verso il suo molto discusso “focus sui video”, vedremo sempre più le nostre esperienze online finire dentro quelle micro forme iper-visive e ogni centimetro di schermo diventerà un cartellone lampeggiante. Tutto diventerà più veloce, luminoso e vistoso – ma, forse, non più rumoroso.