Il mistero degli “attacchi sonori” contro i diplomatici americani a Cuba non è ancora stato risolto
E anzi, più passa il tempo più sembra inspiegabile
A Cuba non è ancora stato risolto il mistero della perdita di udito di alcuni funzionari diplomatici americani impiegati a L’Avana, per il quale gli Stati Uniti avevano inizialmente accusato il governo cubano. La storia era stata raccontata per la prima volta il mese scorso, anche se risale al 2016, quando alcuni membri dello staff diplomatico statunitense a Cuba cominciarono a soffrire di inspiegabili perdite di udito. Una successiva indagine del governo americano aveva attribuito i sintomi all’azione di un dispositivo posizionato nei pressi dell’ambasciata, ma non si erano individuati i responsabili e non si era capito se si trattasse di un atto di spionaggio, di sabotaggio o altro. Ora una nuova inchiesta di Associated Press ha rivelato altri dettagli sull’intera vicenda, senza però risolvere il mistero.
Alcuni degli incidenti che hanno provocato la perdita di udito, ma anche problemi di pronuncia, ha scritto Associated Press, sono avvenuti soprattutto di notte e in alcune stanze specifiche. Per esempio un diplomatico americano che alloggiava all’Hotel Capri, storico hotel della capitale cubana vicino al lungomare, ha raccontato che di notte dal suo letto sentiva un rumore forte e insopportabile che però spariva quando si alzava e si spostava di qualche passo. Quando tornava a letto, inspiegabilmente, il rumore ricominciava: «È come se [il diplomatico] camminasse attraverso un qualche tipo di muro invisibile che divideva la stanza», ha scritto Associated Press. Incidenti simili sono avvenuti nelle case di altri diplomatici americani: in tutto i cittadini americani che hanno sofferto di sintomi legati a questi “attacchi sonori” sono stati 21; a loro vanno però aggiunti anche alcuni diplomatici canadesi (poco meno di una decina).
La varietà dei sintomi mostrati dalle persone colpite è stata fonte di confusione nelle indagini compiute dall’FBI, dal dipartimento di Stato e dalle agenzie di intelligence statunitensi. L’ipotesi che si era fatta inizialmente, cioè dell’uso di una specie di arma sonora da parte dei cubani, è diventata più debole dopo che alcuni diplomatici hanno mostrato piccoli danni cerebrali, che difficilmente vengono provocati da un suono. Ora altre vittime mostrano di essere in condizioni di salute più gravi di quelle che erano state riscontrate all’inizio delle indagini. Altri sintomi riscontrati sono problemi di concentrazione, difficoltà a ripetere parole specifiche, nausea, forti mal di testa e problemi a mantenere l’equilibrio.
Anche il modo in cui si sono mostrati i sintomi è stato diverso da persona a persona. Alcuni hanno sentito delle vibrazioni e suoni molto forti, come il frinio delle cicale. Altri si sono svegliati con il rumore di una sveglia nelle orecchie, scoprendo poi che il rumore non andava via spegnendo la sveglia, ma spostandosi dal letto. Altri semplicemente non hanno sentito niente, ma hanno comunque cominciato a soffrire dei sintomi in un secondo momento.
Gli americani stanno ancora valutando diverse ipotesi, oltre a un atto deliberato organizzato dal governo cubano, ma per ora non si è arrivati ad alcuna conclusione. Nelle stanze delle persone colpite da questi attacchi non è stato trovato niente e il governo cubano continua a sostenere la sua estraneità a tutta questa storia. Fulton Armstrong, ex funzionario della CIA che ha lavorato a L’Avana per molti anni prima che gli Stati Uniti riaprissero la loro ambasciata, ha detto: «Niente di tutto questo ha una spiegazione ragionevole. È un mistero dopo l’altro». Joseph Pompei, ex ricercatore del prestigioso MIT (Massachusetts Institute of Technology) ed esperto di psicoacustica, ha aggiunto: «Danni cerebrali e traumi, non è possibile. Qualcuno avrebbe dovuto immergere la loro testa in una piscina con trasduttori ad ultrasuoni molto potenti».