La più grande esercitazione russa dalla fine della Guerra fredda
È cominciata oggi in Bielorussia e coinvolgerà probabilmente circa 100 mila uomini, anche se la Russia sembra voler nascondere i numeri reali
Oggi è cominciata in Bielorussia Zapad-2017, la più grande esercitazione militare a cui l’esercito russo partecipa dalla fine della Guerra fredda, quasi 30 anni fa. L’esercitazione coinvolgerà anche l’esercito bielorusso e simulerà l’aggressione dei due paesi da parte di una serie di nazioni inventate che ricordano molto chiaramente la Polonia e i paesi Baltici. Secondo gli esperti occidentali, all’esercitazione parteciperanno tra i 60 e i 100 mila soldati. Il governo russo non ha rivelato la cifra reale dei militari impegnati poiché se fosse superiore ai 13 mila uomini sarebbe costretto dai trattati internazionali ad invitare osservatori stranieri, cosa che naturalmente non vuole fare.
“Zapad”, cioè “occidente” in russo, è il nome di una serie di esercitazioni che si sono svolte tra Unione Sovietica e paesi alleati fin dagli anni Settanta. Dopo la caduta del comunismo le esercitazioni “Zapad” vennero soppresse per poi riprendere nel 1999 e ricevere un nuovo impulso durante la presidenza di Vladimir Putin. In passato “Zapad” era l’esercitazione che doveva simulare lo scontro più importante per l’Unione Sovietica: un conflitto militare nel cuore dell’Europa, che spesso implicava l’utilizzo di diverse testate nucleari. Oggi l’esercitazione ha un numero ridotto di partecipanti: al posto dei suoi numerosi alleati in Europa orientale, la Russia di Putin può contare soltanto sulla Bielorussia, ma lo scopo dell’esercitazione però è rimasto lo stesso: simulare un conflitto militare di grandi proporzioni con i propri vicini occidentali.
Uno degli aspetti più curiosi dell’esercitazione è lo scenario fantapolitico che è stato costruito come scenario per le manovre militari. I soldati russi e bielorussi avranno il compito di fermare l’aggressione della Veishnoriya, uno stato di fantasia appoggiato dall’occidente che ha l’obiettivo di spezzare l’alleanza tra Russia e Bielorussia con un’azione militare. Nella sua operazione militare, la Veishnoriya sarà appoggiata da due paesi alleati, la Lubeniya e la Vesbasriya. Secondo gli esperti, questi paesi inventati sono soltanto dei nomi di copertura per Polonia, Lettonia, Lituania ed Estonia, i quattro paesi membri delle NATO più attivi nel contrastare il nuovo espansionismo russo. Quella di utilizzare stati inventati durante le esercitazioni per evitare incidenti diplomatici è una pratica molto diffusa. Nel 2015 la Lituania, per esempio, aveva organizzato una serie di esercitazioni che simulavano un attacco da parte della Bothnia, uno stato inventato che serviva a mascherare il vero obiettivo dell’esercitazione: prepararsi a un attacco russo simile a quello subito dall’Ucraina nel 2014.
Nelle ultime settimane sono nati su diversi social network dei profili satirici, che scrivono in russo e bielorusso fingendo di essere gli account ufficiali del governo della Veishnoriya. Gli account sembrano essere tutti pro-occidente e si concentrano nel prendere in giro l’esercitazione, scrivendo ad esempio che il popolo della Veishnoriya non teme un attacco perché i suoi abitanti sono come degli “animali da guerra”.
Aldi là degli scherzi e delle minacce a nazioni inventate, diversi esperti occidentali sono abbastanza preoccupati dall’esercitazione. A quanto sembra, il ministero della Difesa russo ha mentito platealmente sul numero di truppe che saranno coinvolte nell’esercitazione. Secondo le informazioni diffuse pubblicamente, parteciperanno appena 12.700 soldati, cioè 300 meno del limite di 13 mila soldati, oltre il quale gli accordi internazionali fanno scattare l’obbligo di partecipazione all’esercitazione degli osservatori militari internazionali. Il numero però sembra del tutto irrealistico. Pochi mesi fa, il governo russo ha noleggiato quattromila carrozze ferroviarie per trasportare in Bielorussia tutto il materiale necessario all’esercitazione.
Il numero più probabile di partecipanti è stimato dagli esperti occidentali tra i 60 e i 100 mila soldati. Tra le altre unità, l’esercitazione dovrebbe vedere l’impiego della Prima armata corazzata della guardia, un’unità militare formata durante la Seconda guerra mondiale, smantellata nel 1999 e ricostruita nel 2015. L’armata è formata da circa 800 carri armati e 300 pezzi di artiglieria semovente, cioè cannoni montati a bordo di veicoli corazzati. Come hanno scritto sul New York Times Michael Gordon ed Eric Schmitt, due giornalisti esperti di questioni di sicurezza, «è la prima volta dal collasso dell’Unione Sovietica che un tale potere offensivo viene concentrato in un singolo comando».
Il sospetto di molti è che la Russia abbia deciso di muovere così tanti militari perché intende lasciarne parecchi in Bielorussia anche dopo la fine dell’esercitazione. La Bielorussia si trova in una posizione ambigua: da una parte ha un’economia che dipende dalla vendita di gas russo a basso prezzo, è controllata dal presidente Alexander Lukashenko, spesso definito “l’ultimo dittatore d’Europa” e ospita già oggi diverse installazioni militari russe; dall’altra è anche un paese di confine tra la NATO e la Russia, e quindi è particolarmente esposta alle tensioni internazionali.
Altri hanno fatto notare come grandi esercitazioni militari simili a Zapad-2017 precedettero l’aggressione Russia in Ucraina che culminò con l’occupazione della Crimea e con la successiva invasione dell’Ucraina orientale. Non sembra tuttavia molto probabile che qualcosa del genere si ripeta, almeno non nei confronti di paesi membri della NATO, come la Polonia o i paesi Baltici. Dal canto suo, il governo russo ha assicurato che l’esercitazione è del tutto difensiva, anche se non ha diffuso molte altre informazioni su come si svolgeranno le manovre militari. Quello che è certo è che proseguiranno per una settimana, fino al 20 settembre, che tra sabato e domenica ci saranno finti attacchi aerei e grandi manovre con i carri armati e che il teatro delle operazioni comprenderà Bielorussia, Russia occidentale e l’exclave russa di Kaliningrad.