La storia della “bambina cristiana affidata a musulmani radicali” è andata un po’ diversamente
Il sito "Valigia Blu" ne ha ricostruito le imprecisioni, riprese da diversi giornali italiani
Sul blog Valigia Blu Angelo Romano ha ricostruito la storia della bambina “cristiana” affidata a una famiglia musulmana in un quartiere di Londra, di cui si sono occupati molti giornali internazionali e italiani. Il caso è iniziato con un articolo del Times che, secondo successive ricostruzioni, conteneva diverse imprecisioni: su tutte il dettaglio secondo cui la famiglia che aveva accolto la bambina non parlasse inglese (non è vero, ha spiegato il municipio che si è occupato dell’affido della bambina). I giornali italiani, come spesso succede in queste occasioni, hanno ripreso la storia senza fare ulteriori controlli e verifiche.
Questa storia è un mix di dettagli non verificabili, false informazioni e omissioni. Tutto inizia lunedì scorso quando The Times pubblica un articolo dal titolo “Bambina cristiana costretta all’affidamento a una famiglia musulmana”. Il sottotitolo dava più dettagli: “preoccupazione per la ragazza costretta a togliere una collanina con il crocifisso e a imparare l’arabo”.
Secondo la ricostruzione del Times, che ha detto di aver potuto visionare in esclusiva documenti riservati delle autorità locali, “una bambina di cinque anni, bianca, è stata presa dalla sua famiglia e costretta a vivere con due tutori musulmani a Tower Hamlets”, uno dei quartieri più multiculturali di Londra. Inoltre, alla bambina era stato proibito di mangiare il suo piatto preferito, gli spaghetti alla carbonara, perché c’era il maiale, e, stando a quanto affermato da un supervisore dei servizi sociali, che aveva chiesto l’anonimato, la bambina era molto provata perché la famiglia affidataria non parlava la lingua inglese. Eppure, sottolineava il Times, la legge richiede che nella scelta dell’affidamento si tenga conto della “religione, del background linguistico e culturale, della razza”. Negli ultimi sei mesi invece la bambina aveva vissuto con due famiglie entrambe musulmane, al cui interno in un caso pare che la madre vestisse il niqab, la tunica nera che copre le donne dalla testa ai piedi, nell’altro che le donne dovessero indossare il burqa prima di uscire di casa.