A Staino proprio non piace D’Alema
«Ormai si può affermare tranquillamente che D’Alema è stato il personaggio più deleterio per la sinistra italiana»
Sul Dubbio, giornale diretto da Piero Sansonetti, c’è un’intervista a Sergio Staino, disegnatore e ex direttore dell’Unità, quotidiano del Partito Democratico che ha sospeso le pubblicazioni all’inizio di giugno. Staino parla dell’esperienza all’Unità e della sua chiusura, della svolta della Bolognina, del Partito Democratico («Nelle superstiti Feste dell’Unità sapesse quanti militanti continuano a lavorare, sperando che qualcosa nasca»), di Matteo Renzi e di Massimo D’Alema.
Staino spiega come secondo lui il successo di Renzi «gettò gli ex Ds in una situazione di smarrimento» e che per questo «D’Alema e i suoi fecero passare l’idea dell’usurpazione, del marziano che prende il partito». Dice anche che alcuni storici dirigenti del partito «con opportunismo» prima hanno cercato un accordo «che doveva essere siglato con la nomina di D’Alema come Alto commissario europeo». E che «Invece, quando Renzi nominò la Mogherini con grande schiaffo a D’Alema, si gettarono le basi per l’Mdp. Io sono sicurissimo che, se D’Alema fosse stato nominato Alto commissario, non ci sarebbe stata la scissione». E quando la giornalista gli chiede se, come sempre, è “tutta colpa di D’Alema”, Staino risponde:
«D’Alema è curioso: nel passato è stato fin troppo dogmatico nell’aver fiducia nel partito e nel considerare i militanti come pedine che avrebbero ciecamente obbedito alle scelte della direzione. Ora invece, proprio lui che ha dato il via all’operazione Pd, mi viene a parlare della necessità di costruire un nuovo partito, invece che stare in quello che ha voluto lui».
E ancora:
«Ho sperato fino all’ultimo che (la scissione) non avvenisse, poi alla fine ho sperato che ci fosse perché ormai si era capito che nel cervello di Massimo c’era solo un obiettivo distruttivo. Ormai si può affermare tranquillamente che D’Alema è stato il personaggio più deleterio per la sinistra italiana, ha vissuto tutta la storia del partito in chiave personale: dopo Natta era incarognito della nomina di Occhetto a segretario e non ha avuto pace finché non lo ha distrutto. Poi ha voluto distruggere Prodi con tutto quel che c’era di innovativo nel primo governo della sinistra, poi ha distrutto Veltroni per prendersi lui il PD. Ora l’obiettivo principale è quello di distruggere Matteo Renzi. Le sembra una persona che può dare un minimo di fiducia per il futuro dei nostri nipoti? E’ per questo che a un certo punto ho sperato che se ne andasse e mi spiace solo che lo abbia seguito Bersani, perché Bersani era di un’altra stoffa, molto più generoso e legato alla ditta».
Su MDP:
«Mdp è mosso dal rancore, perché parte dal presupposto che Renzi abbia usurpato qualcosa e che loro, poverini, siano innocenti. Le cose che nascono con rancore non hanno possibilità di crescita e soprattutto non hanno possibilità di fare qualcosa di buono. Per questo spero che Pisapia ci pensi bene prima di andare ad abbracciare D’Alema. Ho l’impressione comunque che saranno assai pochi i compagni che li seguiranno».