Cosa succede coi rifugiati a Roma
Tre giorni fa è stato sgomberato un palazzo occupato da eritrei ed etiopi, che sono rimasti letteralmente per strada: e ancora non è stata trovata una soluzione
Da tre giorni a Roma c’è una certa agitazione per via dello sgombero di un palazzo occupato da migranti in via del Curtatone, nei pressi della stazione Termini. Il palazzo in questione era occupato dalla fine del 2013 e ci abitavano circa 800 persone, soprattutto rifugiati o richiedenti asilo provenienti da Eritrea ed Etiopia. Subito dopo lo sgombero di sabato 20, l’amministrazione comunale non ha offerto una soluzione alternativa ai residenti del palazzo: circa 150 di loro si erano quindi accampati nella vicina piazza dell’Indipendenza. Stamattina la polizia ha tentato di sgomberarli anche dalla piazza: al momento però i rifugiati «hanno iniziato una resistenza passiva per non lasciare il presidio», ha scritto Eleonora Camilli, giornalista di Redattore Sociale che da tempo si occupa dell’accoglienza dei migranti a Roma. La sindaca Virginia Raggi non ha ancora commentato la questione. Di fatto non si capisce cosa la città abbia intenzione di fare con queste persone, che in quanto rifugiati o richiedenti asilo hanno diritto a restare in Italia o ad attendere una decisione sulla loro domanda.
Secondo il Sole 24 Ore – la cui sede romana si trova in piazza Indipendenza – il comune sta cercando «soluzioni alternative» per i rifugiati sgomberati. Per il momento a 107 persone, fra cui donne con bambini e anziani, è stata lasciata la possibilità di rimanere nel palazzo. Altre 20 persone sono state accolte da centri di accoglienza, secondo una nota del comune «a fronte di numerosi rifiuti» di altri ex residenti.
Il comune di Roma però aveva anche invitato la regione a occuparsi del problema: nella stessa nota di ieri aveva sottolineato che «in base al decreto legge n.14/2017, nei casi di sgomberi di immobili privati occupati i livelli assistenziali devono in ogni caso essere garantiti agli aventi diritto dagli Enti Locali e dalle Regioni». Stamattina in effetti in prefettura si è riunito il Comitato per l’ordine e la sicurezza, a cui partecipano fra gli altri il comune, la regione e i proprietari del palazzo, ma non è chiaro se siano state trovate delle soluzioni da offrire alle persone sgomberate.
"Non siamo terroristi. Vogliamo una casa per vivere" lo striscione esposto da palazzo #viacurtatone #refugees #Roma pic.twitter.com/SYhJyKihXc
— Eleonora Camilli (@EleonoraCamilli) August 23, 2017
Da mesi Roma ha problemi con l’accoglienza di migranti, richiedenti asilo e rifugiati. A giugno la prefettura aveva stimato che la città e i paesi della provincia ospitavano 5.581 rifugiati e richiedenti asilo nei centri di prima accoglienza e 3.028 rifugiati negli SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati). In tutto, circa 8.500 persone. Sono numeri al di sotto della quota di 2,5 richiedenti asilo da ospitare ogni 1.000 abitanti decisa da ANCI e governo italiano nell’agosto del 2016: secondo questi calcoli, Roma e la sua provincia dovrebbero garantire circa 11.00 posti. Un altro problema è che oltre ai migranti registrati nel sistema ufficiale ci sono migliaia di persone che ogni giorno transitano per i centri o i campi abusivi della città. Nonostante questi problemi, il comune di Roma non ha ancora approvato un piano ufficiale per la gestione dell’accoglienza.