Roberto Maroni non ha chiaro chi siano questi “sovranisti”
Il presidente della Lombardia ed ex segretario della Lega Nord ha detto a Libero che risponderà a una domanda sui "sovranisti" «quando avrò capito cosa vuol dire»
Oggi, il quotidiano Libero ha pubblicato un’intervista al presidente della Lombardia ed ex segretario della Lega Nord Roberto Maroni in cui si è parlato soprattutto del referendum sull’autonomia della Lombardia del prossimo 22 ottobre. Maroni ha risposto anche ad alcune domande sull’attuale politica della Lega, ad esempio sul fatto che il partito sembra aver abbandonato gli slogan anti-euro. A questo proposito, l’intervistatore ha domandato a Maroni se la Lega non sia diventato un partito “sovranista”. Alla domanda Maroni ha risposto in maniera piuttosto tagliente.
«Le risponderò quando avrò capito cosa vuol dire sovranismo. Per me la sovranità appartiene al popolo e in questo senso basta essere democratici per essere sovranisti. Se invece il sovranismo significa nazionalismo e quindi centralismo da buon leghista dico “no grazie”»
Si tratta di una critica implicita all’attuale segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, che sta cercando di trasformare la Lega Nord da partito regionale a partito nazionale, ispirato alla destra populista europea (Salvini non ha mai nascosto di avere come modello il Front National di Marine Le Pen). Le diverse visioni di Maroni e Salvini si sono scontrate al congresso di partito dello scorso maggio. Salvini ha vinto con l’82 per cento dei voti, battendo il candidato appoggiato da Maroni, l’assessore all’Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava.
Nonostante la sconfitta, Maroni e altri dirigenti leghisti continuano a sostenere la necessità di mantenere viva l’identità regionale della Lega. Nell’intervista data a Libero, ad esempio, Maroni ha criticato l’ipotesi fatta dal segretario Matteo Salvini di togliere “nord” dal nome e dal simbolo della Lega. Su questo, ha detto Maroni: «La penso come Bossi: se togli il riferimento territoriale, perdi forza e voti. Il Nord è dentro di noi, è il nostro dna, un patrimonio da non sperperare».