E poi Trump si è rimangiato tutto
Dopo essere faticosamente arrivato a condannare i neo nazisti e i razzisti, ha fatto marcia indietro dicendo che a Charlottesville è stata colpa un po' di tutti
«Trump ha raccolto tre giorni di controllo dei danni, li ha messi ordinatamente uno sopra l’altro, li ha coperti di benzina e poi ?» ha scritto l’esperto giornalista americano Paul Volpe poco dopo che Donald Trump, in una conferenza stampa su di giri e sopra le righe anche per i suoi standard, si era rimangiato tutte le cose moderate e sensate che era faticosamente riuscito a dire contro i neo nazisti e l’estrema destra americana, finendo con l’accusare la sinistra per i disordini di Charlottesville di sabato scorso.
Dalla Trump Tower di New York, Trump stava presentando alla stampa un suo provvedimento sulle infrastrutture, ma i giornalisti gli hanno da subito posto delle domande sulla sua tardiva presa di posizione contro l’estrema destra neo nazista dopo i fatti di Charlottesville, in Virginia. Una giornalista ha chiesto a Trump se non pensasse che la sua condanna al razzismo e a gruppi come il Ku Klux Klan non fosse arrivata con un po’ di ritardo, visto che erano passati già tre giorni da quando una donna che partecipava a una manifestazione di sinistra a Charlottesville era stata uccisa da un militante di estrema destra che ha investito la folla con la sua auto: Trump ha detto di no, che il suo commento iniziale in cui condannava «la violenza di tutti i gruppi» era quello giusto da fare e che bisognava aspettare di «avere tutte le informazioni». Da lì, la conferenza stampa è poi diventata una specie di litigata tra Trump e i giornalisti, nello sconcerto del suo staff che sperava che Trump si limitasse a parlare di infrastrutture e non riaprisse una polemica chiusa.
A differenza di quanto aveva fatto durante la pacata conferenza stampa di lunedì, in cui leggendo da un gobbo elettronico Trump aveva detto cose come «il razzismo è il male» e «quelli che generano violenza nel suo nome sono criminali e delinquenti», ieri Trump ha cominciato a parlare a ruota libera: è arrivato a dire che non tutti quelli che hanno partecipato alla manifestazione dell’estrema destra erano razzisti o nazisti e che parte della responsabilità per quello che è successo sabato scorso è dei manifestanti di sinistra, «che gli sono andati addosso». «Da una parte c’era un gruppo di persone molto cattivo. Dall’altra parte c’era un altro gruppo di persone altrettanto violento. Nessuno ha il coraggio di dirlo. Lo dirò io», ha detto Trump usando il termine “alt-left” per paragonare i manifestanti di sinistra a quelli della cosiddetta “alt-right“, il nome con cui ci si riferisce alla disordinata miriade di movimenti di estrema destra americani.
Dopo che i suoi consiglieri lo avevano faticosamente convinto a prendere posizione contro l’estrema destra – che in gran parte lo ha sostenuto alle ultime elezioni e che è stata anche premiata con alcuni incarichi nella sua amministrazione – Trump si è di fatto rimangiato tutto. In particolare, ieri non ha mai espresso condanne dirette di gruppi di estrema destra: persino parlando dell’uomo arrestato per aver ucciso la manifestante a Charlottesville, si è limitato a dire che è «una disgrazia per la sua famiglia e il suo paese», che «quello che ha fatto è terribile», ma che non fa differenza se lo si chiama «terrorista» o solo «assassino», deresponsabilizzando quindi le sue possibili motivazioni e il clima d’odio creato in gran parte dai molti gruppi di estrema destra. Poco dopo la conferenza stampa un famoso ex leader del Ku Klux Klan ha ringraziato Trump per aver «detto la verità» sulla manifestazione di Charlottesville e aver condannato i «terroristi di sinistra».
https://twitter.com/DrDavidDuke/status/897559892164304896
Richard B. Spencer, altro leader del movimento di estrema destra, ha scritto che i commenti di Trump erano stati «moderati e pragmatici».
Trump's statement was fair and down to earth. #Charlottesville could have been peaceful, if police did its job. https://t.co/3FUgmWoiWi
— Richard Spencer (@RichardBSpencer) August 15, 2017
Meno positivamente impressionati dei commenti di Trump sono stati un po’ tutti gli altri. Il New York Times ha scritto che Trump ieri «ha incoraggiato il movimento dei nazionalisti bianchi come nessun altro presidente aveva fatto in generazioni, mettendo sullo stesso livello gli attivisti che protestavano contro il razzismo ai neo nazisti e ai suprematisti bianchi». Il governatore della Virginia, il Democratico Terry McAuliffe, ha detto che non si può parlare di violenza «da due parti» quando «i neo nazisti, quelli del Ku Klux Klan e i suprematisti sono arrivati a Charlottesville armati pesantemente, pieni di odio e in cerca di una battaglia». Molti altri politici hanno espresso pareri simili. Condannare l’estrema destra neo nazista è stata sempre una specie di regola anche tra i Repubblicani, che più spesso hanno cercato il voto degli elettori bianchi e potenzialmente più vicini a quelle posizioni.
Ugualmente sorpresi dalle parole di Trump – e dopo sei mesi di presidenza è difficile esserlo – sono stati i giornalisti che stavano seguendo la conferenza stampa con le diverse dirette televisive. La conduttrice di Fox News Kat Timpf ha definito «disgustose» le parole di Trump e la sua incapacità di dire chiaramente che «non ci sono brave persone a un raduno di neo nazisti»; un altro giornalista di Fox News – canale molto di destra e molto vicino a Trump – ha detto di aver smesso di seguire quando Trump ha detto che tra i neo nazisti c’erano «anche ottime persone»; l’esperto giornalista di CNN Jake Tapper è ritornando in onda con uno stupefatto «Wow, che roba».
Lasciando l’atrio della Trump Tower dove aveva tenuto la conferenza stampa, Trump ha detto di «conoscere molto bene Charlottesville», visto che «possiedo una delle più grandi aziende vinicole negli Stati Uniti, ed è a Charlottesville». Rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano quale fosse secondo lui la soluzione alle tensioni razziali negli Stati Uniti, Trump ha risposto «il lavoro», vantandosi di aver creato «un milione di posti di lavoro» da quando è diventato presidente. Sull’azienda vinicola, qualcuno ha fatto i conti: non è davvero così grande.