Il mercato illegale delle zanne di mammut
Vengono estratte con faticose spedizioni in Siberia e poi vendute in Cina, dove sono molto richieste dopo il divieto sull'avorio di elefante
In Cina si sta diffondendo il commercio illegale di avorio ricavato dalle zanne di mammut ritrovati nel permafrost siberiano, come alternativa al tradizionale avorio di elefante che ha una lunga e radicata tradizione nel paese e la cui vendita sarà interamente vietata nel paese entro la fine dell’anno. La decisione della Cina di bandire il commercio di avorio di elefante era stata accolta con entusiasmo dalle associazioni ambientaliste: la richiesta di manufatti d’avorio continua però a essere altissima e il mercato nero ha trovato nei mammut un’alternativa, come ha raccontato il New York Times.
Ovviamente scavare nel permafrost con macchinari appositi per estrarre mammut non è legale in Siberia, ma con una licenza particolare si possono raccogliere le zanne che si trovano in superficie. Per motivi comprensibili, però, è complicato verificare cosa è stato trovato dove. Un bel reportage fotografico pubblicato da Radio Free Europe ha raccontato come funziona la ricerca illegale di mammut: spostandosi su piccole imbarcazioni lungo i fiumi siberiani, con generatori e pompe al seguito, gruppi di contrabbandieri smembrano e disboscano vaste aree in cerca di scheletri di mammut. Zone molto frequentate sono quelle che un tempo erano paludi e acquitrini, e che hanno “inghiottito” i mammut conservandoli sotto uno strato di permafrost, nel quale vengono aperti ampi fori e tunnel con le pompe. Le multe previste per chi viene sorpreso a scavare illegalmente sono di soltanto 45 dollari: alla terza volta però scattano pene più severe.
Il fotografo di Radio Free Europe ha raccontato che due uomini che ha seguito per poco più di una settimana hanno trovato tre zanne, di cui una da 65 chili che è stata venduta per 34mila dollari. La maggior parte delle spedizioni – che possono durare anche tutta l’estate – non ha successo: il paleontologo Valery Platnikov ha spiegato che soltanto il 20-30 per cento di chi cerca le zanne ne trova abbastanza da guadagnarci, visto che i carburanti e i macchinari sono molto costosi.
L’avorio del mammut, che era imparentato con gli elefanti e si estinse circa 3.600 anni fa, è facilmente distinguibile da quello degli elefanti, perché ha un colore marrone scuro all’interno, ma è comunque pregiatissimo e richiesto. Nei primi sei mesi del 2017 oltre 27 tonnellate di avorio di mammut sono entrate in Cina dalla provincia dello Heilongjiang, nel nord est del paese, al confine con la Russia. Nello stesso periodo dell’anno scorso, le tonnellate furono quattro. Ma avorio di mammut arriva in Cina anche via mare, da Hong Kong, dove secondo una stima sbarcano in media 34 tonnellate l’anno, tre volte quelle arrivate nel 2003.
Secondo qualcuno, il suo commercio potrebbe essere addirittura positivo dal punto di vista ambientale, perché evita che vengano cacciati animali vivi. Il recupero di scheletri di mammut per il commercio illegale ostacola però gli studi archeologici, visto che i fossili sono limitati. Garantisce una copertura temporanea per il contrabbando di avorio di elefante – perché finché si commercia avorio, quello di elefante può essere spacciato per quello di mammut – e soprattutto mantiene viva la richiesta di avorio, che invece dovrebbe diminuire grazie ai divieti e alle restrizioni progressivamente applicati nel mondo. In Cina l’avorio è un materiale con una secolare tradizione, con il quale vengono intagliati soprammobili e manufatti molto prestigiosi, usati come doni, o per oggetti di culto, o anche in certi casi per le loro supposte proprietà curative. Dall’avorio vengono prodotti dai piccoli oggetti alle coppie di zanne fittamente intagliate, che vengono normalmente vendute per cifre intorno al milione di dollari.
Per questo, la Cina ci ha messo molto tempo ad arrivare a un divieto totale sulla vendita di avorio, e questo ritardo è stato in parte tollerato dalla comunità internazionale. Nel 2008 ci fu stata un’asta legale internazionale, organizzata perché apparentemente il numero di elefanti in Africa era tornato ad aumentare: la Cina ne comprò 68 tonnellate (il Giappone 42), che in teoria dovrebbero rappresentare l’unica riserva ancora disponibile nel paese, venduta all’asta alle varie aziende che ne ricavano manufatti. Ovviamente non è così, perché ci sono le decine di tonnellate di contrabbando che arrivano annualmente: si stima che dai 93mila ai 110mila elefanti siano stati uccisi tra il 2006 e il 2015 per ricavarne avorio. La Cina sembra ora intenzionata ad applicare seriamente il divieto: è stata ordinata la chiusura di 67 fabbriche e venditori di manufatti d’avorio, e un altro centinaio dovrà farlo entro la fine dell’anno. Il mese scorso la polizia ha sequestrato oltre 3000 oggetti d’avorio venduti illegalmente a Pechino. Esistono comunque ancora molti negozi in cui gli oggetti d’avorio vengono esposti in vetrina: spesso i commercianti fanno grandi sconti, perché dal prossimo anno non potranno più venderli.