Kim Jong-un è una persona
Storia di uno dei leader più misteriosi del mondo, di cui per anni non si è conosciuto nemmeno l'aspetto, ricostruita dal New York Times
Kim Jong-un, il dittatore della Corea del Nord, è uno dei leader più misteriosi del mondo. Di lui si sa molto poco: ci sono pezzi della sua vita praticamente sconosciuti e ancora oggi politici e analisti non sanno con certezza se definirlo un pazzo o uno che è riuscito con grande abilità a conquistare il potere giovanissimo e mettere all’angolo la più grande potenza del mondo, gli Stati Uniti. Kim Jong-un ha 33 o 34 anni, è il terzo leader della Corea del Nord e nessuno, quando prese il potere nel 2011, avrebbe scommesso sul suo carisma e la sua capacità di guidare uno stato così isolato e ostile all’Occidente. Oggi è conosciuto soprattutto per avere accelerato lo sviluppo dei programmi nucleari e missilistici nordcoreani già avviati dai suoi due predecessori, Kim Il-sung, suo nonno, e Kim Jong-il, suo padre. Choe Sang-Hun, giornalista del New York Times che si occupa di Corea del Nord, ha provato a mettere insieme quello che si sa di Kim finora.
Da sinsitra a destra: Kim Il-sung, Kim Jong-il e Kim Jong-un (AP Photo/Ahn Young-joon)
Uno dei motivi per cui si sa così poco di Kim è che da quando è diventato leader della Corea del Nord non ha mai viaggiato all’estero o ospitato visite di altri capi di stato. Le uniche persone straniere che negli ultimi anni hanno avuto modo di incontrarlo sono state Dennis Rodman, ex giocatore NBA noto per avere vinto con i Chicago Bulls di Michael Jordan, i vice-presidenti di Cina e Cuba, due paesi comunisti che difficilmente riveleranno informazioni sul regime nordcoreano, e uno chef giapponese che si fa chiamare con lo pseudonimo Kenji Fujimoto e che ha lavorato per oltre dieci anni come cuoco di Kim Jong-il, prima di tornare in Giappone. I racconti di Fujimoto, raccolti in un libro pubblicato nel 2003, sono ancora oggi molto importanti per ricostruire storie e dinamiche interne alla famiglia dei Kim. Fujimoto non ha mai dato informazioni sulla sua vera identità per paura di diventare il bersaglio dell’estrema destra giapponese, non contenta dei suoi legami con un paese comunista, soprattutto dopo che il Giappone ha riconosciuto l’esistenza di un programma nordcoreano di rapimenti di cittadini giapponesi (un’altra storia incredibile, che avevamo raccontato qui).
Lo chef di sushi giapponese conoscuto con lo pseudonimo Kenji Fujimoto, circondato dai giornalisti all’aeroporto internazionale di Pechino il 28 giugno 2016 di ritorno da un viaggio a Pyongyang (Kyodo)
Kim Jong-un è nato nel 1983, o forse nel 1984. È apparso per la prima volta sui media nordcoreani nel settembre 2010, poco più di un anno prima della morte di suo padre (un paio di foto sue circolavano già prima). Nonostante il Partito dei Lavoratori lo avesse eletto vice-presidente della Commissione militare centrale, non era certo che sarebbe stato lui a diventare il successore di Kim Jong-il, che fu sposato tre volte ed ebbe almeno sei figli: il primo nel 1971, con la prima moglie che poi morì in esilio a Mosca, in Russia; dalla seconda moglie ebbe due figlie, ma nessun maschio; dalla terza moglie, la cantante e ballerina coreana-giapponese Ko Yong-hui, ebbe due figli maschi e una femmina. Per molto tempo si credette che il successore di Kim Jong-il potesse essere il figlio maggiore, Kim Jong-nam, che però nel 2001 fu beccato mentre cercava di andare nel parco Disneyland di Tokyo usando un passaporto falso. Kim Jong-nam visse poi in esilio a Macao per diversi anni, prima di venire ucciso nel febbraio di quest’anno in aeroporto a Kuala Lumpur, in Malesia, in un attacco per il quale si è sospettato il coinvolgimento di Kim Jong-un.
Kim Jong-nam, il figlio maggiore di Kim Jong-il, in una foto scattata il 4 giugno 2010 a Macao (Shin In-seop/JoongAng Ilbo via AP)
Escluso il primo figlio maschio, rimaneva il secondo, Kim Jong-chol. Di lui non si sa molto – a parte di una sua partecipazione a un concerto di Eric Clapton a Londra, nel 2015 – e non si hanno informazioni dettagliate e certe sul perché non sia stato scelto come successore di Kim Jong-il. Fujimoto, lo chef giapponese, ha raccontato che il motivo dell’esclusione fu che Kim padre riteneva Kim figlio troppo “effeminato”, e quindi non adatto a quel tipo di ruolo.
In realtà, ha scritto il New York Times, Kim Jong-il adorava il suo terzo figlio maschio, Kim Jong-un, perché aveva visto in lui alcune doti che riteneva essere fondamentali in un bravo leader: «Al suo ottavo compleanno, Kim Jong-un ricevette in regalo un’uniforme da generale, e da allora i generali cominciarono a manifestargli rispetto inchinandosi di fronte a lui, ha raccontato sua zia, Ko Yong-suk, che scappò negli Stati Uniti nel 1998». Uno dei motivi per cui si sa così poco di Kim Jong-un è che per molti anni gli analisti occidentali non lo considerarono come un potenziale successore: prima di lui c’erano altri due fratelli.
Un ragazzo che l’intelligence sudcoreana sostiene sia Kim Jong-Chol, avvistato all’entrata di un concerto di Eric Clapton a Singapore il 14 febbraio 2011 (PARK JI-HWAN/AFP/Getty Images)
Negli ultimi anni i media nordcoreani hanno esaltato il carisma e l’intelligenza di Kim Jong-un: «era un genio tra i geni», hanno detto, riferendosi alla sua età dell’infanzia e dell’adolescenza. Ricostruzioni giornalistiche e testimonianze sembrano però smentire la versione del regime della Corea del Nord. Tra il 1996 e il 2000 Kim frequentò probabilmente una scuola pubblica in Svizzera, presentandosi come figlio di un diplomatico nordcoreano. Nel 2011 Joao Micaelo, suo compagno di classe di allora, raccontò al Daily Mail che Kim non era il meno brillante del gruppo, ma nemmeno il più sveglio e intelligente. Nel novembre 2010 Al Jazeera pubblicò un video ottenuto in esclusiva che diceva di mostrare Kim Jong-un nella sua scuola in Svizzera. I suoi compagni di classe non avevano idea di chi fosse veramente; uno di loro, Marco Imhof, ha detto ad Al Jazeera, riferendosi a Kim: «La maggior parte del tempo era un tipo timido, non rideva, era tranquillo, ma quando giocava a basket si risvegliava e poteva diventare anche molto aggressivo, ma in un modo positivo: rideva e sfotteva e provocava gli avversari».
Un giorno di gennaio del 2000 Kim improvvisamente non si presentò in classe: era tornato a Pyongyang. Un anno prima era circolata una teoria che sosteneva che quel ragazzino nordcoreano fosse Kim, ma molti non ci diedero peso: Marco Imhof fu uno di loro, almeno fino a che non rivide Kim in un video di una grande cerimonia organizzata in Corea del Nord: «Si prova una strana sensazione nello stomaco a conoscere un tizio che potrebbe usare l’arma nucleare», ha detto Imhof.
L’esperienza di studi in Svizzera non convinse però Kim Jong-un a promuovere una graduale apertura della Corea del Nord. Una volta tornato a Pyongyang, Kim si laureò all’Università militare Kim Il-sung e nel 2006 fu messo a capo dell’esercito nordcoreano, cominciando ad acquistare un po’ di credito anche in patria: video di allora mostrano Kim Jong-un mentre ispeziona unità militari e stringe la mano al padre, venendo trattato da lui come una persona di uguale rango.
Kim Jong-il (al centro, con gli occhiali da sole), con alla sua destra il vice-maresciallo Ri Yong Ho e Kim Jong-un, insieme a decine di altri funzionari del Partito dei Lavoratori. Questa foto fu diffusa il 30 settembre 2010 dall’Agenzia centrale di news nordcoreana: nella didascalia che le fu associata da Associated Press, Kim Jong-un veniva definito come «l’uomo che si crede essere il terzo figlio [di Kim Jong-il]»: allora non si conosceva con certezza l’aspetto di Kim Jong-un (AP Photo/Korean Central News Agency via Korea News Service)
Quando Kim Jong-il morì, nel 2011, Kim Jong-un aveva finito l’università da appena cinque anni e molti credevano che a detenere il potere fosse in realtà lo zio e mentore Jang Song-thaek: Kim Jong-un veniva considerato troppo inesperto e con un carisma infinitamente inferiore a quello del padre, e soprattutto del nonno. Altri ipotizzarono che il potere sarebbe presto finito nelle mani dei generali dell’esercito, che erano diventati particolarmente potenti durante il regime di Kim Jong-il, ma le cose andarono diversamente. Kim fece il suo primo discorso pubblico durante la cerimonia per festeggiare il 100esimo anniversario della nascita di Kim Il-sung, suo nonno, il 15 aprile 2012: annunciò che per la Corea del Nord il tempo di subire le minacce era «finito per sempre».
Un altro aspetto della vita di Kim poco conosciuto riguarda la moglie. Della sua vita privata non si seppe niente fino al luglio 2012, quando i media nordcoreani annunciarono che Kim si era sposato con la “compagna Ri Sol-ju”, una donna che si presentava con vestiti occidentali e un taglio dei capelli sempre curato. Alcuni analisti ipotizzarono che provenisse da una famiglia ricca e che rispondesse all’esigenza di Kim di mostrarsi più rilassato e “normale” rispetto a suo padre e suo nonno.
Kim Jong-un insieme alla moglie Ri Sol-ju in una foto diffusa dall’agenzia KCNA il 26 luglio 2012 (AP Photo/Korean Central News Agency via Korea News Service)
Fino al 2013 Kim riuscì a rafforzare il suo potere grazie soprattutto alla collaborazione con Jang Song-thaek, il suo potente zio: ordinò l’uccisione di coloro che credeva essere suoi nemici e sostituì molti tra i più potenti militari e funzionari del partito. Nel dicembre 2013, però, la sorte di Jang cambiò da un giorno all’altro. Durante una riunione del Partito Comunista a Pyongyang fu portato via da alcune guardie: fu accusato di corruzione e di voler rovesciare il regime di Kim. Un rapidissimo processo confermò l’accusa di tradimento e la condanna a morte per Jang fu eseguita pochi giorni dopo.
Daniel A. Pinkston, docente di relazioni internazionali alla Troy University di Seul, in Corea del Sud, ha detto, parlando di Kim: «Si è mosso velocemente e brutalmente. Penso che la maggior parte delle persone non si aspettasse che un uomo così giovane gestisse con quella padronanza un regime dittatoriale». A differenza di suo padre, ha scritto il New York Times, Kim ha rafforzato l’autorità del Partito dei Lavoratori di modo da poterlo usare per governare, invece che rafforzare l’esercito e tenere in secondo piano il partito. Kim ha cercato di presentarsi di più come uomo-del-popolo, abbracciando soldati e visitando lavoratori, e facendosi vedere in diverse occasioni con sua moglie. Una cosa che non è cambiata rispetto al passato, comunque, è l’enorme macchina statale messa in piedi dal regime per celebrare il proprio leader: renderlo una specie di divinità.