Trump ha ringraziato Putin per i licenziamenti all’ambasciata americana
Putin li aveva ordinati in risposta alle sanzioni americane: Trump ha detto che va bene così
Giovedì il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha detto di essere grato al presidente russo Vladimir Putin per l’ordine che quest’ultimo ha dato di tagliare il personale che lavora per l’ambasciata americana in Russia. La decisione di Putin è stata una reazione alle sanzioni che sono stato votate dal Congresso statunitense e firmate da Trump – piuttosto controvoglia – in risposta alle intromissioni russe nelle elezioni dello scorso novembre. Il New York Times ha provato a chiedere a un portavoce se quella di Trump fosse una battuta, ma non è stato possibile ottenere una risposta, per il momento.
Poco prima dell’approvazione definitiva delle sanzioni statunitensi, Putin aveva annunciato che l’ambasciata americana avrebbe dovuto tagliare il suo personale di 755 dipendenti. Questa decisione si rifletterà soprattutto sui cittadini russi che lavorano alle dipendenze dei diplomatici americani, come autisti, giardinieri e interpreti. Non è chiaro se l’ordine di Putin finirà per coinvolgere anche personale di nazionalità statunitense come i diplomatici di carriera che lavorano all’ambasciata. Putin ha anche ordinato il sequestro di due piccoli edifici di proprietà dell’ambasciata.
Giovedì, durante una conferenza stampa in uno dei golf club di sua proprietà, Trump ha parlato nuovamente della questione. «Lo voglio ringraziare», ha detto parlando del presidente Putin, «perché stiamo cercando di tagliare le spese e, per quanto mi riguarda, sono molto grato che abbia fatto licenziare molte persone, perché così abbiamo meno stipendi da pagare». Il New York Times scrive che Trump ha detto questa frase con un tono leggero, ma che non era chiaro se stesse scherzando. «Non c’è davvero nessuna buona ragione per riassumere quella gente. Apprezzo molto il fatto che siamo riusciti a tagliare le spese. Risparmieremo un sacco di soldi», ha concluso.
Nel 2013, l’ultimo anno per cui sono disponibili dei dati, l’ambasciata americana aveva circa 1.200 dipendenti, in gran parte di nazionalità russa. Il taglio ordinato da Putin è quindi pari a circa il 60 per cento di tutto il personale attualmente impiegato. Licenziare cittadini russi produrrà effettivamente dei risparmi, come dice Trump; i cittadini americani invece saranno probabilmente rimpatriati ma rimarranno sul libro paga del dipartimento di Stato. Diversi esperti ed ex diplomatici hanno spiegato al New York Times che una simile riduzione di personale avrà un grosso effetto sul lavoro dell’ambasciata. Emettere visti per i cittadini russi che desiderano viaggiare negli Stati Uniti, per esempio, richiederà molto più tempo. Anche le normali attività di intelligence e raccolta informazioni di cui di solito si occupa l’ambasciata ne saranno danneggiate.
Secondo alcuni esperti, Putin sarebbe stato disponibile a rivedere in parte la sua decisione, in cambio di una concessione su un altro fronte. La decisione di rimuovere i dipendenti dell’ambasciata, infatti, avrà effetto a partire dal prossimo primo settembre. Il presidente russo, quindi, aveva lasciato più di un mese agli americani per trattare e, potenzialmente, scongiurare i licenziamenti. Le dichiarazioni di Trump, però, fanno capire che il presidente americano non ritiene importante la decisione di Putin e che non è interessato a fare sacrifici per preservare quei posti di lavoro e la solidità della sua ambasciata a Mosca.