A Roma ci sarà un referendum su ATAC
I Radicali sono riusciti a raccogliere abbastanza firme per fare un referendum consultivo sulla liberalizzazione del trasporto pubblico
I Radicali Italiani hanno annunciato di aver raccolto le 33 mila firme necessarie per organizzare un referendum cittadino consultivo a Roma sulla messa a gara del servizio di trasporto pubblico attualmente gestito dalla società ATAC, che si trova in grave crisi, è vicina al fallimento e offre notoriamente un servizio di qualità molto scadente. Per organizzare un referendum consultivo era necessario raccogliere le firme di almeno l’1 per cento degli abitanti della città, cioè circa 30 mila persone. L’anno prossimo dovrebbe quindi tenersi un referendum non vincolante in cui sarà chiesto ai romani se vogliono che il comune metta a gara – occhio, non vuol dire necessariamente privatizzare: ci arriviamo – il servizio di trasporto pubblico della città.
«È la prima volta dall’istituzione di Roma Capitale che si riesce nell’impresa di promuovere un referendum comunale con le firme dei cittadini», hanno scritto i Radicali Italiani in un comunicato stampa. La consegna delle firme dovrebbe avvenire domani in Campidoglio. Subito prima del deposito ci sarà una conferenza stampa in cui i leader dei Radicali spiegheranno i risultati che sono riusciti a raggiungere durante la campagna referendaria “Mobilitiamo Roma!” e i prossimi passi che intendono compiere.
ATAC è da tempo in grossa difficoltà, dotata di mezzi insufficienti e che continuano a guastarsi, con un personale organizzato in decine di piccole sigle sindacali che scioperano moltissimo e rendono difficile raggiungere qualsiasi accordo, a corto di denaro e investimenti soprattutto a causa della difficile situazione economica del comune, principale azionista della società. Diversi manager di ATAC si sono dimessi negli ultimi mesi, l’ultimo poche settimane fa, a causa della difficile situazione della società e dell’altrettanto difficile rapporto con la sindaca Virginia Raggi, da loro accusata di non voler agire con sufficiente decisione (anzi: l’ultimo accordo tra comune e sindacati prevedeva che i dipendenti lavorassero meno di prima). Secondo i Radicali l’unico modo di risolvere la situazione del trasporto pubblico a Roma è cambiare radicalmente il modo in cui funziona.
Il referendum chiede che a partire dal 2019, quando scadrà l’attuale concessione di ATAC per la gestione del trasporto pubblico a Roma, il comune cerchi un nuovo gestore tramite una gara pubblica, alla quale potrà partecipare ATAC ma anche qualsiasi altra società fosse interessata alla gestione di tutta o parte della rete del trasporto pubblico romano. I Radicali ci tengono a sottolineare che il loro obiettivo non è privatizzare il trasporto pubblico, ma assicurarsi che il comune di Roma faccia il possibile affinché il servizio venga gestito da una società efficiente e in grado di soddisfare le esigenze dei cittadini. Cose simili avvengono già in molte città europee: ATM, l’azienda dei trasporti pubblici di Milano, gestisce per esempio in concessione la metropolitana di Copenaghen dal 2006.
Il referendum dovrebbe svolgersi la prossima primavera e sarà soltanto consultivo: indipendentemente dal risultato, il comune di Roma potrebbe decidere di continuare ad affidare la gestione del servizio ad ATAC senza alcuna gara pubblica. Tra i firmatari del referendum ci sono stati il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda e diversi esponenti del PD, come l’ex candidato sindaco di Roma Roberto Giachetti, il sottosegretario Sandro Gozi e il senatore Pietro Ichino, oltre a professori di Economia come Francesco Giavazzi.