Trump e Kim Jong-un si ringhiano addosso
Hanno usato una retorica violenta come non si vedeva da molto tempo, dopo che il Washington Post ha scritto di una nuova concreta minaccia nucleare
In poche ore la tensione tra la Corea del Nord e gli Stati Uniti ha raggiunto, almeno a parole, livelli quasi mai visti prima. Le cose sono andate così: il Washington Post ha scritto che la Corea del Nord è riuscita a costruire testate nucleari abbastanza piccole da essere messe su missili in grado di raggiungere gli Stati Uniti, molto prima di quanto previsto dagli analisti; Donald Trump, usando un tono mai visto per un presidente statunitense dai tempi del bombardamento nucleare su Hiroshima e Nagasaki, ha reagito dicendo che gli Stati Uniti avrebbero risposto con «il fuoco e la furia» ad altre minacce dirette; la Corea del Nord ha detto di stare valutando un bombardamento sulla base militare statunitense di Guam, un’isola nel Pacifico occidentale. Questo ha portato a nuovi grandi allarmismi e a parlare apertamente della possibilità che inizi una guerra: ci sono diverse ragioni però per pensare che la situazione non sia ancora così grave.
La nuova bomba nucleare
Citando un rapporto di un’agenzia di intelligence statunitense, il Washington Post ha scritto ieri che la Corea del Nord è infine riuscita a costruire una testata nucleare abbastanza piccola da poter essere messa su dei missili a lunga percorrenza. La costruzione di un’arma del genere era considerata il successivo punto di svolta nella minaccia nucleare nordcoreana, ancora di più dopo che la Corea del Nord è riuscita a testare con discreto successo dei missili balistici intercontinentali (ICBM), potenzialmente in grado di raggiungere gli Stati Uniti: si pensava però che agli ingegneri nordcoreani sarebbe servito un tempo molto più lungo per mettere a punto la nuova arma nucleare e la notizia data dal Washington Post ha stupito molti esperti.
La reazione di Trump
Parlando con i giornalisti mentre si trovava in vacanza nel suo resort a Bedminster, nel New Jersey, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha risposto alla notizia delle nuove testate nucleari con estrema durezza, dicendo che se ci saranno altre minacce agli Stati Uniti da parte della Corea del Nord, «dovranno affrontare il fuoco e la furia, e sinceramente anche la forza, a un livello che questo mondo non ha mai visto prima».
Come ha osservato il New York Times questo tipo di linguaggio è più che raro in una dichiarazione di un presidente statunitense. Normalmente, in condizioni simili, i presidenti statunitensi si sono preoccupati di evitare ogni possibile escalation, e hanno usato un linguaggio ancora più moderato di quello che probabilmente avrebbero voluto, limitandosi a minacciare vaghe “risposte” a possibili pericoli per gli Stati Uniti. Trump ha fatto invece l’opposto, citando – non è chiaro se volontariamente – la frase usata dal presidente Truman nel 1945 per annunciare il lancio delle bombe nucleari contro il Giappone: «possono aspettarsi una rovinosa pioggia dal cielo, a un livello che questo mondo non ha mai visto prima».
Le nuove minacce nordcoreane
Poche ore dopo la dura reazione di Trump, è stato diffuso un comunicato dell’esercito nordcoreano in cui si diceva che Kim Jong-un aveva dato ordine di valutare un piano di attacco contro l’isola di Guam, dove si trova una delle basi militari statunitensi più vicine alla Corea del Nord, e da dove partono frequentemente dei voli di ricognizione sulla penisola nordcoreana. Anche questo tipo di comunicato è piuttosto inusuale. La retorica militare nordcoreana è sempre piuttosto ricca di minacce verso gli Stati Uniti, ma con un tono più vago e generico: qui invece si parla esplicitamente di attaccare un obbiettivo militare preciso e considerato alla portata dell’esercito nordcoreano. L’isola di Guam si trova a circa 3.200 chilometri di distanza dalla Corea del Nord, una distanza percorribile dai missili a medio raggio Hwasong-12, che l’esercito nordcoreano ha più di una volta testato con successo.
(Un soldato sudcoreano spiega in televisione la distanza tra la Corea del Nord e Guam (JUNG YEON-JE/AFP/Getty Images)
I motivi per non preoccuparsi troppo, per adesso
In primo luogo, ha spiegato il Washington Post, non è ancora chiaro se la Corea del Nord abbia provato con successo la sua nuova testata nucleare. In passato aveva detto di averlo fatto, ma il regime nordcoreano fa spesso annunci roboanti come mezzo di propaganda. Non è nemmeno chiaro quante testate nucleari abbia ora a disposizione Kim Jong-un: il rapporto citato dal Washington Post parla di circa 60 (incluse le testate nucleari tradizionali), ma altri esperti sostengono che il numero potrebbe essere più basso, intorno alle 20 o 30 (gli Stati Uniti ne hanno 6.800, per fare un paragone). Infine, anche se la Corea del Nord ha testato i missili balistici a lungo raggio, lo ha fatto ancora con qualche insuccesso: l’ultimo missile lanciato, per esempio, sembra che si sia disintegrato in aria in fase di discesa e questo potrebbe essere un segno del fatto che all’esercito nordcoreano manca ancora un po’ di lavoro prima di mettere a punto l’arma.
Anche sulla reale portata delle dichiarazioni di Trump ci sono diversi dubbi. È sicuramente vero che se la Corea del Nord dovesse attaccare gli Stati Uniti loro risponderebbero con estrema violenza, probabilmente polverizzando il regime di Kim Jong-un, ma per il momento non sembra che gli Stati Uniti stiano davvero lavorando a un attacco contro la Corea del Nord. Anzi, il consigliere per la sicurezza nazionale Herbert Raymond McMaster ha detto che gli Stati Uniti faranno di tutto per evitare la guerra, cercando di mettere pressione al regime affinché interrompa i suoi test e le sue minacce. Anche il segretario di stato Rex Tillerson, la settimana scorsa, ha detto che gli Stati Uniti non stanno progettando di attaccare la Corea del Nord e deporre Kim Jong-un. Per il momento, quindi, le parole di Trump restano solo parole: questo non vuol dire però che non abbiano conseguenze. La prima e più diretta, secondo gli esperti, è che ora Trump ha sparato tutte le sue cartucce e si trova, almeno dal punto di vista della retorica, con le spalle al muro: di cos’altro potrà minacciare la Corea del Nord, se dovesse servire?
Infine, ci sono dubbi anche sulle minacce della Corea del Nord contro Guam, soprattutto perché il regime della Corea del Nord sa bene che un attacco contro gli Stati Uniti sarebbe la sua fine. Eddie Calvo, il governatore di Guam, ha detto che per il momento l’esercito statunitense non ha alzato il livello di allerta per il rischio di un attacco, e ha aggiunto che non bisogna preoccuparsi e che comunque l’isola è pronta a ogni eventualità (il Guardian ha comunque raccontato che circola una certa preoccupazione, almeno tra la popolazione civile). Una delle possibilità è che la nuova minaccia a Guam sia una risposta alle recenti sanzioni imposte dall’ONU anche con l’appoggio della Cina. Tra le altre cose le nuove sanzioni – che sono state definite dal regime nordcoreano il tentativo di “strangolare una nazione” – dovrebbero ridurre di un terzo le esportazioni della Corea del Nord, su cui il paese basa gran parte della sua ricchezza.