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  • Lunedì 7 agosto 2017

C’è stato un tentato golpe, in Venezuela?

Domenica una ventina di uomini – sia civili che militari, sembra – hanno assaltato una base militare a ovest di Caracas: secondo il governo è stato un "attacco terroristico"

Un manifestante anti-governativo a Caracas (AP Photo/Wil Riera)
Un manifestante anti-governativo a Caracas (AP Photo/Wil Riera)

Domenica è stata un’altra giornata complicata per il Venezuela: il governo ha denunciato un tentato colpo di stato, alcuni militari sono stati arrestati e Leopoldo López, uno dei più importanti oppositori del presidente venezuelano Nicolás Maduro, è stato rimesso agli arresti domiciliari dopo che era stato prelevato con la forza da casa sua alcuni giorni prima. Non è la prima volta che il governo venezuelano affronta una ribellione all’interno delle sue forze di sicurezza: il 27 giugno, per esempio, alcuni poliziotti avevano sparato granate e proiettili contro le sedi della Corte suprema e del ministero degli Interni, a Caracas. Finora Maduro è riuscito a frenare le rivolte, ma in molti si chiedono quanto il suo governo sia ancora appoggiato dai militari, uno dei pochi centri di potere che sembrerebbero in grado di sfidare l’autorità del presidente.

Il tentato colpo di stato di domenica
Domenica mattina è stato pubblicato su YouTube un video che mostra alcuni uomini in uniforme militare che invitano la popolazione venezuelana a ribellarsi contro Maduro. Nel video parla solo un uomo, che si identifica come il «capitano Juan Caguaripano», «comandante dell’operazione David Carabobo», che sostiene che la rivolta sia appoggiata da ufficiali, truppe attive e riservisti «contro la tirannia assassina di Nicolás Maduro». Caguaripano dice: «Come militari istituzionali, riconosciamo e rispettiamo l’Assemblea Nazionale [il Parlamento del Venezuela, dove le opposizioni hanno la maggioranza, ndr] ed esigiamo che questa riconosca e rispetti la volontà del popolo per liberarsi dalla tirannia. […] Vogliamo dire che questo non è un colpo di stato. È un’azione civica e militare per ristabilire l’ordine costituzionale». Da quanto hanno ricostruito i giornali locali, Juan Caguaripano fu allontanato dalla Guardia nazionale del Venezuela nel 2014, dopo che si era espresso contro il chavismo e che aveva progettato un golpe per destituire Maduro: da allora è ricercato dalle forze di sicurezza del Venezuela.

Poco dopo la diffusione del video, alcuni uomini hanno assaltato la Brigata 41 in una base militare della città di Valencia, nello stato di Carabobo, 160 chilometri a ovest della capitale Caracas: due di loro sono stati uccisi, altri otto sono rimasti feriti e dieci sono stati arrestati dalle forze leali a Maduro. Secondo la versione del governo, tra i dieci uomini arrestati ci sarebbe solo un militare, tutti gli altri sarebbero civili. Metà del gruppo degli assalitori è invece riuscito a scappare ed è ancora ricercato. L’opposizione ha denunciato la morte di un dirigente di Avanzada Progresista, un partito anti-chavista di centrosinistra, Carlos Riva, che sarebbe stato ucciso vicino alla base militare del tentato colpo di stato: non è ancora chiaro il suo coinvolgimento nella ribellione.

La ribellione è iniziata dopo giorni di grande tensione in Venezuela, a causa dell’insediamento dell’Assemblea costituente voluta dal presidente Maduro per riscrivere la Costituzione ma considerata illegittima dalle opposizioni. Sabato l’Assemblea costituente aveva approvato la rimozione dal suo incarico di Luisa Ortega Díaz, procuratore generale del Venezuela e uno dei funzionari più alti in grado che negli ultimi mesi è stata molto critica nei confronti di Maduro. Pochi giorni prima era successa anche un’altra cosa, raccontata e ripresa dai giornali di mezzo mondo: due leader dell’opposizione venezuelana che si trovavano agli arresti domiciliari, Leopoldo López e Antonio Ledezma, erano stati prelevati e portati via dalle loro case sembra da uomini dei servizi segreti. Il governo non aveva dato spiegazioni, facendo infuriare le opposizioni: entrambi sono tornati ora a casa loro e sono stati rimessi agli arresti domiciliari.

Cosa dice il governo venezuelano
Diversi esponenti del governo venezuelano e sostenitori di Maduro hanno parlato di “attacco terroristico”. Lo ha fatto per esempio Diosdado Cabello, ex governatore dello stato di Miranda e stretto alleato di Maduro, e anche Jesús Suárez Chourio, comandante generale dell’esercito, che ha definito quello che è successo un attacco «terroristico, paramilitare, mercenario pagato dalla destra e dai suoi collaboratori, pagato dall’impero nordamericano».

https://twitter.com/mcolozzal_2/status/894220446597611522

Come ha scritto il giornale spagnolo El Confidencial, Maduro non ha mai smesso di parlare di “attacco terroristico” e “colpo di stato”. La prima volta fu un giorno dopo avere ottenuto la presidenza del paese, il 14 aprile 2013. Da allora Maduro ha citato più volte un presunto “colpo di stato permanente” e – secondo la ricostruzione di diversi giornali e agenzie internazionali, tra cui Reuters – ha fatto arrestare diversi militari “ribelli”. L’appoggio dell’esercito verso il regime venezuelano è un tema molto discusso. Negli ultimi anni la presenza dei militari nell’esecutivo è diventata sempre più rilevante – per esempio dei 29 ministri del governo venezuelano, 10 sono militari o ex militari – e finora nessun militare di alto rango si è espresso criticando Maduro.