La cava di marmo preferita da Michelangelo
Si trova sul Monte Altissimo, in provincia di Lucca, ed è ancora attiva: Reuters l'ha fotografata e ha raccontato la sua storia
Fu nel 1517 che Michelangelo trovò il suo marmo ideale scalando il Monte Altissimo, oggi in provincia di Lucca. Lo definì “di grana unita, omogenea, cristallina”, e lo paragonò allo zucchero. Con l’appoggio di Papa Leone X, progettò un piano per estrarre blocchi di marmo dalla montagna e trasportarli fino a Firenze per decorare la facciata della chiesa di San Lorenzo. La città di Firenze ebbe una via esclusiva per l’estrazione e il trasporto del marmo e concesse a Michelangelo il diritto di utilizzare la cava: che è tuttora attiva, come si vede da queste foto scattate da Alessandro Bianchi e diffuse dall’agenzia fotografica Reuters, che ha raccontato le origini della cava.
Ma Michelangelo non conservò a lungo questo privilegio: dopo alcuni anni di lavoro Leone X lo sollevò dall’incarico di decorare la facciata di San Lorenzo. I lavori vennero interrotti e la chiesa è rimasta ancora oggi senza facciata.
Nei secoli successivi, la cava del Monte Altissimo è stata abbandonata e ri-utilizzata più volte. Nel 1821, un proprietario di terreni dei dintorni di nome Marco Borrini avviò una nuova impresa con l’imprenditore francese Jean Baptiste Alexandre Henraux, che di marmo se ne intendeva: era Soprintendente Regio alla scelta e acquisto dei marmi per i monumenti pubblici della Francia. L’azienda fu chiamata proprio come lui. Oggi l’impresa Henraux è proprietaria di tutta la montagna e impiega nell’estrazione del marmo circa 140 persone.
Nel XIX secolo gli zar di Russia scelsero il marmo Altissimo per la costruzione della Cattedrale di San Isacco a San Pietroburgo. Appena sette anni fa, lo stesso materiale è stato usato nella grande moschea di Sheikh Zayed di Abu Dhabi, completata dopo 11 anni di lavori in onore dell’ex presidente degli Emirati Arabi Uniti.
Più di recente, il marmo del Monte Altissimo è stato utilizzato anche da scultori contemporanei come Auguste Rodin, Henry Moore e Joan Miro.