La grande esercitazione militare russa ai confini dell’Unione Europea
Nel prossimo mese decine di migliaia di soldati russi arriveranno in Bielorussia e in Russia occidentale: per la NATO non è una gran notizia (e forse nemmeno per la Bielorussia)
La Russia si sta preparando a un’enorme esercitazione militare in Bielorussia, nel mar Baltico, nella Russia occidentale e nell’enclave russa di Kaliningrad – cioè ai confini orientali della NATO – dove tra la metà di agosto e l’inizio di settembre potrebbero arrivare fino a 100mila soldati russi. L’esercitazione, programmata da tempo, preoccupa parecchio sia gli Stati Uniti che i paesi dell’Europa orientale, che denunciano da anni il pericolo di una Russia sempre più aggressiva dal punto di vista militare. Tra le altre cose, l’esercitazione prevede l’impiego della Prima armata corazzata della guardia, unità militare formata in epoca sovietica durante la Seconda guerra mondiale, smantellata nel 1999 e ricostruita nel 2015. Come hanno scritto sul New York Times Michael Gordon ed Eric Schmitt, due giornalisti esperti di questioni di sicurezza, «è la prima volta dal collasso dell’Unione Sovietica che un tale potere offensivo viene concentrato in un singolo comando».
L’esercitazione militare, conosciuta come Zapad, il termine russo per indicare l’Occidente, non è una reazione alle nuove sanzioni approvate la scorsa settimana dal Congresso americano e imposte alla Russia. Secondo diversi analisti, va interpretata invece come l’ennesima mossa del governo russo di mostrare la sua potenza militare, dopo l’attivismo e l’aggressività degli ultimi anni: dal 2014 a oggi, la Russia ha combattuto due “guerre ibride”, in Crimea e Ucraina orientale, è intervenuta a fianco del regime di Bashar al Assad in Siria e ha fatto esercitazioni militari al confine con i paesi baltici. L’esercitazione Zapad sposterà moltissimi soldati e mezzi russi verso ovest, avvicinandoli ai territori della NATO, e aumenterà la presenza militare russa in Bielorussia, un paese alleato della Russia ma sempre più riluttante ad accettare una presenza permanente russa sul suo territorio: durante una conferenza tenuta questo mese ad Aspen, in Colorado, il generale Tony Thomas, capo del Comando delle operazioni speciali degli Stati Uniti, ha detto che «la grande preoccupazione è che [i militari russi, una volta arrivati in Bielorussia] non se andranno più, e non è una paranoia».
Un particolare che preoccupa molto la NATO è l’impiego della Prima armata corazzata della guardia, rimessa insieme principalmente con forze trasferite da altre unità militari russe e conosciuta per le sue azioni offensive in Europa orientale. Durante la Seconda guerra mondiale questa unità combatté i tedeschi sul fronte orientale, poi divenne parte delle forze sovietiche che occuparono la Germania, una volta finito il conflitto, e nel 1968 partecipò all’invasione dell’allora Cecoslovacchia per reprimere il movimento di liberazione noto come “primavera di Praga”. Alla fine della Guerra fredda fu fatta ritirare a Smolensk, vicino al confine con la Bielorussia, prima di essere smantellata nel 1998. Il presidente russo Vladimir Putin ha deciso però di ripristinarla, secondo molti analisti come dimostrazione della forza militare e delle rinnovate ambizioni della Russia in politica estera.
L’impegno della Prima armata corazzata della guardia in Bielorussia, nonostante non significhi certamente che cominceranno degli scontri armati tra forze russe e forze della NATO – e diversi militari americani dicono che bisogna essere prudenti e non esagerare i pericoli – pone la NATO di fronte a un dilemma. Phillip Karber, presidente della Potomac Foundation, specializzata nello studio delle operazioni militari russe all’interno e attorno all’Ucraina, lo ha spiegato così al New York Times: «La NATO deciderà di rafforzare le difese dei paesi baltici o di difendere la Polonia orientale? La NATO non ha abbastanza forze per fare entrambe le cose in un periodo di tempo così breve». La Bielorussia, infatti, confina a nord con Lettonia e Lituania, a ovest con la Polonia e a sud con l’Ucraina, paese su cui sembra che l’amministrazione americana stia discutendo per valutare se fornire al governo ucraino dei missili anticarro e altre armi, di modo da combattere più efficacemente la guerra contro i ribelli filo-russi. Il pericolo è percepito anche dall’Estonia, il paese baltico più settentrionale. L’Estonia, dove di recente c’è stato un grande via vai di funzionari e delegazioni americane, condivide un confine con la Russia lungo più di 300 chilometri ed è visto da diversi analisti come un probabile obiettivo di una eventuale aggressione russa finalizzata a testare la solidità della NATO (in Estonia vivono 300mila persone di etnia russa).
La NATO è preoccupata anche per il fatto che la Russia non ha ancora accettato che siano ammessi osservatori internazionali durante l’esercitazione Zapad. Intanto gli Stati Uniti hanno deciso di prendere delle precauzioni, mandando 600 paracadutisti americani nei tre paesi baltici per tutta la durata dell’esercitazione.