Le Olimpiadi sono servite a Londra?
Secondo l'Economist non molto, a guardare bene, perché i miglioramenti nelle zone dell'est della città arrivano da più lontano
Il 27 luglio 2012 iniziarono le Olimpiadi di Londra. Il 12 agosto finirono. Parteciparono 10.973 atleti, il nuotatore statunitense Michael Phelps ottenne sei medaglie (quattro d’oro), l’Italia 28 e il medagliere fu vinto dagli Stati Uniti, con 104 medaglie. La Gran Bretagna ne ottenne 65 e arrivò terza. Dal punto di vista sportivo e da quello organizzativo, le Olimpiadi di Londra furono un successo per la Gran Bretagna. Costarono circa 13,2 miliardi di euro, e come succede con tutte le altre Olimpiadi ci si chiede se siano state uno spreco di soldi o un investimento utile. Sono passati cinque anni e ne ha di recente parlato l’Economist, che ha sintetizzato la questione così: «La parte est di Londra è stata ringiovanita, ma si fa fatica a trovare altri benefici».
Tutti gli impianti del parco olimpico – il Queen Elizabeth Olympic Park, così chiamato in onore di Elisabetta II – si trovano nell’East End, la zona a nord-est del centro di Londra, tra le più povere della città. Fin dall’inizio dell’organizzazione, uno degli scopi di costruire il parco olimpico era riqualificare la zona. Nel 2015 il Guardian scrisse che Ken Livingstone – sindaco laburista di Londra dal 2000 al 2008 – non era noto per essere un appassionato di sport né per apprezzare l’allora primo ministro laburista Tony Blair, grande sostenitore dell’evento: eppure appoggiò le Olimpiadi perché le riteneva «l’unico modo affinché il governo sganci miliardi di sterline per lo sviluppo dell’East End».
L’Economist ha scritto che «il villaggio ora è occupato da genitori che spingono passeggini in spazi verdi», che quello che era il centro stampa è ora «un grande hub di società che si occupano di digitale» e che la University College London, lo Smithsonian Institution e il Victoria and Albert Museum stanno pensando di occupare alcuni degli altri spazi ancora disponibili. Il parco olimpico di Londra, quindi, ha evitato il destino di molti, cioè quello di diventare uno di quei posti che si citano assieme a espressioni come “cattedrale-nel-deserto”. Non tutti sono comunque convinti dell’effettiva resa degli investimenti: Wolfgang Maennig – un economista dell’Università di Amburgo e vincitore di una medaglia d’oro nel canottaggio alle Olimpiadi di Seoul del 1988 – ha detto che «le previsioni ufficiali tendono a sovrastimare i benefici portati dalle Olimpiadi» e che «non ci sono studi recenti e indipendenti sull’impatto economico delle Olimpiadi di Londra».
Durante le Olimpiadi il parco olimpico ospitò il villaggio olimpico (dove vivono gli atleti nel periodo delle gare) e, tra le altre cose, gli impianti per le gare principali – nuoto, basket, ciclismo e scherma – e lo stadio Olimpico, quello in cui si svolgono le gare di atletica leggera (quelle che più associamo all’idea di Olimpiadi) e le cerimonie di apertura e di chiusura. Quello di Londra fu costruito tra il 2007 e il 2012 e inaugurato il 31 marzo 2012. Dall’anno scorso ospita le partite casalinghe della squadra di calcio del West Ham e dal 5 al 13 agosto ci si svolgeranno le gare dei Mondiali di atletica leggera.
Come ha spiegato l’Economist, oggi lo stadio è più o meno lo stesso delle Olimpiadi (anche se con meno posti) ma è molto cambiato il quartiere in cui si trova, cioè il vecchio parco olimpico di Londra. Lo stadio olimpico continua a essere usato (e per poterlo usare il West Ham ha vinto una costosa asta) e il parco olimpico «ha sostituito quello che un tempo era una desolata area di spazzatura industriale e poltrone abbandonate». Ma i miglioramenti dell’area arrivano da più lontano.
Il London Stadium – ora si chiama così – nell’aprile 2017 (Bryn Lennon/Getty Images)
I quartieri del parco olimpico avevano infatti iniziato a stare meglio ancora prima delle Olimpiadi, e – soprattutto – ancora prima che che il comitato olimpico decidesse di assegnare l’organizzazione delle Olimpiadi a Londra. Londra si candidò ufficialmente nel 2003 e ottenne l’organizzazione delle Olimpiadi nel 2005. Ma tra il 1997 e il 2005, la crescita economica su base annuale di questi quartieri era più alta di un punto percentuale rispetto a quella della media di tutti i quartieri di Londra. Vuol dire che questi quartieri avevano già iniziato a recuperare terreno dagli altri ancora prima che arrivassero i fondi olimpici e si decidesse di fare lì un parco olimpico. In più, da quando si decise di costruire lì un parco olimpico, il ritmo di crescita di questi quartieri è persino diminuito. Dal 2005 al 2015 hanno continuato a crescere più in fretta degli altri quartieri di Londra, ma con un ritmo più basso, dello 0,6 per cento. John Biggs, il sindaco del municipio di Tower Hamlets (uno di quelli più interessati dalle Olimpiadi) ha detto che «le Olimpiadi sono stati solo un granello di sabbia». Una tesi che sembra essere confermata dal fatto che delle 21mila case costruite dal 2012 a Tower Hamlets, solo tremila sono nel parco olimpico.
La zona del villaggio olimpico nel 2005 (AP Photo/Sergio Dionisio, File) (AP Photo/Sergio Dionisio, File)
Le Olimpiadi sono organizzate anche per migliorare la cultura sportiva di un paese: le prestazioni dei migliori atleti ma anche l’interesse generale nei confronti dello sport. La prima cosa è riuscita, anche grazie a un piano governativo che finanzia di più gli sport i cui atleti ottengono i migliori risultati: alle Olimpiadi di Rio de Janeiro del 2016 la Gran Bretagna è arrivata secondo nel medagliere, davanti alla Cina, ottenendo ancora più medaglie di quelle delle Olimpiadi organizzate in casa. La seconda cosa invece non è riuscita, e come ha scritto l’Economist «si è rivelato difficile far alzare le persone dal divano: secondo i dati di Sport England, l’ente che si occupa di far fare attività fisica alle persone, nonostante oltre 300 milioni di euro siano stati investiti in questo senso dal 2012 a oggi, la percentuale di adulti che fa sport non è cresciuta».
Nonostante tutti questi dati, l’Economist ha scritto che «i britannici non hanno rimpianti e che, secondo un sondaggio del 2013, il 69 per cento di loro credeva che le Olimpiadi fossero state un buon modo per investire soldi pubblici», e «il parco olimpico è relativamente privo di quelle immense strutture inutilizzate che hanno imbarazzato città come Atene e Pechino». Londra è persino riuscita a tenere attiva l’ArcelorMittal Orbit, una torre di osservazione del parco olimpico, alta 115 metri. «Ne hanno ricavato un grande scivolo e la gente paga 16,5 sterline per ogni giro».